Istituti comprensivi, riforme calate dall’alto
Data: Domenica, 31 luglio 2011 ore 08:40:42 CEST Argomento: Rassegna stampa
Per legge, insieme dalla
materne alle medie. Istituti comprensivi, insomma per legge. Una delle modalità volute non tanto per
migliorare la qualità del servizio scolastico, ma per risparmiare.
Gli Istituti
comprensivi erano stati inventati dall’ex ministro Luigi Berlinguer, con una
precisa intenzione: rendere effettiva la continuità didattica nella
scuola dell’obbligo. Un’ipotesi di lavoro d’avanguardia.
Questa modalità di aggregazione “in verticale” viene fortemente
sostenuta con motivazioni di carattere pedagogico-culturale-didattico
da coloro che hanno in mente un processo di riforma che unifichi la
scuola di base, rompendo la storica “separatezza” tra scuola elementare
e scuola media. Vale a dire: cominciare a “comprendere” all’interno
dello stesso istituto scolastico i due “gradi” di scuola (che però dal
punto di vista della normativa vigente continuano a rimanere tali e
quindi strutturalmente distinti) in attesa di un progetto complessivo
di riforma della scuola, considerato imminente o comunque possibile,
che unifichi anche sul piano ordinamentale l’intera scuola di base.
I comprensivi intesi quindi come
“passaggio intermedio”, testa di ponte verso una scuola di base
unificata e unitaria, come vero e proprio “laboratorio” per
l’innovazione. Una vera sfida che tuttavia doveva fare i conti
con la disponibilità dei docenti di diversa orientamento (maestri e
prof insieme), e con la necessità di un radicale aggiornamento degli
operatori scolastici chiamati a forme di collaborazione raramente
sperimentate. Sta di fatto che il progetto di Berlinguer ha fatto poca
strada e fu di fatto messo fuori causa dal successivo ministro Letizia
Moratti. Gli Ic superstiti hanno avuto vita grama. I docenti non li
hanno mai amati. La definizione dei ruoli che maestri e prof dovevano
assumere in questa operazione mai definiti. Ed ecco ora l’intervento della Gelmini con
un imprevisto colpo di accelerazione per riportarli in voga. Purtroppo
solo come operazione di risparmio. Maestri e prof costretti a lavorare
insieme.
Ma con che possibilità di successo? Scarse, almeno per la qualità del
servizio offerto agli allievi. Come ogni imposizione calata dall’alto
senza alcun coinvolgimento di chi deve operare. Ancora una volta tutto importa alla Gelmini
tranne che una buona scuola.
(da Il Fatto di Augusto Pozzoli)
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