La morte delle Lingue
Data: Lunedì, 25 luglio 2011 ore 11:38:16 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Pasquale AlmiranteIl riordino della scuola secondaria superiore, che fu salutata al suo apparire come la riforma epocale della ministra Gelmini, sta dando i suoi annunciati frutti che amaramente purtroppo stanno sbocciando, dopo avere desertificato i terreni degli istituti tecnici e professionali, anche nei licei classici, un tempo giardini rigogliosi di latino e di greco sulla cui conoscenza la nostra società ha posto le sue basi culturali e ideali. Non ci addentriamo sulla valenza didattica e formativa di queste materie, ma sulla riduzione vandalica di ben due ore di latino e di greco nel biennio del ginnasio, resa ancora più pesante dalla revisione delle classi di concorso, sottaciute per lo più dalla stampa non specialistica, che sta permettendo a tutti i laureati in lettere moderne di potere insegnare latino anche al classico, togliendo quindi cattedre a chi nel proprio curriculm di studi ha pure il greco, con una penalizzazione oggettivamente irrazionale. Per capire bene occorre fare riferimento al forte taglio di materie letterarie negli istituti tecnici e professionali (per paradosso però da un lato si lamenta dell'asinaggine dei ragazzi e dall'altro si taglia l'italiano) che ha indotto il Miur a consentire a questi docenti, che altrimenti non si sapeva come collocarli, di potere insegnare pure allo scientifico e al magistrale, e se provvisti di specifica abilitazione in latino anche al biennio del ginnasio.
E questo significa pure che se prima erano previsti tre docenti di latino e di greco per ogni sezione di liceo classico, adesso ne servirà uno solo. E non finisce qui la didattica creativa imposta dalla epocale riforma, visto che nel biennio del ginnasio si potrebbe pure verificare la nomina di due diversi docenti rispettivamente per il latino e per il greco, togliendo così quell'unico insegnante per entrambe le materie che ha consentito finora una più coerente e incisiva interdisciplinarità. Il risultato dunque di questa manovra (sarà epocale agli occhi della ministra?) è quello di lasciare qualche professore di ruolo senza cattedra e di bloccare del tutto il futuro lavorativo sia dei precari, che ancora riuscivano a trovare spazi lavorativi al liceo, e sia dei neo e futuri laureati in lettera classiche. Se gli alunni dunque perdono terreno non si dia la colpa ai professori: è troppo facile; si guardi la luna e non il dito che la indica.

Pasquale Almirante - La Sicilia del 24 luglio 2011





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