Niente prof per dieci anni
Data: Venerdì, 08 luglio 2011 ore 12:28:38 CEST Argomento: Rassegna stampa
Ricordate i
precari della scuola? E le promesse del ministro dell’Istruzione
Mariastella Gelmini: nel giro di pochi anni li assumeremo tutti? Il
mondo dei giovani ha scoperto come andrà a finire: i precari verranno
assunti, e loro rimarranno senza lavoro almeno per una decina d’anni.
Le cifre lasciano pochi dubbi su quel che accadrà, in particolare alle
superiori. Il ministero ha calcolato che per il prossimo anno
scolastico, il 2012-13, ci sarà bisogno di 26 nuovi prof abilitati, in
media poco più di uno per regione. In realtà in alcune regioni non
hanno bisogno di nuovi prof di lettere. Accanto alla casella di
Lombardia, Friuli, Piemonte e Umbria c’è scritto molto semplicemente:
zero.
Si dirà: ma ancora volete nuovi prof di lettere? E va bene che
siamo un popolo di scrittori e poeti ma bisogna anche pensare al
futuro, a materie più aperte al mondo scientifico e del progresso.
Informatica, ad esempio. In totale 63 nuovi posti da prof da abilitare
per il 2012-13. Zero in Calabria, Molise, Sardegna e Umbria dove,
evidentemente, non hanno ulteriori necessità con le lezioni su computer
e dintorni. Un posto in regioni come Lazio, Campania e Sicilia dove il
numero degli studenti e l’ampiezza del territorio lascerebbero
immaginare ben altra voglia di investire in una materia che dovrebbe
essere alla base dei saperi di tutti gli studenti del Terzo Millennio.
Dopo aver letto tabelle su tabelle di cifre come queste i componenti
del Coordinamente Liste per il Diritto allo Studio che fa parte del
Consiglio Nazionale degi Studenti Universitari ha deciso di scrivere al
ministro una lunga lettera al ministro Gelmini per chiederle di
ripensarci, di salvare il futuro dei giovani che da grandi vorrebbero
diventare dei prof.
«Chi vuole fare l'insegnante se lo
scordi, almeno per dieci anni. Se tutto andrà bene. Chi sta
frequentando o vorrà iscriversi il prossimo anno a un corso di laurea
in matematica, lingue, lettere, filosofia, scienze motorie, ecc., con
l'intenzione di insegnare, sappia che non sarà possibile, perché i
nuovi posti previsti dalle tabelle ministeriali per ottenere
l'abilitazione all'insegnamento - anche nelle principali classi di
concorso - ammontano sostanzialmente a zero fino al 2015. “Zero
tituli”. E, presumibilmente, si discosteranno di poco dallo zero fino
al 2018», spiegano.
Il motivo? Dare la precedenza ai
precari, rispondono gli studenti. «Il governo ha compiuto la sua
scelta (calcolata o subita): sta dalla parte dei già abilitati non
ancora immessi in ruolo e inseriti nelle graduatorie a esaurimento. Una
scelta, è inutile nasconderlo, che soddisfa pienamente le richieste dei
sindacati e privilegia i “diritti acquisiti”. Il tempo di smaltimento
delle suddette graduatorie è stimato dagli uffici ministeriali in sette
anni (ma alcuni bene informati dicono dieci o quindici), perciò prima
di quella data non vi saranno nuovi ingressi. E i giovani? Si
arrangino. Del resto, quelli che vogliono insegnare rappresentano un
modesto serbatoio di voti e sono alla fin fine innocui. Siano loro il
capro espiatorio!».
In altri termini, una «guerra tra
poveri». E i giovani hanno deciso di ribellarsi perché il
problema dei precari esiste e va risolto - dicono - «ma non possiamo
condividere che il prezzo di questa stratificata e annosa situazione lo
debbano pagare unicamente i giovani, cioè noi».
La lettera è stata diffusa una settimana fa ed ha già scatenato un
acceso dibattito in rete. Elio Franzini, docente di Estetica
nell’Università statale di Milano, membro della Commissione
ministeriale che ha stilato il Regolamento sulla formazione iniziale
degli insegnanti: «Sarebbe un disastro sociale e culturale. Se questi
numeri fossero confermati, e non si aprisse il tirocinio formativo
attivo per un numero anche contenuto dei nostri giovani, sarebbe un
danno per la scuola, che non avrebbe forze nuove, e per l’università,
poiché renderebbe molto meno credibili alcuni importanti percorsi
formativi», ha spiegato al sito Il sussidiario.net. Oltretutto le tabelle - aggiunge - appaiono
anche sospette: «In tutte le classi di abilitazione il numero esatto
dei precari coincide con quello del fabbisogno! Le graduatorie una
volta erano pluriabilitanti, e fatte di persone che figuravano dunque
più volte perché abilitate in più classi di concorso; tali graduatorie
contengono anche persone che probabilmente - almeno in parte - ora
fanno altro nella vita e non insegnano più. Questi semplici elementi
devono giocoforza legittimare un approccio molto più articolato».
(di Flavia Amabile da http://www.lastampa.it/)
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