La manovra 2011 è legge: scuola, università e ricerca più povere. Contratti bloccati fino al 2014
Data: Lunedì, 11 luglio 2011 ore 14:34:58 CEST Argomento: Sindacati
Un intervento
distruttivo che chiude oltre 1.100 scuole, taglia ulteriori 10.000
posti di lavoro nella scuola, blocca il turn over nell’università
ricerca e AFAM, colpisce i lavoratori pubblici già senza contratto da
due anni. E non mancano le norme ad personam.
Continua l'aggiornamento sulla finanziaria il cui testo è stato
pubblicato nella G.U n. 155 del 6 luglio 2011.
Purtroppo, le misure in essa contenute confermano l'intento distruttivo
del governo nei confronti dell'intero settore formativo e dei pubblici
dipendenti.
Ecco articolo per articolo i punti che riguardano i nostri
settori.
Rinnovo dei contratti (art. 16)
I salari dei pubblici dipendenti restano bloccati fino al 31.12.2014. E
cioè un anno in più rispetto al blocco triennale operato da Tremonti
con la manovra del 2010. Nel frattempo è comunque possibile
diversificare la distribuzione del salario accessorio anche se i fondi
destinati alla contrattazione non aumentano. Il 50% di eventuali,
improbabili, risparmi delle amministrazioni invece di andare a
rimpinguare lo scarso stipendio del personale dovranno essere
utilizzati per applicare la legge Brunetta (DLgs 150/2009). È
un'ennesima forzatura per applicare, in assenza di risorse fresche, i
principi del merito e della differenziazione previsti dal decreto
150/2009. Non è la prima volta che viene introdotta questa misura che
già in passato si è rivelata inutile. L'utilizzo di eventuali economie
ai cui si riferisce la norma è possibile solo in presenza di ulteriori
tagli che le singole amministrazioni dovrebbero fare autonomamente, in
aggiunta a quelli già previsti dalla legislazione vigente.
Pensioni (art. 18)
L'età pensionabile delle donne del settore privato, si innalza con
gradualità a cominciare dal 2020 per arrivare a quota 65 nel 2032, un
intervento più soft rispetto a quello riservato alle lavoratrici del
pubblico impiego che, con la manovra dello scorso anno, si sono viste
innalzare il requisito di anzianità a 65 anni dal 2012.
La manovra anticipa dal 2015 al 2014 l'aggancio del momento effettivo
di pensionamento all'aspettativa di vita, questo significa che dal 2014
si avrà un posticipo di circa 3 mesi del momento di pensionamento. Lo
spostamento del momento della pensione andrà ad incidere negativamente
sul possibile turn over del personale in servizio.
Il decreto legge fa cassa sui pensionati che percepiscono assegni da 3
a 5 volte il minimo Inps (da 1.380 a 2.300 euro mensili circa) i quali
avranno una rivalutazione decurtata del 55%; i pensionati con un
assegno superiore a 5 volte il minimo Inps, invece, non avranno alcuna
rivalutazione.
Nella manovra messa a punto da Tremonti sembra esserci anche un
intervento di agevolazione fiscale per redditi derivanti dai piani di
investimento a lungo termine sul risparmio e per le forme di previdenza
e assistenza socio-sanitaria complementare.
Scuola (art. 19)
Restituiti al “servizio attivo” nelle istituzioni scolastiche, dal 1
settembre 2012, i comandati all'INVALSI e all'ANSAS (soppresso dalla
stessa data con contestuale ripristino dell'INDIRE) con perdita di un
patrimonio enorme di professionalità.
Bloccate a decorrere dall'anno scolastico 2012/2013 le dotazioni
organiche del personale docente, educativo ed Ata in entità pari a
quelle del 2011/2012. Lo stesso principio vale per i posti di sostegno
che potranno però essere incrementati in deroga per assicurare
l'integrazione degli alunni disabili solo se non saranno sufficienti
l'assegnazione media di un docente ogni due alunni disabili e
l'utilizzo prioritario delle risorse per la formazione per gli
interventi sulle modalità di integrazione degli alunni disabili. È
chiaro l'intento del Governo: formare il personale in servizio per
negare la necessità di organico aggiuntivo di sostegno.
