Precari e graduatorie: cari disoccupati, arrivederci a settembre...
Data: Mercoledì, 20 luglio 2011 ore 20:30:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
In questi giorni
gli Uffici Scolastici Provinciali di tutta Italia stanno pubblicando,
alla spicciolata, le graduatorie permanenti, rinnovate. In molte città
del Nord Italia, più attive, si stanno succedendo composte
manifestazioni di protesta di quanti stanno perdendo la possibilità di
lavorare da settembre prossimo a causa del rinnovo di quelle
graduatorie.
Si sta verificando quanto previsto ampiamente dai diretti
interessati e da chiunque abbia attenzione per le cose di scuola. Le
graduatorie permanenti, in virtù della Legge 296/2006, avevano cambiato
nome e natura. L’emanazione, da parte dell’allora ministro della
Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, della legge n. 296/2006,
trasformava le graduatorie dei docenti da permanenti ad esaurimento.
Tale legge obbligava ciascun docente a scegliere, nel 2007, una
provincia definitiva in cui lavorare, in attesa dell’immissione in
ruolo. I trasferimenti in un’altra provincia erano consentiti solo in
coda, ovvero in posizione subalterna a quanti vi erano inseriti
precedentemente. A riguardo, il ministro Fioroni con una nota
esplicativa chiarì la questione affermando: “Con la riapertura dei
termini sarà consentito, per l’ultima volta, di iscriversi nelle
graduatorie permanenti, trasformate in Graduatorie ad Esaurimento. Nel
successivo biennio scolastico 2009/2011 si potrà solo aggiornare il
punteggio o trasferire la propria posizione in altra Provincia, ma in
'coda' a tutte le fasce. [..] (Prot. n. AOODGPER 5485 Roma, 19 marzo
2007)”.
Una scelta che per i docenti sicuramente è uscita dal campo
strettamente professionale ed è andata a toccare tutti gli altri
aspetti dell’esistenza. Fu detto che le graduatorie venivano
trasformate da permanenti ad esaurimento. Contestualmente il governo si
impegnava ad un piano di assunzioni per 150mila posti, che venne
avviato e poi di fatto ridimensionato dallo stesso governo e dal
successivo governo Berlusconi.
Ai precari fu detto che avrebbero dovuto scegliere, per l’ultima volta,
una provincia nella quale eleggere il domicilio lavorativo. Fu promessa
stabilità lavorativa e di vita. Questa legge fu, infatti, condivisa
all’unanimità dai docenti italiani, senza remore, in quanto permetteva
di garantire sia la continuità didattica nelle scuole sia una certa
stabilità, pur nel precariato, ai precari stessi. Nel 2009, ad
aggiornamento con cadenza biennale delle stesse graduatorie, a seguito
dei massicci tagli lineari ed indiscriminati operati al comparto
scuola, per dare un’opportunità lavorativa maggiore indistintamente a
tutti i docenti precari il ministro Mariastella Gelmini ha concesso, in
maniera opzionale, di iscriversi in altre tre province aggiuntive, in
coda a quanti precedentemente inseritivi a pieno titolo.
Nel frattempo si era messa in moto una fabbrica di ricorsi. Si
ricorreva contro tutto, anche contro le graduatorie di coda, da cui
peraltro centinaia di precari hanno avuto la nomina annuale o quasi.
Nel 2011 la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il
sistema delle code, cassando gli articoli relativi. In effetti la
sentenza della Corte costituzionale ha abrogato l’articolo 4 del DM 42
del 2009, ma non ha di fatto eliminato la Legge 296 del 2006, né
l’interpretazione originaria ad essa correlata. La Corte dichiara
incostituzionale l'uso del principio di graduazione dei precari per
anzianità e non per merito, solo in relazione alla modalità di gestione
dei trasferimenti.
La Corte non è stata chiamata in causa per giudicare la
costituzionalità della normativa del ministro Fioroni (Graduatorie ad
Esaurimento, Articolo 1, comma 605, lett. c, Legge n. 296, 27 dicembre
2006) nella quale il termine “esaurimento” era palesemente inteso come
“cristallizzazione delle posizioni raggiunte per 'merito' dai
concorsisti”.
Cambiando nome e natura alle ex graduatorie permanenti, divenute
graduatorie ad esaurimento (GAE), si invitavano i Docenti alla scelta
definitiva di una provincia lavorativa per la formazione di un albo che
sarebbe dovuto rimanere chiuso e per così dire “congelato” fino al suo
esaurirsi, ossia al passaggio in ruolo di tutti i soggetti inclusi ed
aventi diritto. Di questo tutti erano consapevoli e, con la maturità
che compete ad un professionista, tutti hanno fatto una scelta
consapevole. Restava la possibilità, per chi l’avesse voluto, di
trasferirsi, ma ponendosi in coda, per salvaguardare i diritti
acquisiti che ancora, in questo Paese, hanno un loro valore.
