Al via la partita delle assunzioni
Data: Martedì, 12 luglio 2011 ore 10:40:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il decreto Sviluppo
è stato approvato la scorsa settimana dal senato, senza modifiche
rispetto al testo emendato alla camera. E, anche a Palazzo Madama, con
voto di fiducia. Via libera dunque al
piano programmatico di assunzioni, «sui posti vacanti e disponibili», a
partire dal prossimo anno scolastico e per tre
anni.
Il decreto prevede che ci sia un passaggio propedeutico,
rispetto all'autorizzazione ad assumere, di tipo contrattuale. Ancora
da chiarire però gli obiettivi della revisione contrattuale, su cui
nulla dice lo Sviluppo. Sul tema, visti i risvolti di un piano di
assunzioni in un contesto di forti tagli al pubblico impiego e di
generale riduzione del personale (è appena finito il piano triennale
che ha cancellato oltre 100 mila posti proprio nella scuola), i
sindacati sono stati convocati domani a Palazzo Chigi, sotto la regia
del sottosegretario, Gianni Letta. A chiederlo erano stati del resto
gli stessi sindacati, Cisl e Uil scuola ma anche la Cgil-Flc. E,
secondo quanto si apprende da fonti ministeriali, all' atto di
indirizzo per le trattative all'Aran stanno già lavorando Istruzione,
Funzione pubblica e Presidenza del Consiglio dei ministri. Salvo
contraccolpi giudiziari o politici che rimettano in discussione la
tenuta o più semplicemente l'assetto del governo.
Quello che è certo è che i tempi, se
si vuole immettere in ruolo già per questo settembre, sono stretti,
anche a voler approfittare della proroga delle procedure a fine agosto
concessa dal legislatore. Le previsioni parlano di una
disponibilità, tra docenti e Ata, di
65 mila posti per il prossimo settembre. Le prime analisi fatte
sulle disponibilità regionali, indicano che oltre il 60% dei posti
andrà al Centro-Nord. Nel decreto ci sono poi le norme di manutenzione
delle graduatorie permanenti. Oggetto queste di molte tensioni e di un
contenzioso, passato anche attraverso la Corte costituzionale, ancora
in corso di definizione presso il Tar Lazio circa gli inserimenti a
pettine o in coda dei docenti precari abilitati e il numero di province
di iscrizione. L'articolo 9 del dl, al comma 17, prevede «la
retrodatazione giuridica dall'anno scolastico 2010-2011 di quota parte
delle assunzioni di personale docente e Ata sulla base dei posti
vacanti e disponibili relativi al medesimo anno scolastico 2010-2011».
Obiettivo: far sì che i vecchi titolari di posizioni utili
all'assunzione non siano scavalcati all'ultimo momento da chi potrebbe
ottenere l'inserimento quest'anno in via giudiziale. L'operazione è
giustificata, dal ministero dell'istruzione, dal fatto che i posti
vacanti al prossimo settembre in larga misura sono stati maturati lo
scorso anno scolastico. L'articolo 9, comma 20, dispone che a decorrere
dall'anno 2011/2012 l'aggiornamento delle graduatorie a esaurimento,
per la valutazione dei nuovi titoli conseguiti, sia effettuato ogni 3
anni e che la possibilità di trasferimento sia ristretta a un'unica
provincia. In precedenza la legge 143 del 2004 dava la possibilità di
aggiornare i punteggi e di chiedere il trasferimento in altra provincia
ogni 2 anni. Ci sarà quindi un rallentamento degli spostamenti
interprovinciali, una scelta che risponde alle istanze di maggiore
stabilità del personale di cui si è fatto portavoce il Carroccio.
L'articolo 9, comma 21, ridefinsice il trasferimento di coloro che
vengono immessi in ruolo: può essere richiesto solo dopo 5 anni di
servizio effettivo e non dopo 3 anni. «Con questa misura si punta a
contenere il fenomeno di coloro che si spostano da una provincia ad
un'altra, alla semplice ricerca della nomina in relazione all'alto
punteggio posseduto», spiega il senatore della Lega Nord, Mario
Pittoni, «attivandosi poi, appena centrato il risultato, per
riavvicinarsi al territorio d'origine, con gli scompensi facilmente
immaginabili per la qualità del servizio». Pure l'assegnazione
provvisoria, una volta ottenuta la nomina in ruolo, si potrà chiedere
solo dopo 5 anni, a differenza di quanto previsto dal Testo unico delle
leggi sulla scuola, che lo permetteva dopo il primo anno di
servizio. (da
ItaliaOggi di Alessandra Ricciardi)
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