Cosa
resterà di quel 25 luglio del 43?
25
LUGLIO: A Caltagirone tutti sanno che è San
Giacomo. Nel 150.mo del’unità gli Italiani rischiamo di dimenticare che
quel
giorno del 43 iniziò la fine del ventennio perché le nuove generazioni
conoscono di più Aldo Giovanni e Giacomo. Non mi dispiace continuare ad
essere
docente anche durante le meritate ferie e proporre la memoria di quei
giorni che
molti considerano di tradimento ed altri di coraggio e di dignità.
La famosa goccia che fece traboccare il
vaso ebbe la sapidità del mare di Gela in seguito allo sbarco degli
Alleati in
Sicilia, che il 10 luglio sbarcano e, non trovando resistenza, dilagano
nell’isola: d’ora in avanti, la guerra è perduta e il regime in grande
affanno.
I bombardieri anglo-americani devastano Torino e Roma (il 19). La
notizia del
bombardamento su Roma suscita critiche e polemiche in tutto il mondo.
Eugenio Pacelli, papa Pio XII,
va in mezzo alla folla dei superstiti di San Lorenzo, mentre Hitler e
Mussolini
si incontrano. Ma solo il Dux pensa e propone la pace.
Il 24 luglio a Roma
si apre
il Gran Consiglio, a palazzo Venezia a Roma. L’OdG di quella tormentata
riunione notturna è un documento storico importante e va riportato
senza tagli
e senza commenti schizofrenici e “partigiani”.
L'ordine del
giorno Grandi e la seduta
del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio '43. “Il
Gran Consiglio del
fascismo riunitosi in quest'ora di supremo
cimento, volge, innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti
di ogni
arma, che fianco a fianco con la fiera gente di Sicilia, in cui più
alta
risplende l'univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili
tradizioni di
strenuo valore e di indomito spirito di sacrificio delle nostre
gloriose Forze
Armate. Esaminata
la situazione interna ed internazionale e la condotta
politica e militare della guerra, proclama:
il dovere per tutti gli Italiani di difendere ad ogni costo l'unità,
l'indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli
sforzi
di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l'avvenire
del
popolo italiano; afferma:
la necessità dell'unione morale e materiale di
tutti gli Italiani in quest'ora grave e decisiva per i destini della
Patria; dichiara: che a tale scopo è necessario
l'immediato
ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al
Gran
Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni, i compiti e le
responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali; invita:
il Capo del Governo a pregare la Maestà del Re,
verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la
Nazione,
affinché egli voglia, per l'onore e la salvezza della Patria, assumere,
con
l'effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare e dell'aria,
secondo
l'articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di
decisione
che le nostre istituzioni a lui attribuiscono e che sono sempre state,
in tutta
la nostra storia nazionale, il retaggio glorioso della nostra augusta
dinastia
di Savoia”.
Il Gran Consiglio del fascismo votò la sfiducia a
Mussolini. La decisione
venne presa dopo una lunga discussione e dopo molti tentennamenti. Al
duce
venne tolto ogni potere; arbitro della situazione fu Vittorio Emanuele
III.
Questi incaricò Badoglio di formare il nuovo governo e si preparò a
fare
arrestare Mussolini. Il 25 luglio l’Italia si svegliava antifascista:
Re
Vittorio Emanuele III e Badoglio ufficialmente dichiarano che la guerra
sarebbe
continuata; ma in segreto presero contatti con gli alleati per non
insospettire
i tedeschi e per guadagnare tempo prezioso; Mussolini era nella
polvere. Dal 25
luglio al 3 settembre, giorno dell’armistizio con gli alleati, si visse
i momenti
più bui di tutta la storia d’Italia, a causa di errori politici e
militari, di
tentennamenti dei capi, di tradimenti, di paure, di incertezze. Appena
appresa,
alla radio, la notizia che il re aveva sostituito Mussolini con
Badoglio, si
manifestò in Italia una viva agitazione antifascista. Il nuovo governo
del
generale Badoglio sciolse il partito fascista, abolì il Gran Consiglio,
il
Tribunale speciale e le Corporazioni e avviò trattative segrete con gli
Alleati
per concludere una pace separata.
Per il
seguito si rimanda ai tantissimi libri di storia e storiografia del
tempo e dei
nostri giorni. I libri sono milioni, i lettori sempre 25, quelli
manzoniani! Personalmente
preferisco vivere il 150.mo dell’unità d’Italia
ricordando quelle giornate che hanno fatto la storia del Paese e
dimenticare le
pagliacciate di questi giorni, a Monza, da parte dei leghisti,
separatisti,
secessionisti e disgregatori dello Stato. Senza retorica, posso dire
che quella
notte tra il 24-25 luglio del 43 qualche dio e qualche santo ha guidato
il
destino dell’Italia. Sinceramente non mi resta che invocare come i
Calatini: “Viva
Diu e viva san Jacupittu!”.
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com