Il prof: perché non abolire il voto di maturità?
Data: Lunedì, 11 luglio 2011 ore 10:02:32 CEST Argomento: Rassegna stampa
Gli esami di stato
finiscono in un letto di Procuste. È questo l’esito di tante ansie e
tanto impegno, sia degli studenti sia degli insegnanti: un numero che
nella mente del legislatore dovrebbe essere la somma oggettiva del
credito scolastico e delle prove e dovrebbe fotografare il valore di
ogni studente. Questa è la favola che ci ha raccontato chi ha elaborato
questo meccanismo che nella realtà difficilmente va a cogliere il
valore reale della preparazione scolastica di ogni
studente.
Sarebbe ora di denunciarlo a chiare lettere. Il meccanismo non
funziona, il numero con cui si identifica l’esito finale degli esami
significa poco o nulla, perché è una somma di prestazioni e molto
spesso esito di una mediazione, per cui non si capisce che cosa di
fatto abbia acquisito uno studente, che abilità abbia, che capacità sia
in grado di esercitare. La fotografia più esemplificativa di questo
pasticcio è come tante commissioni arrivano a esprimere il voto del
colloquio. Si configura spesso una situazione del genere: gli
insegnanti dell’area scientifica valutano il colloquio in modo appena
sufficiente, quelli dell’area umanistico-letteraria lo ritengono buono,
per cui bisogna mediare e il presidente propone di dare un bel 24.
Che cosa significa quel 24? Nulla, perché come vanno perse le
difficoltà che ha lo studente nelle discipline scientifiche, così non
vengono evidenziate le sue eccellenze a livello umanistico-letterario.
E così il voto finale è l’esito di una somma di tante mediazioni, con
la pretesa di identificare il valore complessivo della preparazione di
uno studente. Lasciando da parte le ingiustizie che tale sistema
produce, la questione seria è che questa forma di valutazione è
assurda, è infatti un giudizio di massima sul valore scolastico di uno
studente che non può come tale portare alla luce chi sia in realtà
quello studente.
Sarebbe ora di eliminare il voto di maturità, che tra l’altro non serve
a nulla, perché il mondo universitario lo registra a fatica e il mondo
del lavoro non lo ritiene credibile. Al suo posto sarebbe più efficace
un giudizio di superamento degli esami che identifichi gli aspetti
positivi della preparazione di uno studente, le sue abilità, le
capacità sviluppate. In questo modo ad ogni studente verrebbe
riconosciuto il suo effettivo valore e potrebbe poi spenderlo o per
trovare lavoro o per la scelta universitaria.
L’eliminazione del voto di maturità, oltre ad essere utile per gli
studenti, toglierebbe gli insegnanti dalla contraddizione del sistema:
un insegnante di storia avrebbe finalmente il pieno diritto di valutare
nella sua materia senza poi dover fare strane alchimie per cui il voto
finale deve essere la mediazione con la valutazione di scienze e di
fisica. Bisogna mettere fine e al più presto a queste somme che non
portano all’oggettività, ma solo a confusione e ingiustizie.
(di Gianni Mereghetti da Il Sussidiario)
redazione@aetnanet.org
|
|