Autonomia da gestire. Non bastano le proteste e le promesse. Richiesta di una seduta all’ARS sull’emergenza scuola in Sicilia
Data: Domenica, 14 agosto 2011 ore 10:35:10 CEST Argomento: Redazione
La notizia che il
Presidente della Regione ha impugnato davanti alla Corte Costituzionale
la verticalizzazione ed il dimensionamento forzato delle scuole
siciliane è stato salutata come giusto “riscatto d’orgoglio regionale”.
Non si conoscono gli esiti di tale intervento, ma è certo che la scuola
siciliana non si salva con una proposta di opposizione ad un decreto,
quando mancano i presupposti per farla funzionare nel modo migliore.
E’ certamente un bene – e in democrazia è ancora possibile – reclamare
i propri diritti e le specifiche funzioni regionali, ma credo che non
si possano dimenticare i propri doveri di amministratori della cosa
pubblica.
L’autonomia scolastica regionale, sogno e ideale dei nostri Padri
costituenti autonomisti, non ha avuto in questi sessant’anni né
un’anima, né un corpus.
Avremmo potuto fare della scuola siciliana, in applicazione alle norme
riconosciute dallo Statuto Regionale, la scuola modello per l’Italia e
per l’Europa; avremmo potuto modificare gli organici, gli ordinamenti,
le cattedre, i percorsi di studi, il tempo scuola, attuando le moderne
innovazioni della didattica e della funzionalità di un apprendimento
veloce e costruttivo.
I docenti siciliani avrebbero potuto anche beneficiare di speciali
emolumenti economici e di carriera, fruendo anche dei fondi regionali
oltre a quelli statali.
Avemmo potuto avere scuole efficienti, ben costruite, sicure e ben
attrezzate anche di palestre e sale mense, mentre ora siamo costretti
ad elemosinare dei posti per un “tempo pieno” che difficilmente potrà
essere messo in atto per mancanza delle sale mensa e del servizio di
refezione scolastica che i Comuni non sono in grado di garantire ed
assicurare.
Invece, non abbiamo ancora una vera “legge regionale sul diritto allo
studio”, i Comuni non si sentono vincolati per legge a sostenere i
bisogni delle scuole ed alcuni interventi sono lasciati “al buon cuore”
degli amministratori sensibili e attivi, che credono veramente che la
crescita e lo sviluppo di una comunità dipende dalla formazione e
dall’istruzione dei giovani.
La storia non si fa con i “se” e con i “ma”, e purtroppo “ indietro non
si torna”.
Cosa ha prodotto la moltiplicazione delle province e dei comuni se oggi
si constata che i servizi essenziali vengono meno?
La cultura della cooperazione di rete e dei consorzi tra i comuni e tra
le scuole ancora stenta a decollare ed occorre andare contro una
mentalità conservatrice e solo appartenente garantista.
La scuola di oggi con la sua complessità ha necessità di servizi e di
garanzie di personale che una scuola piccola, con pochi alunni non
potrà garantire. Ecco quindi la proposta degli accorpamenti che non
mortificano il servizio scolastico, non ledono il diritto allo studio,
non arrecano danni alla popolazione scolastica, ma garantiscono una
migliore efficienza dei servizi, anche se, purtroppo le carenze delle
strutture edilizie obbligano alla dislocazione dell’Istituto scolastico
in più plessi.
La funzionalità dell’Istituto comprensivo, specie dopo l’abolizione
degli esami di quinta elementare, è quanto mai valida e preziosa, anche
in termini di riduzione di tempi per la formazione delle classi, a
beneficio di una continuità didattica, operativa e costruttiva.
La ricerca della progettualità condivisa ed organica che un istituto
comprensivo mette in atto favorisce una linea ed uno stile di scuola,
che nel tempo segna e caratterizza la singola istituzione scolastica
nel territorio.
Le positive esperienze di “ istituto comprensivo” nascono, appunto, da
tale interazione tra i docenti dei due ordini di scuola, dalla
convergenza nell’idea di scuola e da un’integrazione di alunni e di
classi che dovranno avere un avvio omogeneo e non mediante
accomodamenti di classi “in prestito” tra elementare e media, così da
poter dire solo sulla carta di essere istituto comprensivo, senza tener
conto del disagio per la formazione delle cattedre, per i docenti
dislocati in più plessi, o peggio in scuole e comuni diversi.