Non si pensi ad uno scandalo. Le graduatorie dei concorsi, e le
graduatorie ad esaurimento sono un concorso per titoli, sono sempre
state chiuse e sostanzialmente immodificabili. La graduatoria del
concorso ordinario del 1999, che sia detto per inciso doveva restare
valida solo 3 anni, a tutt’oggi è valida, funzionante, e regionalmente
chiusa secondo la scelta fatta dai candidati nell’aprile 1999. Se
qualcuno avesse voluto trasferirsi non avrebbe avuto alcuna
possibilità. Non si capisce lo scandalo circa la graduatoria ad
esaurimento chiusa a nuovi ingressi.
Invece nei primi mesi del 2011 il Parlamento, arruffato ad arte da
persone poco inclini al rispetto del diritto, di cui si vocifera
abbiano interessi in alcuni studi legali che hanno avviato il
contenzioso, ha voluto assolutamente riaprire le graduatorie, dando
giustificazione finale alla mole di ricorsi legali al TAR avviati.
Anche il Pd il quale pure sosteneva il governo Prodi che aveva varato
le graduatorie ad esaurimento, abbandona l’idea e, soprattutto, i
precari che ci avevano creduto, e sposa la riapertura tra le inutili
proteste di molti. I sindacati cerchiobottisti, danno ragione a tutti e
nessuno, come ognuno di noi ha qualche volta sperimentato.
La proposta del senatore Pittoni, Lega Nord, di concedere un bonus di
40 punti, viene annientata nella menzogna generale con l’accusa di
razzismo, quando la maggior parte di quanti ne avrebbero tratto utilità
erano meridionali emigrati al nord nel 2007 e insegnanti meridionali
delle piccole province poco popolate del sud.
I precari interessati vivono il sentimento del tradimento da parte di
partiti politici e uomini politici in cui avevano creduto, che si sono
ostinati a sostenere anche nelle ultime tornate elettorali e
referendarie, e che ciò nonostante non si sono nemmeno posti il
problema di come salvaguardare il lavoro dei loro fedeli elettori.
È successo quello che è sotto gli occhi di tutti: chi aveva lavorato
negli ultimi 3 anni nelle piccole province del Meridione, come in tutto
il Settentrione, avrà grosse difficoltà, e in molti casi nessuna
possibilità, di lavorare.
Dal sito del ministero dell’Istruzione si apprende che i nuovi ingressi
in graduatoria sono aumentati del 38,51% in Piemonte, del 28,48% in
Lombardia, del 10,74% in Friuli, del 28,10% in Liguria, del 33,15% in
Emilia Romagna, del 20,11% in Toscana, del 42% nel Lazio. Saldo
negativo per tutto il meridione, con la sola eccezione della Sardegna,
tradizionalmente terra di conquista, con il suo saldo positivo,
limitato al 2,66%, dovuto all’invasione delle province di Oristano e
Nuoro, meno popolose e lontane dalle sedi universitarie di formazione
dei docenti.
Da settembre ci sarà lo stesso numero di disoccupati. Non è stato
creato neanche un posto di lavoro nuovo. Soltanto che cambiano i nomi e
la provenienza geografica dei disoccupati. Chi ha lavorato negli ultimi
3 anni rischia la disoccupazione, o ne è certo, invece qualcuno dei
nuovi arrivati lavorerà dopo la disoccupazione. Molti di quelli che si
sono spostati non risolveranno il loro problema e resteranno
disoccupati, soffocati dal meccanismo avviato.
Quando incontrate i colleghi insegnanti che manifestano nelle vostre
città contro gli “inserimenti a pettine” sostenete la loro azione. Si
tratta di professionisti che difendono il loro lavoro, svolto con
onestà, consapevolmente voluto e scelto, quando non si era ancora
cominciato a tagliare i posti di lavoro nella scuola. Meritano
rispetto, come tutti i lavoratori, specialmente quando rischiano di
perdere il sostentamento per la loro famiglia.
Bisogna difendere i diritti acquisiti, come si è sempre fatto in
Italia. Non è mancanza di meritocrazia. Per la meritocrazia
bisognerebbe togliere il lavoro a tutti i diplomati che lavorano a
tempo indeterminato negli uffici pubblici e dare lavoro alle torme di
laureati disoccupati, maggiormente titolati, ma nessuno si sogna di
proporre una corbelleria simile. Nel caso delle graduatorie degli
insegnanti è invece esattamente quello che è successo.
Il diritto al lavoro è universale, naturale si potrebbe dire. La
soluzione non è dare il lavoro ad uno togliendolo ad un altro. Questa
si chiama mistificazione, oltre che ingiustizia.
(di Pierpaolo Pinna da il Sussidiario)org
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