IRC: Insegnanti religione cattolica o Insegnanti raccomandati cattolici? Dopo decenni di incarichi annuali, troppa grazia sant’Antonio!
Data: Venerdì, 15 luglio 2011 ore 21:01:55 CEST
Argomento: Opinioni


Negli anni 70 e 80 ho insegnato religione, prima nella scuola media e poi nei licei. Avevo come collega il prof. Felice Scalia, sacerdote gesuita. Lo chiamavo “il guerrigliero” e insieme lottavamo contro tutte le guerre, soprattutto quelle tra poveri. Non voglio sparlare di colleghi più fortunati sputando nel piatto in cui– lavorando - ho mangiato, ma desidero precisare alcune cose sugli IRC per difendere i diritti di tutti i lavoratori della conoscenza e i loro meritori riconoscimenti. Ci fanno sapere che ormai siamo sul Titanic e neanche la prima classe si salverà. La Scuola Pubblica è allo sfascio totale e al fallimento; ma, di notte, come i ladri, Gelmini e soci trovano milioni di euro per le scuole private. Mediamente ci sono stati sottratti dalla busta paga 200 euro ogni mese, hanno congelato i nostri compensi, niente aumenti contrattuali, nessun recupero o restituzione arretrati. Oggi, nella manovra 2011, Tremonti congela ancora per un anno il nostro salario: così le annate di perdite fanno quattro. Il dramma di questa manovra 2011 è che toglie ai poveri e non tocca assolutamente gli sprechi, i costi della politica, i privilegi delle caste. Anche gli IRC formano, nel loro piccolo, una casta. La cronistoria è la seguente. 1929: il Concordato Mussolini-Gasparri stabilì che l’insegnamento della religione cattolica fosse obbligatorio in tutti gli ordini di scuola, e lo Stato avrebbe pagato gli insegnanti che però venivano scelti e nominati direttamente dai vescovi. 1948: I Padri costituenti inclusero inalterati i “Patti lateranensi” nella Costituzione repubblicana (Articoli 3° e 7°). 1985: il Nuovo Concordato Craxi – Casaroli stabilì la possibilità di avvalersi o meno dell’insegnamento della religione cattolica scegliendo altre opzioni culturali(art. 9.2): attività didattiche e formative; di studio e/o di ricerca individuali con o senza l’assistenza di personale docente; non frequenza della scuola nelle ore di IRC. “All’atto dell’iscrizione gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto, su richiesta dell’autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione”. 2003: la Legge sullo stato giuridico degli IRC mise fine ad una vicenda durata oltre 17 anni dal nuovo Concordato. Venne sancita l’ Intesa in cui si stabilivano i titoli necessari per l'IRC e lo Stato Italiano si impegnò a riconoscere - a questi insegnanti - piena legittimità attraverso il riconoscimento del ruolo, in seguito ad un concorso. Oggi: Il numero dei proff di religione viene deciso dall’Italia, ma la nomina e la decadenza non competono più al Ministero dell’Istruzione, bensì al Vescovo della diocesi dove ha sede la scuola. La questione dell'IR, nella scuola pubblica, merita qualche precisazione; si tratta infatti di un tema capitale per la laicità dello Stato e non può essere liquidato sulla base delle convenienze di parte. Fino a qualche anno fa gli IRC potevano essere considerati docenti annuali e quindi precari. Da insegnante di religione ho sempre lottato per arrivare alla parità di diritti rispetto ai colleghi curriculari. Ho gioito per la Legge 18 luglio 186/2003: "Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado". Ma sinceramente do ragione al proverbio: troppa grazia Sant’Antonio! Questo governo, poco laico, è andato ben oltre le più rosee previsioni nei confronti del trattamento giuridico-economico degli IRC. Prima del 2003 gli IRC erano in una sorta di medioevo: soggetti a doppia investitura papale-imperiale. Adesso viene vanificato persino il concordato di Worms del 1122 ! Mettiamo che un vescovo licenzi un IRC. Nessun problema: potrà insegnare un’altra materia. Come se non bastasse, grazie all’anzianità maturata insegnando religione, gli ex prof di religione scavalcheranno i loro colleghi che hanno superato un concorso e fatto anni di precariato per insegnare. Supponiamo che un prof che ha insegnato religione per 5 anni venga licenziato e decide di insegnare Inglese; ai fini dell’elenco, risulterà come se avesse insegnato Inglese per 5 anni! Ai precari di religione, a differenza dei precari di altre materie, nella manovra 2010, sono stati riconosciuti gli scatti stipendiali e quelli biennali di anzianità con un aumento in busta paga di circa 220 euro. Essendo poi facoltativo scegliere IRC è sufficiente che ci sia un solo un alunno per classe