Vacanze: ricrearsi o consumarsi?
Data: Domenica, 17 luglio 2011 ore 11:41:45 CEST
Argomento: Opinioni


Attenzione ragazzi! D’estate le opportunità di vivere il proprio tempo in modo significativo o in modo superficiale sono davvero tante. Qualcuno già si guarda indietro e dice: “Le vacanze sono iniziate e io ancora non me ne sono accorto”; altri fanno il conto dei mesi che restano prima di ritornare al solito ritmo di studio o lavoro; c’è anche chi fa il conto alla rovescia verso il meritato riposo. In un blog troviamo anche il pensiero di una sedicenne che vorrebbe persino concludere le vacanze: Che cosa strana l’estate: abbastanza grande da non accontentarti della vacanza in famiglia, ancora troppo giovane per intraprendere un viaggio senza i genitori. Anche se ti concedessero di andare in vacanza da solo, rimane il problema di trovare con chi andarci. Forse molti di voi si chiederanno che problema è, ma credetemi, per chi ha sedici anni, soprattutto per le ragazze, può essere un problema. Per chi in vacanza cambia meta ogni anno, si pone il problema di trovare amici in villeggiatura, e così in certi momenti, viene da pensare agli amici lasciati a casa, e a desiderare settembre per poterli rivedere. Oppure si vorrebbe tornare alla quotidianità per poter iniziare di nuovo quell’attività del tempo libero che tanto amiamo. Che strana quest’ultima frase, forse sono l’unica che potrebbe concepire un simile concetto, eppure è veramente ciò che penso. E forse coloro che non rimpiangono le vacanze sono più di quanti pensiamo.
Pensieri sparsi, pensieri nostalgici, riflessioni di un’adolescente che aiutano a capire l’importanza di un tempo come questo da vivere in pienezza e con la coscienza di un periodo che attraverso le persone, i luoghi, gli incontri, le parole di certo segnerà il ritorno alla cosiddetta routine come leggiamo in un altro blog: Ogni estate rimane marchiata a fuoco nella nostra memoria come l’estate in cui vivemmo un’avventura ben specifica: la casa sull’albero dell’estate 2004, la prima fidanzatina del 2006, la prima vacanza da soli senza i genitori nel 2010.  Sono cose che normalmente succedono d’estate. Si aspetta l’estate per uscire, scoprire, crescere. Poi a settembre si torna a scuola, un po’ più grandi.
Chi è in vacanza, chi si può riposare, chi si gode le ferie riesce a farlo veramente senza rischiare dopo la malinconia e affrontando bene il momento? C’è chi ha scelto di dedicare una parte del proprio tempo al volontariato, organizzando tutto per dedicarsi agli altri, e in tal senso si va dal quartiere a rischio della propria città ai Paesi in via di sviluppo. Vale la pena sottolineare come non stiamo parlando di “martiri” o di “folli”, ma di giovani che vogliono “ricrearsi” attraverso queste attività. Sì, ricrearsi, perché il rischio di un certo modo di vivere la vacanza è quello di consumarsi ed arrivare a settembre e ad ottobre con il metabolismo sballato, le occhiaie, scottature varie e soprattutto un’incapacità di riprendere i ritmi quotidiani di studio o di lavoro.
È possibile che si ritorni all’ordinario come se nella fosse accaduto? Una buona prospettiva potrebbe dunque essere quella di organizzare una vacanza che dosi bene tutte le esigenze della persona, puntando sul riposo fisico, sulla gioia di stare con gli amici, sul godersi la natura, sullo scoprire luoghi mai visti, sulla cultura, sulla rigenerazione dello spirito, sulla gestione equilibrata del giorno e della notte.
Allargare i propri orizzonti vuol dire per esempio abbronzarsi ma non affondare le proprie radici su una spiaggia o un solarium; divertirsi ma non “sballare”; gestire il tempo in modo diverso ma non cambiare tutte le notti con il giorno; viaggiare ma non solo per chiudersi in un villaggio turistico; fare nuove esperienze sì, ma anche tornare alle proprie origini e tradizioni magari nelle feste di paese e tra le sagre; leggere, ma possibilmente puntare su un buon romanzo piuttosto che sui giornali scandalistici; conoscere tanta gente, ma anche creare relazioni significative; dedicarsi un po’ di tempo, ma prendersi cura pure degli altri.

 Marco Pappalardo







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