L’Italia unita, come espressione geografica da Predoi a Lampedusa, in 150 anni, ha visto passare 100 Ministri dell’ Istruzione. Ma solo quattro sono
Data: Martedì, 02 agosto 2011 ore 22:30:00 CEST
Argomento: Redazione


      Sono una cinquantina i MPI dal 1861 al 1922, una quindicina dal 1922 al 1946 (tra i fascisti dell’Educazione Nazionale e quelli degli ultimi tre anni del regno d’Italia); sono circa 35 i MPI della attuale periodo repubblicano anche se due ministre berlusconiane hanno deciso di togliere la P (= pubblica) dalla sigla del ministero ubicato in Viale Trastevere a Roma. Di questo centinaiosolo 4 sono donne: Franca, Rosa, Letizia e Mariastella, felicemente “reggente”.
C’è ancora qualcuno che ricorda Franca Falcucci? No? Eppure era la fine del 1982 quando, apprendevamo la notizia della sua ascesa al MPI, mentre io ero precario in un liceo parificato di Palermo.
      Franca Falcucci, è nata a Roma nel 1926, è stata Ministro della Pubblica Istruzione per la Democrazia Cristiana (DC) dal 1982 al 1987 durante 4 governi: due di Fanfani e due di Craxi. Il tempo futuro ci dirà se è stato un grande ministro. Di certo decideva convintamente il suo programma solo dopo l’ascolto, la riflessione ed il necessario e rispettoso approfondimento realizzato nel confronto e nel dibattito Parlamentare. Non mancarono le durante quegli anni 80 le contestazioni studentesche, i cortei cittadini, le occupazioni delle scuole. Ma si sa, tutte queste forme di “lotta”, in una vera Democrazia, hanno una ragione d’essere e come tale non vanno mai ignorate o sottovalutate. Ai tempi della Falcucci, questo si faceva, così come deve essere. E il ministro ne teneva conto, seriamente.
E’ a questa senatrice che dobbiamo:  (1) l’apertura delle scuole pubbliche ai portatori di handicap,  (2) il “principio di conservazione” dell’ora religione nella scuola in maniera opzionale, (3)  le direttive riguardanti il sistema operativo con la nascita successiva delle cosiddette sperimentazioni P.N.I.: Il Piano Nazionale per l'inserimento dell'informatica nella scuola Secondaria Superiore.
      Ad primum. Franca Falcucci è la donna che ha preparato il terreno per la legge n. 517/77. Ministro della Pubblica istruzione lo sarebbe diventata solo nel 1982, ma nel 1975 ha presieduto una commissione parlamentare sull'integrazione scolastica degli alunni handicappati (era il termine che si usava allora). Le conclusioni di quel lavoro, note come  “Documento Falcucci”,  costituiscono il fondamento e le radici dell'integrazione scolastica in Italia. Gli “handicappati” nessuno li voleva in classe, c’erano molte resistenze. Il problema non era solo dentro il mondo della scuola, ma anche fuori, nelle famiglie e nella società: era un fatto culturale. La Commissione Falcucci lavorò molto e prima di varare la legge fu preparato a lungo il terreno e quindi alla fine riuscì a farla passare la legge 517/77. Perché la Falcucci ha sempre creduto nella scuola aperta a tutti, come luogo dove si sviluppano le potenzialità delle persone e nel diritto di tutti ad essere protagonisti della propria crescita.
      Ad secundum. Nel 1984 fu rivisto il concordato (del 1929) tra il Vaticano e lo Stato Italiano, non però il Trattato. Dopo lunghissime e difficili trattative, per rimuovere la clausola riguardante la religione di Stato della Chiesa cattolica in Italia, la revisione portò al nuovo Concordato e venne firmata a dall'allora presidente del Consiglio Bettino Craxi, per lo Stato italiano, e dal cardinale Agostino Casaroli.  Il nuovo Concordato stabilì che il clero cattolico venisse finanziato da una frazione del gettito totale IRPEF, attraverso il meccanismo noto come otto per mille e che la nomina dei vescovi non richiedesse più l'approvazione del governo italiano. Fu anche stabilito che l'ora di religione cattolica nelle scuole passasse da obbligatoria a facoltativa e la scelta doveva essere effettuata e comunicata all'atto dell'iscrizione per l’anno scolastico successivo. Questa parte degli accordi fu merito soprattutto della cattolica Falcucci, la quale in seguito firmò i programmi ministeriali dell’IRC in tutti gli ordini e gradi della scuola italiana.
      Ad tertium. L’obiettivo ambizioso del Piano Nazionale per l'insegnamento dell'informatica (ormai ad esaurimento in seguito alla riforma epocale gelminiana) era quella di creare oltre che “ottimi studenti” anche “ottimi programmatori” in un linguaggio “strutturato” (l’allora “Turbo” Pascal).  Sembra che siano passati un po’ di anni dalla “moda” dello scrivere “programmi” e forse si prende coscienza che imparare ad usare un programma come “Mathematica” (o analoghi come MatLab o MathCad) può essere più educativo (e più rispondente agli effetti positivi della propria didattica) che insistere su come strutturare un programma per risolvere l’equazione di secondo grado. Il guaio è che in Italia, negli ultimi 30 anni il problema “didattico” è stato considerato secondario e il Ministero è sempre stato più sensibile alla forma (la burocrazia) rispetto alla sostanza dei fatti scolastici. Il piano nazionale per l’Informatica della Falcucci non era nato per favorire una azienda, quella di Ivrea che poi (ironia delle vicende economiche) non indirizzò il suo futuro destino sui PC. In quel periodo avevamo tanti difetti ma non si proponevano  leggi… ad aziendam. (To be continued).

Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com





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