Introdotta la figura di un rappresentante INPS
nelle commissioni mediche preposte all'accertamento dello stato di
disabilità come garante della veridicità degli atti. Si fa di tutto pur
di indebolire il diritto all'integrazione.
Nella scuola del primo ciclo le attuali direzioni didattiche e scuole
medie vengono aggregate tutte in istituti comprensivi che mantengono
l'autonomia solo se hanno almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 nelle zone
più disagiate. Una misura di dubbia legittimità considerato che si
tratta di operazioni di dimensionamento della rete scolastica che non
sono di competenza dello Stato ma delle Regioni e prevedono un
articolato percorso di condivisione con i comuni. In seguito
all'applicazione di questa norma il numero delle scuole autonome si
ridurrà di 1.130 unità con la conseguente perdita di altrettanti posti
di Dirigenti scolastici e Dsga. Con l'aggregazione verranno tagliati
ulteriori 1.700 collaboratori scolastici per effetto della diversa
distribuzione degli organici in base alle dimensioni delle scuole.
Nel caso in cui il numero di alunni dovesse essere inferiore a 500 la
scuola, anche se autonoma, sarà affidata ad un reggente. Ciò significa
che 1.840 le scuole (vedi tabella con dati Miur) saranno affidate in
reggenza con pesanti ricadute sul piano organizzativo, occupazionale e
finanziario occupazionale.
Riduzione degli esoneri e dei semi esoneri per i collaboratori del
dirigente nelle scuole complesse. La manovra rivede in senso negativo
le condizioni di complessità per consentire gli esoneri/semi esoneri
abrogando la norma che prevedeva la riduzione di un quinto del numero
di classi necessario per avere diritto all'esonero/semiesonero in
presenza di più plessi o sedi.
Questi interventi sono il coronamento di un processo scientemente
organizzato per rendere debole e ingovernabile la scuola pubblica del
nostro Paese, lasceranno migliaia di scuole prive di una dirigenza
stabile con la definitiva trasformazione delle nostre scuole in
istituzioni prive di forza educativa, prive di effettiva direzione, in
un campo pieno di falle e di indicibile sofferenza pedagogica,
didattica, professionale.
La pesante aggressione nei confronti dei docenti inidonei
all'insegnamento per motivi di salute che “assumono la qualifica di
assistente amministrativo o tecnico” comporta il licenziamento di circa
5.000 assistenti precari. Far transitare i docenti inidonei
all'insegnamento nei profili Ata è un fatto inaccettabile sia per i
diretti interessati, che vengono colpevolizzati per il loro stato di
salute, sia per i precari Ata che perderanno il posto di lavoro. Per
non parlare, poi, del totale disprezzo delle professionalità.
Entro 12 mesi dall'entrata in vigore della manovra verrà emanato un
decreto sui percorsi di istruzione e formazione professionale per
renderli coerenti alle modifiche ordinamentali al sistema di istruzione
secondaria superiore. Un ulteriore passo verso la creazione di un
sistema alternativo alla scuola pubblica, utilizzato per adempiere
all'obbligo di istruzione fuori del sistema di istruzione.
Le istituzioni scolastiche di secondo grado e le università potranno
svolgere attività di intermediazione al lavoro, attraverso la
pubblicazione on line dei curricula dei propri studenti.
Visite fiscali (art. 16)
Modificato il Dlgs 165/2001: il comma 5 dell'articolo 55-septies è
sostituito con una norma che rende obbligatoria la visita fiscale dal
primo giorno di assenza solo nei casi in cui l'assenza si verifica
nelle giornate precedenti o successive a quelle non lavorative. Viene
però introdotto l'obbligo di disporre il controllo sulle assenze per
malattia valutando “la condotta complessiva del dipendente e gli oneri
connessi all'effettuazione della visita, tenendo conto dell'esigenza di
contrastare e prevenire l'assenteismo”. Una discrezionalità
inaccettabile finalizzata a ridurre le assenze, che utilizza come
strumento la discriminazione fra il personale da controllare e che
cerca di risolvere il problema dell'alto costo per i controlli. La
manovra infatti stabilisce che per fare fronte agli oneri da sostenere
per gli accertamenti medico-legali sono destinati alle amministrazioni
70 milioni che andranno tolti ai finanziamenti per la spesa sanitaria.
