Omofobia a scuola: Arcigay fa parlare le ragazze. Intervista alla ragazza lesbica
Data: Martedì, 19 luglio 2011 ore 07:00:14 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Arcigay ha diffuso un comunicato dopo la dichiarazione del preside dell'istituto coinvolto sul Resto del Carlino secondo cui “il caso è stato costruito per creare una polemica fine a se stessa”, decidendo di permettere alle studentesse di dire la loro.
"Crediamo che le testimonianze delle ragazze si commentino da sole, ma ci fa rabbrividire la risposta sulla discriminazione che l'insegnante da al giornalista: “Per non essere discriminati credo ci si debba omologare”. Ci costringe a fare un sinistro salto nel passato, quando ad esempio essere mancini era considerato una devianza. I bambini mancini erano costretti, anche con punizioni corporee, a scrivere con la mano destra perché la mano sinistra era considerata quella del diavolo. Per non essere discriminati da un assurdo pregiudizio medioevale, si dovevano omologare.
E oggi gli omosessuali come si dovrebbero omologare secondo questa insegnante di religione? Diventando eterosessuali? Rimanendo silenziosi e invisibili nel loro piccolo ghetto segreto così non infastidiscono i pregiudizi dei "normali"?
Nel terzo millennio della multiculturalità, la legge dice che non si può più discriminare. Ma perché questo avvenga veramente, occorre insegnare l’inclusione e la valorizzazione delle diversità e non la malsana idea di una omologazione forzata e disumanizzante. Sia chiaro che non ci interessa affatto promuovere una caccia alle streghe da bruciare al rogo: comprendiamo bene quanto sia difficile e doloroso, per quelle persone, abbandonare pregiudizi che si portano dietro dall’infanzia e che le rendono incapaci di accogliere serenamente la diversità degli altri come una ricchezza per tutti". "Ma è indispensabile che le istituzioni impediscano con fermezza la diffusione di tali pregiudizi ed i conseguenti abusi e discriminazioni che essi generano nella scuola e nella società. Non adottare precise misure per contrastare la discriminazione e il clima omofobo nelle scuole è una chiara violazione del diritto allo studio delle vittime (che finiscono per abbandonare gli studi) ed è in aperto contrasto con i dettami della nostra Costituzione. E non si pensi che nelle nostre scuole ci sia un clima più omofobo che nel resto d’Italia. Semmai la peculiarità di Ravenna è di essere più sensibile di altre città alle discriminazioni, grazie alla sua appartenenza alla Rete Regionale Antidiscriminazioni sia come Comune che come Comitato Provinciale Arcigay".
"Il caso della scuola in questione è infatti solo la punta dell’iceberg che rappresenta l’omofobia radicata nelle scuole italiane. Le statistiche ci dicono che il 4% degli studenti è vittima di bullismo omofobico, cioè circa 100.000 studenti su 2.500.000! (Fonte: Report Bullismo Omofobico 2010 Arcigay). Per interrompere questa spirale di abusi facciamo appello alla Politica e alle Associazioni perché, come succede in altri paesi da anni, anche in Italia si implementi in ogni scuola un codice contro il bullismo e contro la discriminazione. Un codice che affronta i pregiudizi alla radice e include nelle attività scolastiche momenti di conoscenza, di comprensione e di accettazione di ogni diversità. Per questo proponiamo di istituire un tavolo di lavoro aperto a tutte le associazioni e istituzioni competenti, con l’obiettivo di arrivare alla definizione del codice ed alla sua sperimentazione in alcune scuole della Provincia di Ravenna, per poi misurarne gli effetti e verificarne l'efficacia.
Attendiamo commenti, suggerimenti e adesioni alla proposta. Approfittiamo del tema per dire che è bene che le famiglie sappiano che i vari Buttiglione, Binetti, Straquadanio e complici, con le loro piccole astuzie da bottegai della politica, stanno giocando ancora sulla pelle delle centomila giovanissime vittime di bullismo omofobico, impedendo il voto di martedì sulla legge contro l’omofobia e la transfobia. Invitiamo tutti a partecipare alla maratona oratoria organizzata da Arcigay, a favore della Legge contro l’omofobia e la transfobia, dalle ore 15,00 del giorno 19 luglio, a Roma di fronte al Parlamento della Repubblica per aiutarci a dire NO ad una gravissima ingiustizia".

Intervista alla ragazza lesbica
Come hai reagito all’intervista del preside sul giornale in cui dice che il caso è stato costruito per creare una polemica fine a sè stessa? Sono rimasta allibita nel vedere inventare delle cose solo per darmi contro.
Il preside ha dei dubbi sul fatto che all’inizio dell’anno i tuoi genitori hanno chiesto l’esonero da religione e poi tu hai cambiato idea: ci puoi spiegare cos’è successo? “Mi ero fatta esonerare da religione xkè nn sono credente e quindi mi sembrava una materia inutile per me, poi assistendo ad alcune lezioni ho visto che invece si parlava di cose interessanti e di attualità, senza tirare fuori la religione quasi mai ed era meglio che stare fuori,  per questo ho rinunciato all'esonero se nn ricordo male verso novembre dell’anno scorso...”
Cosa pensi del resto dell’intervista al preside?
“Il preside dice che a cercare lo scontro sono stata io e ho preteso davanti alla classe che l'insegnante approvasse l'omosessualità, ma non è successo così, non ho tirato fuori io l'argomento.”
Cosa è successo invece?
