Anita, la laurea della vita. Rivincita dopo il terremoto del 6 aprile 2009
Data: Sabato, 13 agosto 2011 ore 10:00:00 CEST
Argomento: Eventi



    Anita, la laurea della vita. "Rivincita dopo il terremoto"
L'Aquila. E' una dei quattro sopravvissuti della casa dello studente crollata il 6 aprile 2009. E' la prima ad aver terminato il corso di studi. "Questo risultato è anche per chi non c'è più"
di GIUSEPPE CAPORALE (La Repubblica, 13 agosto )

Anita, la laurea della vita "Rivincita dopo il terremoto" Ana Paola Fulcheri di Morcone
L'AQUILA - La seconda vita di Ana Paola Fulcheri, Anita per gli amici, è iniziata più di venti giorni fa: il 21 luglio. Il giorno della sua laurea. Tra sorrisi, abbracci e fotografie. Ed è iniziata lì proprio dove è finita la prima: all'Aquila. Lei, 24 anni, è una dei quattro sopravvissuti al crollo della Casa dello Studente, il 6 aprile del 2009. Ancora oggi, nonostante abbia voltato pagina (e nonostante la felicità per una laurea con il massimo dei voti e la consapevolezza di essere la prima laureata dei superstiti del crollo della Casa dello studente), appena prova a ricordare quel maledetto giorno, si commuove. Piange. Riesce solo a raccontare di essere rimasta tre ore sospesa nel vuoto. Ana Paola era sveglia e spaventata, mentre una parte di quel palazzo crollava a terra (portandosi via otto suoi amici). Aggrappata a ciò che rimaneva della sua stanza. Appena oltre la porta non c'era più nulla. Nulla. "Non c'era più il corridoio...". Ricorda anche che non furono i vigili del fuoco o la Protezione Civile a salvarla.

Riuscì viva da quelle macerie grazie a quattro suoi amici, anche loro superstiti, e quasi tutti presenti il giorno dell'inizio della sua nuova vita. Il 21 luglio anche tre di loro erano lì nell'aula magna "provvisoria" dell'Università dell'Aquila, insieme alla mamma, alle sorelle e ai nonni. Per applaudirla, darle coraggio e stringerla in un abbraccio. In prima fila c'era anche il suo avvocato, Vania Della Vigna, che l'assiste nella causa contro la Protezione Civile. Sì, perché Ana Paola, dopo la tragedia, si è costituita parte civile contro la Commissione nazionale Grandi Rischi (organo tecnico della Protezione Civile) che - secondo l'accusa della procura dell'Aquila - sottovalutò lo sciame sismico e rassicurò, invece di informare la popolazione sul rischio che stava correndo.
"I miei amici sono morti perché la protezione civile disse che non c'era pericolo, che era tutto normale..." racconta Ana con tono acceso. Adesso che si è laureata, non sa se tornerà mai più all'Aquila. Non ci ha mai più dormito da quella notte. "Mai...". "Non so dirlo se tornerò... La sensazione che provo ogni volta è quella di un grande dolore. È come se venissi al cimitero".
Non ha chiare le idee sul futuro "non lo vedo..." dice. "Il preside mi consiglia di andare all'estero, sfruttando la conoscenza dello spagnolo, ma non ho ancora deciso. È una scelta difficile".
Si è laureata in Scienze delle Investigazioni e il preside della sua facoltà, Franco Sidoti, è entusiasta di lei.

"Ana Paola ha scritto una tesi splendida - racconta il preside - con tante citazioni in spagnolo e in inglese, mostrando una conoscenza storica, politica, professionale dell'argomento assolutamente incredibile in una ventenne. Metterò tra i documenti la relazione che il suo correlatore ha scritto per lei, in termini di apprezzamento assolutamente fuori dal normale. Le tragedie o ti distruggono o ti rafforzano: Anita è fortissima. Il suo prossimo appuntamento con il destino è nel procedimento penale contro gli imputati per la tragedia della Casa dello Studente, che inizierà in fase dibattimentale il 20 settembre 2011. Io ci sarò e spero che anche qualcun altro degli iscritti al mio corso sia presente: è un appuntamento con la verità e con la giustizia".

Ana Paola, nel frattempo, è tornata a vivere di nuovo. "Dopo due anni e mezzo di patimenti, sofferenze e ripensamenti, ho capito che la vita mi ha dato un'altra possibilità e devo coglierla. Anche per i miei amici che non ci sono più". Anche per Michelone, il ragazzo morto tra le macerie, che quella notte (durante lo sciame sismico) prima della scossa fatale, lungo un corridoio, l'abbracciò e le disse: "non avere paura...".

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