E’ morto oggi 21 luglio a Catania all’età di 87 anni Nunzio di Francesco, il partigiano “Athos” delle brigate Garibaldi
Data: Giovedì, 21 luglio 2011 ore 20:40:49 CEST Argomento: Recensioni
Anticipiamo
l’articolo del prof. Saro Magiameli, dell’Università di Catania, che
domani, 22 luglio, uscirà su La Sicilia per commemorare il partigiano
“Atos”-
E’ morto oggi 21 luglio all’età di 87
anni Nunzio di Francesco, il partigiano “Athos” delle brigate
Garibaldi, deportato dai nazisti nel campo di sterminio di Mauthausen.
Se ne va così un importante testimone del nostro tempo. Nunzio
era nato a Linguaglossa (CT) nel
1924, agricoltore come era rimasto per tutta la vita; nel 1943
l’annuncio dell’armistizio lo aveva colto militare di leva a Venaria,
in Piemonte. Fu un “si salvi chi può” e Nunzio trovò rifugio e
solidarietà in una cascina dove visse alcuni mesi, maturò intanto la
scelta di raggiungere le formazioni partigiane che nascevano sulle
montagne circostanti attorno a Pompeo
Colajanni, il mitico comandante “Barbato”; fu lui a dargli in
nome di battaglia di Athos. Per un anno Athos combatté sulle montagne
piemontesi stringendo legami per vita con la gente del luogo. Fu
catturato per una spiata nel dicembre 1944, deportato prima a Bolzano,
poi a Mauthausen dove passò cinque terribili mesi. Sopravvisse a questa
prova e tornato in Sicilia si impegnò nella lotte sociali aderendo al
Partito socialista italiano e alla CGIL. Fu un dirigente nelle lotte
per la terra, m anche un attento cooperatore nella vitivinicoltura. Fu presidente dell’ANPI (Associazione
Nazionale Partigiani d’Italia) di Catania, consigliere nazionale
dell’ANED (Associazione nazionale ex deportati nei campi di sterminio
nazisti), Presidente onorario dell’ISSICO (Istituto Siciliano per la
Storia dell’Italia Contemporanea “C.
Salanitro”).
Per tutta la vita Nunzio sentì fortissimo il dovere di testimoniare
quanto aveva visto e vissuto nel campo di sterminio. La sua caparbia
capacità di riflessione lo portò a scrivere una memoria della sua esperienza pubblicata in ben tre
edizioni con il titolo di Il
costo della libertà (Bonanno editore). Si tratta di una delle più interessanti e
ricche testimonianze della lotta partigiana e dello sterminio
nazifascista, illuminata da una straordinaria forza,
accompagnata da una grande energia vitale che ha portato Nunzio ad
essere un instancabile comunicatore, con decine e decine di impegni
annui nelle scuole, circoli, parrocchie, università.
Nunzio stendeva sul tavolo le sue insegne: il fazzoletto a strisce del
deportato e il fazzoletto tricolore del partigiano, li fissava con una
pila dei suoi libri e poi avviava un intenso colloquio davanti a
centinaia di giovani e meno giovani, che seguivano attenti un così
drammatico racconto fatto da un così autorevole testimone.
Essere sopravvissuto al campo di
sterminio era di per sé un valore e una vittoria, vittoria conseguita
nella solitudine e nella umiliante spersonalizzazione a cui il
mostruoso sistema concentrazionario condannava le sue vittime
avviandole alla morte per stenti, per sfruttamento e per fatica.
Nunzio di tutto ciò dava spiegazioni razionali, cercava le cause
politiche e sociali, rifiutava l’idea del nazismo come male assoluto,
la sua stessa condizione di deportato politico rafforzava la sua
argomentazione. La sua posizione di partigiano siciliano, come Colajanni e molti altri,
testimoniava sui principi di solidarietà che avevano caratterizzato la
ricostruzione della nuova Italia nata dalla Resistenza.
Nei suoi discorsi Nunzio trasmetteva una grande passione per la vita e
per la libertà. Il suo impegno è continuato fino a poche settimane fa.
Lo salutiamo come un grande testimone del nostro tempo, un costruttore
di pace e di democrazia nel nostro Paese.
Rosario
Mangiameli
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