I precari lentamente in ruolo. Per quelli siciliani una vera agonia
Data: Lunedì, 25 luglio 2011 ore 07:17:17 CEST
Argomento: Rassegna stampa


In questi giorni non si sente altro che l’eco dei dati buttati in pasto dell’opinione pubblica da parte del Ministero della Pubblica Istruzione, in merito al piano di 67000 immissioni in ruolo per il personale precario della scuola decise dal CdM. il 13 luglio scorso. Ancora una volta però, la professione docente viene svilita e annichilita agli occhi della società, anche per mano delle OO.SS. che hanno plaudito al piano del Miur, soprattutto per quanto riguarda gli speranzosi precari della Sicilia, che attendono, dopo anni e decenni di precariato, il giorno fatidico in cui potranno ripagare con il ruolo, lunghi anni di formazione: dei 30600 posti promessi ai docenti e immessi in ruolo sembrerebbero toccarne alla Sicilia solo 125, a fronte di più di 7000 della Lombardia, secondo una stima elaborata dalla CISL, che tra l’altro ha già firmato il contratto delle stabilizzazioni.                
Premesso che le 67000 immissioni in ruolo sono positive per quanto riguarda lo sblocco delle assunzioni nel mondo della scuola, nello spostare la riflessione sui risvolti nella nostra regione, ci sono infatti ben pochi motivi per gioire: per i docenti per l’anno a venire, ci sono 2884 pensionamenti e 1773 posti vacanti disponibili, ma a questi numeri dobbiamo aggiungere l’ammontare dei tagli previsti per l’anno scolastico 2011-2012 e del personale in esubero (quei docenti, che pur essendo di ruolo, grazie ad accorpamenti vari di istituti e classi di concorso, riduzione tempo scuola, hanno perso la propria cattedra e devono, essere ricollocati).
Di quei “4657” posti, al netto dei tagli, diventano un misero “125”, da suddividere per le nove province siciliane, le varie classi di concorso e ordini scolastici. E se noi docenti precari siamo visti solo come numeri da tagliare, pur di risparmiare quei miseri milioni di euro che poi a Roma vengono bruciati in privilegi della casta, consideriamo almeno per un momento le ricadute didattiche che tali numeri avranno, che la voce di chi quotidianamente entra in classe e combatte contro il sovraffollamento delle classi può far percepire nelle sua intima realtà.
Ancora una volta una macroscopica penalizzazione per la Sicilia, che colpisce il futuro della regione, dopo quella subita con la legge 296 del 2006 con la quale il Parlamento approvava un piano di assunzioni per un totale di 150.000 docenti in tre anni, poi fermatesi a 83.000: è proprio di questi giorni infatti la notizia che il Consiglio di Stato, con la sentenza n.4286, ha annullato i decreti ministeriali relativi alle immissioni in ruolo degli ultimi tre anni, limitatamente alla ripartizione del contingente fissato di assunzioni tra regioni e province, a causa dell'impari distribuzione, tutta a favore del Nord.
«Dopo otto udienze e le ripetute richieste di chiarimenti da parte dell’Autorità giudiziaria – riporta la sentenza - non sono emerse “modalità aritmetiche o logiche” di ripartizione regionale delle 83.000 assunzioni a tempo indeterminato approvato dal Ministero dell’Istruzione». A questo punto è necessario evitare che anche per il prossimo triennio avvenga la stessa discriminazione, e capire perché ogni singola scuola dei nostri comuni deve subire il taglio di una classe o più, se poi le stesse sono costrette a rifiutare le crescenti iscrizioni di nuovi alunni, in barba al sacrosanto diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione, sulla quale tutti i nostri parlamentari, quelli che dovrebbero tutelare i diritti di noi cittadini, hanno giurato.
Forse la causa sta nei locali che ospitano le scuole della nostra regione, il 65 % delle quali in affitto e spesso fuori norma e malsane? E allora perché gli enti locali, che hanno responsabilità pari se non maggiori al ministero, nel disastro scuola siciliana, non affrontano la possibile idea di costruire nuove scuole attingendo fondi dal project financing o dalla rimodulazione dei fondi FAS non spesi. La realtà però è che per i nostri politici, per l’opinione pubblica e soprattutto per l’Assessore regionale all’Istruzione Centorrino e ai deputati regionali, il piano predisposto dal Miur è un autentico successo: ne siamo davvero così sicuri?
Come mai nessuno, prima di firmare, si è allarmato o si è preoccupato di valutare gli effetti e la ricaduta sui nostri ragazzi del recepimento della manovra nei punti che riguardano la scuola siciliana? A pagarne le spese rimangono sempre e in maggior misura i ragazzi siciliani e non credo che in Regioni come la Toscana, la Lombardia, l'Emilia le cose vadano così: il motivo di tutto ciò ovviamente non è lecito sapere, ma sarebbe bene che qualcuno lo spiegasse ai tanti docenti precari che anche quest’anno non riusciranno ad ottenere un incarico, dando testimonianza di un reale impegno della politica per il bene collettivo
  (da http://www.ilgiornalediragusa.it)

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