Immissioni in ruolo: la verità sui numeri, sui meriti e sul nuovo contenzioso
Data: Venerdì, 15 luglio 2011 ore 10:10:10 CEST
Argomento: Sindacati


E’ evidente che il piano delle 67.000 immissioni in ruolo annunciato dal Miur riguarda il prossimo triennio e che una parte di esse potrebbe avere la retrodatazione giuridica al 2010-2011, ai sensi del c. 17, art. 9, D.L. 70/11. Ma rimangono scoperti, comunque, 41.000 posti vacanti e disponibili che saranno assegnati dai giudici del lavoro.                         
 I sindacati che in questi anni si sono spesi a concertare con il Governo la politica dei tagli senza assumersene la responsabilità, oggi, si prendono il merito di essere stati gli artefici del nuovo piano straordinario di immissioni in ruolo voluto dal Governo. Ma il piano misero nasce zoppo ed è adottato in netto ritardo:
- zoppo perché non copre tutti i posti vacanti e disponibili previsti dalla normativa come risulta dall’ultimo rapporto ministeriale della scuola in cifre (38.000 posti vacanti e disponibili per i docenti e 70.000 per gli Ata) tanto che chi ricorrerà al giudice del lavoro con tre anni di contratto alle spalle su posto vacante e disponibile otterrà la stabilizzazione;
- in ritardo, perché già la L. 296/06 prevedeva entro il 2009/10 un piano straordinario di immissioni in ruolo per 150.000 unità di personale docente e 20.000 di personale Ata, piano che al netto dei 100.000 posti di lavoro bruciati - pardon, razionalizzati, comunque, ha visto entro quell’anno la sola assunzione di 83.000 docenti e 25.000 Ata, a cui devono aggiungersi i 10.000 docenti e i 6.500 Ata, assunti in ritardo, nel 2010/2011.
In effetti, nel secondo anno dell’ultimo Governo Prodi sono stati assunti 50.000 docenti e 10.000 Ata, mentre nei primi tre anni del nuovo Governo Berlusconi sono stati assunti 43.000 (25.000 + 8.000 + 10.000) docenti anche per riportare l’organico di sostegno di ruolo al 70% di quello complessivamente attivato nell’a.s. 2005/2006, e 21.500 (7.000 + 8.000 + 6.500) Ata.
Cosa ha portato alla svolta del ministro Gelmini dopo una così riduttiva politica di assunzioni è sotto gli occhi di tutti: i ricorsi seriali annunciati già nel gennaio 2010 dall’Anief al giudice del lavoro per la stabilizzazione dei precari della scuola ai sensi della normativa comunitaria relativa all’accordo quadro per l’utilizzo di personale a tempo determinato, dopo il contenzioso vincente sul trasferimento a pettine del personale docente.
Il piano annunciato di 67.000 assunzioni per il prossimo triennio, infatti, è inserito in un articolo del decreto sviluppo recentemente approvato che vorrebbe intervenire - invano - proprio per limitare le condanne alle spese o le sentenze costitutive di rapporto di lavoro a favore dei ricorrenti, mentre la nuova finanziaria introduce la tassa sui ricorsi per scoraggiare tali interventi. Per non parlare della norma che consente la retrodatazione delle nomine al solo anno 2010-2011 dove ancora abbiamo graduatorie di coda - volute e difese, ancora, nelle recenti audizioni in Parlamento dagli stessi sindacati concertativi - non pienamente rettificate a pettine, mentre soltanto alcuni ricorrenti Anief sono ivi inseriti secondo il loro punteggio, e rimane un contenzioso aperto che non vuole essere risolto dall’amministrazione in autotutela.
Alla luce dei dati forniti, pertanto, è evidente che le 67.000 immissioni dovrebbero essere fatte subito, senza altri ritardi e con l’aggiunta di altri 41.000 unità per coprire tutti i posti vacanti e disponibili.
Soltanto così, l’Anief potrebbe meditare una sospensione del contenzioso seriale al giudice del lavoro per la stabilizzazione dei precari della scuola, contenzioso che ha già avuto il merito di sbloccare le immissioni in ruolo rivendicate da quei sindacati concertativi che ne denunciano l’azione giudiziaria. E’ evidente che gli aventi diritto all’inserimento a pettine devono poter vantare l’assunzione in ruolo dall’a.s. 2009-2010. Senza queste condizioni, rimarrà sempre aperta la piaga del precariato visti i 100.000 pensionamenti previsto nel prossimo triennio, cosicché docenti e Ata potranno soltanto sperare nell’azione risarcitoria disposta dal giudice ordinario. Tutto il resto è aria fritta e già fa molto caldo in quest’estate avviata che ha portato diversi colpi di sole.       (da Anief)

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