Cosa resterà di quella notte tra il 24 e 25 luglio 1943 ?
Data: Lunedì, 25 luglio 2011 ore 09:26:31 CEST
Argomento: Eventi



Cosa resterà di quel 25 luglio del 43?   

25 LUGLIO: A Caltagirone tutti sanno che è San Giacomo. Nel 150.mo del’unità gli Italiani rischiamo di dimenticare che quel giorno del 43 iniziò la fine del ventennio perché le nuove generazioni conoscono di più Aldo Giovanni e Giacomo. Non mi dispiace continuare ad essere docente anche durante le meritate ferie e proporre la memoria di quei giorni che molti considerano di tradimento ed altri di coraggio e di dignità.

      La famosa goccia che fece traboccare il vaso ebbe la sapidità del mare di Gela in seguito allo sbarco degli Alleati in Sicilia, che il 10 luglio sbarcano e, non trovando resistenza, dilagano nell’isola: d’ora in avanti, la guerra è perduta e il regime in grande affanno. I bombardieri anglo-americani devastano Torino e Roma (il 19). La notizia del bombardamento su Roma suscita critiche e polemiche in tutto il mondo. Eugenio Pacelli, papa Pio XII, va in mezzo alla folla dei superstiti di San Lorenzo, mentre Hitler e Mussolini si incontrano. Ma solo il Dux pensa e propone la pace.

Il 24 luglio a Roma si apre il Gran Consiglio, a palazzo Venezia a Roma. L’OdG di quella tormentata riunione notturna è un documento storico importante e va riportato senza tagli e senza commenti schizofrenici e “partigiani”.

     L'ordine del giorno Grandi e la seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 luglio '43.  “Il Gran Consiglio del fascismo riunitosi in quest'ora di supremo cimento, volge, innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti di ogni arma, che fianco a fianco con la fiera gente di Sicilia, in cui più alta risplende l'univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di strenuo valore e di indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze Armate. Esaminata la situazione interna ed internazionale e la condotta politica e militare della guerra, proclama: il dovere per tutti gli Italiani di difendere ad ogni costo l'unità, l'indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l'avvenire del popolo italiano; afferma: la necessità dell'unione morale e materiale di tutti gli Italiani in quest'ora grave e decisiva per i destini della Patria; dichiara: che a tale scopo è necessario l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni, i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali; invita: il Capo del Governo a pregare la Maestà del Re, verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché egli voglia, per l'onore e la salvezza della Patria, assumere, con l'effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a lui attribuiscono e che sono sempre state, in tutta la nostra storia nazionale, il retaggio glorioso della nostra augusta dinastia di Savoia”.

 

      Il Gran Consiglio del fascismo votò la sfiducia a Mussolini. La decisione venne presa dopo una lunga discussione e dopo molti tentennamenti. Al duce venne tolto ogni potere; arbitro della situazione fu Vittorio Emanuele III. Questi incaricò Badoglio di formare il nuovo governo e si preparò a fare arrestare Mussolini. Il 25 luglio l’Italia si svegliava antifascista: Re Vittorio Emanuele III e Badoglio ufficialmente dichiarano che la guerra sarebbe continuata; ma in segreto presero contatti con gli alleati per non insospettire i tedeschi e per guadagnare tempo prezioso; Mussolini era nella polvere. Dal 25 luglio al 3 settembre, giorno dell’armistizio con gli alleati, si visse i momenti più bui di tutta la storia d’Italia, a causa di errori politici e militari, di tentennamenti dei capi, di tradimenti, di paure, di incertezze. Appena appresa, alla radio, la notizia che il re aveva sostituito Mussolini con Badoglio, si manifestò in Italia una viva agitazione antifascista. Il nuovo governo del generale Badoglio sciolse il partito fascista, abolì il Gran Consiglio, il Tribunale speciale e le Corporazioni e avviò trattative segrete con gli Alleati per concludere una pace separata.

      Per il seguito si rimanda ai tantissimi libri di storia e storiografia del tempo e dei nostri giorni. I libri sono milioni, i lettori sempre 25, quelli manzoniani! Personalmente preferisco vivere il 150.mo dell’unità d’Italia ricordando quelle giornate che hanno fatto la storia del Paese e dimenticare le pagliacciate di questi giorni, a Monza, da parte dei leghisti, separatisti, secessionisti e disgregatori dello Stato. Senza retorica, posso dire che quella notte tra il 24-25 luglio del 43 qualche dio e qualche santo ha guidato il destino dell’Italia. Sinceramente non mi resta che invocare come i Calatini: “Viva Diu e viva san Jacupittu!”.

 

  Giovanni Sicali

  giovannisicali@gmail.com

 

 

 

 







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