“Da quello che mi ricordo io, stava chiedendo quali erano i nostri interessi al di fuori della scuola, ma nn ricordo xkè lo stesse chiedendo. io ho accennato di fare parte di arcigay, ma è lei che poi ha cominciato a fare il suo discorso come se ce l'avesse già pronto e nn aspettava altro per farlo.” “Ha cominciato a parlare dicendo che secondo lei appunto l'omosessualità è una malattia mentale e che si può guarire sicuramente se ci si fa aiutare da persone capaci o se ci si affida alla fede e che spesso deriva da una mancata o sbagliata educazione da parte dei genitori, ne ha parlato davanti a tutta la classe.” “Io poi quando ha cominciato a dire queste cose sono intervenuta, ma lei continuava a contraddirmi e a continuare a dire che si poteva guarire e che l'arcigay mi aveva fatto il lavaggio del cervello, che dovevo pensare di meno a quelle cose, xkè il mio rendimento scolastico era diminuito per colpa di arcigay e che conosceva uno che faceva parte di arcigay nn so dove e che da quando aveva abbandonato arcigay poi era "guarito".
Come hai reagito a quel punto? “Ero incazzata nera, tanto che sono uscita sbattendo la porta e tirando un pugno ad uno armadio in corridoio. poi mi sono sentita triste pensando che comunque esistono molte persone che la pensano così e che la penseranno sempre così.” “Quella sera ho scritto su internet: ...sentirsi dire da una prof in classe che io ho una malattia mentale che deriva probabilmente dalla sbagliata educazione che mi hanno dato i miei genitori e che se voglio posso guarire perchè l'omosessualità è curabile... fa davvero male... le persone non si rendono conto del male che fanno con le parole o con semplici gesti o comportamenti..!!..”
Cosa è successo dopo? Le ragazze e i ragazzi di arcigay hanno letto il mio post su internet e mi hanno contattata e incontrato mio padre per effettuare una segnalazione alla Rete Regionale Antidiscriminazioni a cui poi ho raccontato i fatti accaduti.
C’è qualche altra studentessa o studente che si ricorda di quell’episodio? Tutti se ne ricordano ma nessuno ha mai voluto testimoniare perché essendo ancora in quella scuola non volevano avere problemi con quella prof o con il preside.
Intervista alla ragazza transessuale. Ci stupisce che il preside si sia concentrato solo su un’insegnante e non abbia fatto alcun commento sugli episodi che riguardano la studentessa transessuale.
Questa è l’intervista che le abbiamo fatto via chat:
Cosa pensi della difesa della prof di religione?
“l'ha rigirata per bene: lei ha sempre detto schiettamente, anche con alunni della mia classe, che l'omosessualità è una malattia e ad ogni modo anche se la rigira in termini relazionali, perchè dovrebbero esserci problemi di questo genere? I problemi a relazionarsi ci sono se ci sono persone che la pensano come lei quindi non capisce che il problema è lei.”
Perché nessuno segnala al preside il comportamento della prof di religione? “Anche se uno studente dovesse mettere in mezzo il preside, lei davanti a lui direbbe esattamente quello che ha detto al giornalista di ravenna&dintorni e ovviamente il preside darebbe ragione alla prof”.
Raccontaci gli episodi discriminatori che ti ricordi sull’altra prof, quella di lingue:
Già mi truccavo e la prof di lingue chiese davanti alla classe: “ma nn è che ti piacciono i ragazzi vero?” Dissi: “non lo so”, perché ancora non lo sapevo bene e lei mi fece un discorso lunghissimo e infinito fino alla fine dell'ora davanti a tutti, finchè entrò la prof di matematica che da fuori aveva sentito tutto e si arrabbiò con la prof di lingue. Nella sua ora anzichè fare lezione ci parlò dei diritti che ogni persona ha e che siamo tutti uguali a prescindere da come siamo fatti: quella di mate è un genio di donna". "Un’altra volta la prof di lingue, mentre ero assieme a due mie amiche, mi dice "Roberto (nome di fantasia ndr) per favore non avere rapporti con omosessuali, non finire in quel brutto giro" "Poi ancora davanti alla mia classe di 23 alunni: "Gli omosessuali sono persone infelici e vanno lasciati da parte, sono davvero persone malate". "Amici che l'hanno ancora come insegnante mi hanno riferito che un discorso simile lo ha fatto anche nella loro classe. E se alcuni alunni dicevano “io prof non la penso come lei!” lei cercava di convincerli che tutto nasceva dal fatto che erano mal informati come la maggior parte dei giovani".
"Un’altra volta mentre la prof era assieme ad una collega di divertivano a prendere in giro il prof di italiano, gay dichiarato, imitandolo e ridendo del suo fare, secondo loro effemminato, e del fatto che convivesse con un uomo.Tutto ciò davanti all'intera classe che completava il compito scritto" "Ancora adesso che non sono più in quella scuola, la prof ha chiesto alla mia vecchia classe “come sta Roberto? E loro: “prof le abbiamo già detto che ora si chiama Veronica (nome di fantasia ndr), è una ragazza!” E lei quasi arrabbiata ha risposto alla classe che sono un uomo e non cambierò mai la biologia del mio essere ed essendo uomo mi chiamerà sempre col mio nome da uomo, precisando anche che sono malata. Per fortuna la mia classe mi ha sempre difesa, i miei compagni non mi hanno mai discriminata.
Cosa pensi delle due professoresse? “Il fatto irritante è che, secondo quelle due, loro non sbagliano, sono nel giusto e il loro non è pregiudizio: per loro stanno semplicemente dicendo la verità!” “A parere mio quelle due possono pensare quello che credono, ma all'interno di una scuola non hanno il diritto di cercare di convincere gli studenti delle proprie idee, dovrebbero tenersele per loro e capire che davanti alla loro cattedra sono tutti studenti: questo dovrebbe importargli, non cosa fanno nella vita privata.”
(da http://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca)

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