Gestire una scuola con mille studenti garantisce un numero adeguato di
collaboratori e di personale in segreteria per la gestione dei servizi
amministrativi, cosa non di facile attuazione nelle scuole con pochi
alunni, specie quando capita di avere personale beneficiario
dell’art.14.
Per le scuole di montagna è, infatti, indispensabile almeno la presenza
di tre assistenti amministrativi e due collaboratori per plesso. Tutto
ciò, in tempi di magra, è considerato uno spreco. Non viene meno,
infatti, il servizio scolastico per gli studenti, ma
l’organizzazione della presidenza e della segreteria è accentrata al
fine di renderla efficace e produttiva.
La non presenza del “tempo pieno” nella scuola primaria e del “tempo
prolungato” nella scuola secondaria di secondo grado, a causa
anche della mancanza di strutture adeguate, adesso ricade a danno
dell’organico dei docenti, oltre che del servizio scolastico
verso l’utenza.
Non serve lamentarsi della “diversità” nei confronti con le
scuole del Nord, dove tale servizio è consolidato ed efficiente, dove
già da tempo tutte le scuole del primo grado sono state
organizzate in “istituti comprensivi” e pertanto l’applicazione
dell’art.19 della finanziaria non arreca alcuno scompiglio.
Una richiesta da formulare ed un traguardo da conseguire è quello di
vedere riconosciuto e garantito l’esonero o il semiesonero per chi ha
il compito di gestire un plesso con le sue molteplici complessità ed il
carico delle incombenze da svolgere nella quotidianità della giornata
scolastica.
Chi non è stato a scuola e vive solo nelle aule alte del Ministero, non
può comprendere tale richiesta e la ritiene inutile, invece è quanto
mai prioritaria ed urgente, proprio all’insegna del risparmio, in
un’ottica di garanzia e d’efficienza del servizio scolastico. Un plesso
scolastico senza la presenza vigile di un docente “vicario”,
“referente”, “responsabile” è da considerarsi “a rischio” su molti
fronti ed il risparmio che si crede di ottenere, ricade a danno
dell’intera comunità scolastica, anche in termini economici oltre che
di sicurezza.
Un’altra richiesta, più volte avanzata dall’ASASI, a livello regionale,
riguarda l’assegnazione dei finanziamenti direttamente alle scuole,
senza farli transitare dal contorto percorso burocratico dei Comuni. Le
scuole autonome sono in grado di gestire e amministrare fondi e
renderli efficacemente produttivi, con maggiore efficienza e garanzia
dei servizi.
I tempi della scuola non coincidono, infatti, con i tempi della
politica comunale, e la complessità della macchina burocratica
favorisce il malcostume che un servizio che dovrà essere pagato dal
Comune è maggiorato nei costi, perché non è assicurato e garantito il
rispetto dei tempi di pagamento. Questo si chiama “spreco” e per una
sana economia sono questi i tagli da mettere in atto, invece di
mortificare e ridurre i servizi.
Nel recente incontro regionale delle delegazioni sindacali è stato
proposto di allungare i tempi per la predisposizione del piano di
dimensionamento rinviando la data ultima a dicembre, senza tener conto
che le prossime iscrizioni scolastiche dovranno avere già il piano
definito e certo a garanzia dei diritti dell’utenza. Prolungare oltre i
termini e le scadenze significa mantenere ancora per un anno quelle
situazioni poco gestibili e per nulla funzionali.
Mentre si ringrazia il Governatore della Sicilia, on. Lombardo, per
l’attenzione manifestata nei confronti della scuola siciliana, si
auspica che belle parole d’augurio e d’auspicio che leggiamo nei
messaggi d’inizio scuola a settembre siano supportate da concrete
azioni e visibili interventi per la scuola siciliana.
Si sollecita inoltre l’Assessore regionale Mario Centorrino a dare
concretezza alle tante promesse di servizi e di risorse per le scuole e
come ha recentemente assicurato all’associazione “Insieme per la
scuola” si chiede, come ASASI, di promuovere una seduta speciale
dell’ARS sulla scuola, cosicché l’intera Assemblea regionale prenda
veramente a cuore l’emergenza della scuola siciliana e dia risposte
adeguate ed efficaci e non le solite formali garanzie d’impegno che nel
vortice della complessità regionale sono risucchiate dalle emergenze
politiche e partitiche.
Noi siamo pronti. Dopo la pausa estiva si passi subito alla concretezza
operativa.
Giuseppe Adernò
Presidente ASASI - Catania
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