I costi e i privilegi della politica: altro che vento, qui ci vuole la bora Ma chi doveva cambiare davvero - i politici - è sempre lì, immutato nei co
Data: Martedì, 12 luglio 2011 ore 09:50:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Sono passati 4 anni dall’uscita de “La Casta”, il celeberrimo libro di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sui costi e i privilegi della politica. Sono passati 4 anni e cos’è cambiato da allora, dopo il successo editoriale, l’onda di indignazione che ha attraversato il paese, le tante promesse e proposte di legge per tagliare gli sprechi?               
Gli italiani sono sempre più poveri per la crisi economica; e gli autori, di questo e di altri libri-denuncia pubblicati nel frattempo, sono più ricchi per le tantissime copie vendute. Ma chi doveva cambiare davvero - i politici - è sempre lì, immutato nei compensi, nei privilegi, nei vitalizi d’oro.
Nonostante le proposte di legge bipartisan per tagliare i costi della politica, nonostante le intemerate di tutti i partiti per dimezzare il numero dei parlamentari, nonostante le promesse elettorali di tagliare le Province (era nel programma del Pdl del 2008, ma la Lega si è messa di traverso e ora propone addirittura di moltiplicare poltrone e spese trasferendo i ministeri al Nord), nonostante la crisi economica e le manovre da “lacrime e sangue” per tutti gli italiani, i politici - alla faccia del buon esempio e della condivisione dei sacrifici - hanno continuato imperterriti a fare i propri interessi.
Qualche dato da mal di pancia: abbiamo il Parlamento più folto al mondo rispetto alla popolazione (945 parlamentari, 400 in più degli Usa che hanno una popolazione 5 volte la nostra) e anche i parlamentari meglio pagati di tutta Europa; spendiamo il doppio della Francia e il triplo della Germania, 1,5 milioni di euro l’anno a parlamentare, perché accanto allo stipendio (in media 12.000 euro mensili) ci sono i benefit (altri 10.000 euro fra diaria e contributi per assistenti; voli, cinema, teatri, pedaggi autostradali, barbiere gratuiti; agevolazioni bancarie e rimborsi vari...).
La reazione classica della politica ai tagli che la riguardano è: “Si dovrebbero fare, ma si risparmierebbe poco”. Peccato che da uno studio recente e molto interessante della Uil sui costi della politica e sull’utilità dei risparmi emerga che: in Italia vivono di politica (direttamente o indirettamente) 1,3 milioni di persone, per un costo totale (diretto e indiretto) di 24,7 miliardi di euro l’anno, vale a dire il 2% del Pil e il 12,6% del gettito Irpef. I costi, anziché ridursi, sono cresciuti del 40% negli ultimi 10 anni (i redditi dei lavoratori sono rimasti al palo).
Ed ecco i risparmi: secondo la Uil, con una riforma per ridurre gli sprechi (magari anche accorpando i comuni sotto i 15mila abitanti) si potrebbero risparmiare 10 miliardi di euro senza ridurre minimamente i servizi ai cittadini: 10 miliardi che permetterebbero o di azzerare le addizionali regionali e comunali Irpef o di far ottenere a lavoratori dipendenti e pensionati una detassazione permanente della tredicesima con un vantaggio economico pari a circa 400 euro in busta.
Vi sembra così difficile? No, ma si può chiedere al cappone di accelerare le pratiche per il brodo di Natale? Tra l’altro, i parlamentari hanno privilegi che negano ai cittadini. Mi riferisco in particolare all’assistenza sanitaria integrativa, che vale anche per i conviventi more uxorio dei parlamentari, che però non vogliono riconoscere le coppie di fatto. E chiedono il rimborso del ticket che, per loro, è sempre e comunque pagato dallo Stato, cioè da noi. Mi sa che per cambiare le cose non basti un semplice vento. Ci vorrebbe la bora...  (Di Luisella Costamagna da http://www.ilsalvagente.it)

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