In pratica un ulteriore intervento voluto da Brunetta, a danno dei
lavoratori, per rendere applicabile una riforma inapplicabile. Il danno
per i cittadini è enorme perché saranno loro a pagare, con la riduzione
dei servizi e l'aumento di spese superflue.
Ricerca e università
Restano ferme le attuali disposizioni sul turn over: 20% ricerca e 50%
università.
In realtà già oggi gli enti sono totalmente bloccati a causa della
mancanza di dotazione organica (vedi INGV) e più in generale
dall'assurda previsione di un decreto interministeriale che ha
paralizzato anche la spesa relativa ai pensionamenti del 2009.
Le università, invece, a causa del tetto del 90% (rapporto tra spese
fisse e assegni per il personale) già oggi, in un numero sempre più
alto, non sono nelle condizioni di assumere.
Contenzioso nelle pubbliche amministrazioni (artt. 16 e 19)
Introdotta una norma capestro secondo cui i costi sostenuti dallo Stato
soccombente nel contenzioso ricadono sulle categorie interessate; se la
Corte Costituzionale dichiarasse nulla la norma sulle stabilizzazioni
tutte le assunzioni effettuate sarebbero nulle di diritto.
Una misura semplicemente vergognosa: il Governo sbaglia e viene
condannato dai giudici, ma il prezzo di queste condanne lo pagano i
precari.
Infine, una vera e propria norma ad personam, scritta per salvare i
tagli del ministro Gelmini dai ricorsi della FLC Cgil e dalle relative
sentenze del Tar che li ha dichiarati illegittimi interpretando
retroattivamente una norma della finanziaria 2002. Non ci stupisce da
un governo che ha fatto delle leggi ad personam una consuetudine.
Interventi in materia previdenziale (art. 18 comma 21)
Si prevede un'altra norma ad personam a favore dell'ex direttore
generale dell'ISPESL, Umberto Sacerdote, da oltre sei mesi
sostanzialmente inattivo e sostituito nelle funzioni dai vertici
dell'INAIL: continuerà a mantenere lo stipendio fino a fine anno; e
pensare che proprio il taglio di questo stipendio era una delle voci di
risparmio prevista dalla L. 122/10 per giustificare la soppressione
dell'ex-ISPESL.
Contributo obbligatorio per le controversie in materia di lavoro (art.
37 comma 6)
Questa norma impone il pagamento del contributo unificato per
tutte le cause in materia di lavoro, comprese quelle previdenziali, che
fino ad ora sono sempre state esenti.
Il ricorrente dovrà pagare – secondo il testo - il contributo
unificato, a seconda del valore della causa e del suo reddito
imponibile se questo supera i 21,256,32 euro. Diventa a pagamento
anche il ricorso al Capo dello Stato che finora era completamente
gratuito. Da ora in poi si pagano € 600,00.
Per la prima volta nella storia della Repubblica il Governo si
accanisce contro i cittadini lavoratori, pensionati e disoccupati che
intendano far valere i propri diritti dinanzi all'autorità giudiziaria.
Già con il “collegato al lavoro” (L. 183/2010) sono stati lesi
diritti fondamentali delle persone con l'introduzione di norme odiose
contro i precari e di complicazioni procedurali nella gestione del
contenzioso.
Considerazioni finali
Confermiamo le nostre valutazioni molto negative sull'operato del
Governo che perseguita i lavoratori pubblici già a partire dal 2008.
Infatti, con la prima manovra finanziaria di Tremonti (L. 133/2008) il
Governo ha dato il via alla più grossa riduzione della storia della
Repubblica degli investimenti pubblici all'offerta formativa, dei
diritti dei lavoratori e della contrattazione decidendo per legge su
materie che prima erano riservate al contratto.
Ci batteremo perché questa finanziaria, indegna di un paese civile, che
fa pagare la crisi ai soliti noti, dipendenti pubblici e persone a
reddito fisso, venga modificata prima della sua conversione in legge.
È necessario che il Governo cambi strategia, dichiarando guerra
all'evasione fiscale, tassando le rendite dei Paperoni d'Italia e
tagliando gli spropositati costi della politica.
Per questa via è possibile liberare risorse fresche per uscire dalla
crisi investendo nei settori nevralgici di un paese che vuole essere
moderno e democratico. (da Flc-Cgil)
redazione@aetnanet.org
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