Sicilia, la scuola qui sta andando a rotoli. Noi non ci stiamo
Data: Sabato, 13 agosto 2011 ore 18:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Siamo nove donne
siciliane. Docenti, precarie e di ruolo, e personale ausiliario. Ma
siamo anche nove donne che in questi anni di protesta contro i tagli
Gelmini-Tremonti hanno protestato senza tregua da diversi ambiti. Come
esponenti di partiti diversi, di sindacati diversi, di movimenti
diversi. Alcune di noi si sono ritrovate più volte insieme sulle
“barricate” a partire dall’Onda del 2008, nelle mille manifestazioni,
presìdi, scioperi, invasioni di imbarcaderi, binari e quant’altro.
Unite da un unico pensiero: la convinzione profonda che non sia
possibile attaccare la scuola con dei tagli lineari e non pensare a una
vera riforma, profonda ed efficace, per aiutarla davvero. Al di là di
come la si pensasse sulle cause e i motivi che hanno condotto al
disastro, abbiamo sempre dichiarato che istruzione e cultura sono
l’identità del popolo italiano e per questo la scuola va difesa.
Spesso però, colleghi, precari, politici di parti avverse, ci
hanno accusato di volta in volta di strumentalizzazione. Politica o
sindacale.E allora abbiamo deciso di unirci, noi 9, esponenti di
partiti, sindacati, movimenti e province diverse in modo da fugare le
accuse. Siamo lavoratrici della conoscenza, crediamo nelle istituzioni:
sono i nostri luoghi sacri e a maggior ragione lo è il luogo dove
valori, conoscenze e principi di solidarietà civile, economica e
sociale si fondono. La Scuola. Siamo anche siciliane: da noi la scuola
è stata massacrata. Non da oggi è vero. Anni di disattenzioni o di
attenzioni parziali e non coordinate da parte della classe politica
nazionale, siciliana e degli enti locali hanno condotto a un disastro
che è di gran lunga maggiore che nel resto d’Italia. Offerta formativa
depauperata nel tempo offerto: da noi il tempo pieno non esiste (un
ragazzino di 14 anni ha 3 anni in meno di scuola rispetto al coetaneo
lombardo), da noi il 65 % degli edifici scolastici è fuori norma. Da
noi le scuole sono fatiscenti e spesso non sono scuole: sono magazzini,
appartamenti, piani terra in affitto. Senza palestre, senza laboratori.
Spesso senza riscaldamenti e illuminazione adeguata. Da noi i docenti
ruotano, perché supplenti precari,più che altrove, togliendo a ragazzi
difficili e sfortunati più di altri continuità didattica, coerenza nel
metodo e… possiamo dirlo? Fiducia e dedizione nello studio. Da noi i
ragazzi sono ultimi nei test INVALSI (ve ne stupite?), primi nella
dispersione scolastica (ve ne stupite?) e, quando crescono, primi negli
indici di disoccupazione (ve ne stupite?). Nonsi esce dalle crisi senza
conoscenza e scuola. Su questa situazione contestuale si abbattono i
tagli. Contro i quali, è bene ribadirlo, non c’è stata una voce ferma e
unitaria della politica siciliana. Affatto. Ci sono stati piccoli
interventi rattoppati solo quando non si poteva fare a meno di farlo.
Non c’è stata un’unica volontà del Parlamento siciliano di affrontare
in modo organico un problema che per noi, ma anche per qualunque studio
analitico, è la vera causa dei ritardi socioeconomici dell’isola, prima
ancora che culturali. Ritardi che non favoriscono di certo uno sviluppo
sano e avvantaggiano la criminalità organizzata. Noi non ci stiamo. E
allora chiediamo con un documento (per adesioni: www.petizionionline.it
che abbiamo consegnato all’Assessore all’Istruzione Mario Centorrino il
10agosto, che il Parlamento Siciliano per una volta si componga insieme
con una voce sola: la difesa della qualità dell’istruzione dei ragazzi
siciliani. È un documento che analizza la situazione ed elabora anche
qualche proposta, ma il vero senso è questo: il disinteresse, la
mancata conoscenza del problema, l’assenza di politiche coordinate,
efficaci e a lungo termine noi non le tolleriamo più perché sta
portando alla rovina il futuro dei giovani siciliani. Abbiamo già avuto
e adesioni di Emma Dante, Roberta Torre, Roberto Alajmo e Giuseppe
Schillaci qui in Sicilia. «Nell’interesse dei siciliani», come spesso
ripete il governatore Lombardo, va affrontata una riflessione globale e
sincera, non di facciata. Nell’interesse dei nostri ragazzi, cittadini
anche loro e portatori di diritti come qualunque altro ragazzo
italiano. Sappiamo che tutto ciò non crea consenso immediato: i ragazzi
non votano e molte delle famiglie non hanno in cima alle proprie
priorità lo studio dei propri figli. Ma la politica in certi momenti ha
l’obbligo di andare oltre i consensi e guidare i territori verso il
miglioramento. Non sempre viceversa. (Da l'Unità di Mila Spicola)
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