per avere un insegnante di religione mentre tutti gli altri docenti della scuola statale hanno classi di circa trenta studenti. Mentre gli altri sono costretti alla mobilitazione “forzata”. La riforma-taglio-epocale dell’avv. Gelmini non ha proprio notato questo privilegio ecclesiastico e quindi questo mercato di cattedre è rimasto tutto nelle mani della Chiesa. Ciò contrasta con il principio di uguaglianza stabilito dall’art. 3 Cost., col principio di imparzialità a carico della Pubblica Amministrazione (art. 97 Cost.) e con il D.Lgs. 9 luglio 2003 n. 216 che, dando attuazione alla direttiva 200/78/CE, ha sancito la parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro. Il vecchio prof propone che la religione non deve essere un insegnamento facoltativo, ma obbligatorio come la storia della letteratura, la storia civile, la storia dell'arte, della filosofia, della musica… Diversamente senza ora alternativa, gli alunni che non si avvalgono dellì’IRC, fanno 33 ore di lezione in meno rispetto ai compagni di classe. Il MIUR deve (!) coprire queste 33 ore annuali assegnandole a docenti. So bene che il Vaticano nel 2009 ha inviato una lettera alle conferenze episcopali di tutto il mondo in cui raccomanda che: “L'insegnamento dell'ora di religione nelle scuole non può essere sostituito con un insegnamento del fatto religioso di natura multi confessionale o di etica e cultura religiosa e neppure un insegnamento di natura multi confessionale; deve avere lo status di disciplina scolastica come una condizione d'efficacia: è necessario, perciò, che l'insegnamento religioso scolastico appaia come disciplina scolastica, con la stessa esigenza di sistematicità e rigore che hanno le altre discipline; deve presentare il messaggio e l'evento cristiano con la stessa serietà e profondità con cui le altre discipline presentano i loro saperi. Accanto a queste, tuttavia, esso non si colloca come cosa accessoria, ma in un necessario dialogo interdisciplinare. L'insegnamento della religione è differente e complementare alla catechesi, in quanto è insegnamento scolastico che non richiede l'adesione di fede, ma trasmette le conoscenze sull'identità del cristianesimo e della vita cristiana. Inoltre, esso arricchisce la Chiesa e l'umanità di laboratori di cultura e umanità”. Soltanto una obiezione: Signor Vaticano, perché deve essere lo Stato a pagare gli IRC? Con la C.M. 70/2010 (Indicazioni sperimentali per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo di istruzione), nel profilo generale c’è scritto: “L’IRC risponde all’esigenza di riconoscere nei percorsi scolastici il valore della cultura religiosa e il contributo che i principi del cattolicesimo hanno offerto e continuano a offrire al patrimonio storico del popolo italiano. Nel rispetto di tali indicazioni, derivanti dalla legislazione concordataria, l’Irc si colloca nel quadro delle finalità della scuola con una proposta formativa originale e oggettivamente fondata, offerta a tutti coloro che intendano liberamente avvalersene. L’IRC mira ad arricchire la formazione globale della persona con particolare riferimento agli aspetti spirituali ed etici dell’esistenza, in vista di un efficace inserimento nel mondo civile, professionale e universitario; offre contenuti e strumenti che aiutano lo studente a decifrare il contesto storico, culturale e umano della società italiana ed europea, per una partecipazione attiva e responsabile alla costruzione della convivenza umana. Lo studio della religione cattolica, effettuato con strumenti didattici e comunicativi adeguati all’età degli studenti, promuove la conoscenza del dato storico e dottrinale su cui si fonda la religione cattolica, posto sempre in relazione con la realtà e le domande di senso che gli studenti sipongono, nel rispetto delle convinzioni e dell’appartenenza confessionale di ognuno. Nell’attuale contesto multiculturale della società italiana la conoscenza della tradizione religiosa cristiano-cattolica costituisce fattore rilevante per partecipare a un dialogo fra tradizioni culturali e religiose diverse. In tale prospettiva, l’Irc propone allo studente il confronto con la concezione cristiano cattolica della relazione tra Dio e l’uomo a partire dall’evento centrale della Pasqua, realizzato nella persona di Gesù Cristo e testimoniato nella missione della Chiesa”. Soltanto una obiezione: Signori del governo, dove è finita la laicità dello Stato? Giovanni Sicali giovannisicali@gmail.com





Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-243165.html