The Importance of Being Earnest. E’ più importante chi è “eletto preside” oppure chi ha in tasca un “concorso a preside”? (Prima parte)
Data: Venerdì, 08 luglio 2011 ore 01:00:00 CEST Argomento: Redazione
Nei paesi
democratici l'elezione è un procedimento decisionale per cui vengono
scelte (con voto segreto o palese) delle persone per un incarico
rappresentativo, esecutivo, direttivo, amministrativo,
giudiziario. Il concorso vuol dire tante cose: è una gara e
competizione; è una selezione per l'attribuzione di posti lavoro o di
responsabilità. Parlare e scrivere del Concorso a Presidi e della loro
eventuale eleggibilità è possibile farlo dopo un opportuno flashback,
che non è una malattia né un vizio, ma un’arte per illuminare
l’oggi attraverso il passato.
Per capire il pianeta scuola è utile partire dal 1974, anno dei Decreti
Delegati,. Storicamente il rinnovamento della scuola in Europa è il
risultato delle lotte democratiche, che si combatterono negli anni ‘60
e ’70. Protagonisti di questo fondamentale periodo furono i giovani
intellettuali, i quali nei loro interventi minarono la stabilità delle
strutture piramidali in ogni campo della vita sociale, compresa la
scuola. I giovani del ‘68 lottarono per un ritorno ai valori
democratici, alla dignità umana, all’essere (come proponeva
Fromm). Prima degli anni 60, il rapporto che legava il preside ai
docenti e i docenti agli alunni era disciplinare, autoritario e
monolitico. La contestazione studentesca e gli scioperi del ‘72 e del
‘73 portarono all’emanazione dei Decreti Delegati, che resero la scuola
aperta alla società e non più un mondo autoctono o una monade
leibniziana.
La riforma scolastica fece innanzi tutto
chiarezza sullo stato giuridico del personale direttivo, ispettivo,
docente e non docente e furono istituiti gli organi collegiali. Furono
in gran parte accolte le richieste della piazza e nella scuola spirò
una ventata di democrazia e di partecipazione. Venne annullato il concetto di scuola a
sviluppo piramidale di Gentile: il preside non regolava ed imponeva più
da solo il funzionamento della scuola, che ora veniva gestita anche dal
personale docente e non docente, dagli studenti e - grande
novità! - dai genitori. Venne istituito il Consiglio di Classe e il
Collegio dei Docenti (organo importante e decisionale in merito alla
programmazione ed all’indirizzo didattico); diventò frutto di elezione
il Consiglio d’Istituto (aperto ai genitori e agli studenti delle
superiori) a presidenza genitoriale, con compiti amministrativi e di
gestione delle spese. Soltanto il capo di Istituto continuò ad arrivare
per concorso ma da allora è stato detronizzato e fortemente limitato
nei suoi poteri, tanto da espletare una funzione rappresentativa e di
supervisione.
A quasi 40 anni dalla sua
democratizzazione, la scuola è però ancora lontana dal rinnovamento
completo e si mostra – purtroppo - anacronistica, inadeguata ed
impreparata alle necessità di una società tecnologica in continua
evoluzione con problemi legati ormai alla globalizzazione. In attesa di
un provvedimento di riforma, sempre annunciato e mai varato, gli organi
collegiali restano disciplinati nella parte prima del Testo Unico,
integrato e modificato da successivi provvedimenti normativi.
Il Collegio dei docenti, tra gli organi
collegiali della scuola, è quello che ha la responsabilità
dell’impostazione didattico-educativa, in rapporto alle particolari
esigenze dell’istituzione scolastica e in armonia con le decisioni del
consiglio di circolo o di istituto. Esso mantiene competenza esclusiva
per quanto attiene agli aspetti pedagogico-formativi e
all’organizzazione didattica e, concorre, comunque, con autonome
deliberazione alle attività di progettazione a livello d’istituto e di
programmazione educativa e didattica, mentre il consiglio di circolo o
di istituto ha prevalenti competenze economico-gestionali. Compete al
Collegio dei docenti l’elezione democratica dei professori del comitato
di valutazione, l’elezione dei rappresentanti docenti nel consiglio di
circolo o di istituto, la nomina dei responsabili delle funzioni
strumentali previste dal P.O.F. Sono state però sottratte al
Collegio dei docenti le competenze "gestionali" in senso stretto e non
compete più ad esso la scelta dei collaboratori intesi come staff della
dirigenza scolastica per specifici compiti di gestione e di
organizzazione.
Per l’art.
396 del T.U. il Dirigente Scolastico assolve alla funzione di
promozione e di coordinamento delle attività di circolo o di istituto;
presiede alla gestione unitaria di dette istituzioni, assicura
l'esecuzione delle deliberazioni degli organi collegiali ed esercita le
specifiche funzioni di ordine amministrativo, escluse le competenze di
carattere contabile, di ragioneria e di economato, che non implichino
assunzione di responsabilità proprie delle funzioni di ordine
amministrativo. In sintesi, il D.S.: presiede il Collegio dei docenti,
il comitato per la valutazione del servizio dei docenti, i consigli di
di classe, la giunta esecutiva del consiglio di circolo o di istituto;
procede alla formazione delle classi, all'assegnazione ad esse dei
singoli docenti, alla formulazione dell'orario, sulla base dei criteri
generali stabiliti dal consiglio di circolo o d'istituto e delle
proposte del collegio dei docenti; adotta o propone i provvedimenti
resi necessari da inadempienze o carenze del personale docente,
amministrativo, tecnico e ausiliario; mantiene i rapporti con
l'amministrazione scolastica nelle sue articolazioni centrali e
periferiche, con gli enti locali che hanno competenze relative al
circolo e all'istituto e con gli organi del distretto scolastico; cura
l'attività di esecuzione delle normative giuridiche e amministrative
riguardanti gli alunni e i docenti. Dulcis in fundo, l’introduzione
dell’autonomia scolastica (D.P.R. n. 275/1999 del MPI Berlinguer)
ha segnato l’atto di nascita dei presidi-manager, togliendo per
esempio al Collegio dei Docenti il diritto di nominare i collaboratori
e il vicepreside, che diventava appannaggio del D.S.
Sempre nel T. U. agli artt. 398-446 si trova
l’attuale normativa per il “reclutamento” (proprio così, come tra i
militari !) dei presidi. Cioè si
regolamentano i concorsi da svolgere ogni tre anni (!), dando per
scontato che sono l’unico modo per fare carriera, anche
economica, nel mondo della scuola. I concorsi per il
reclutamento del personale direttivo constano di una prova scritta e di
una prova orale dirette ad accertare l'attitudine e la capacità del
candidato all'esercizio della funzione direttiva. Ai concorsi
possono partecipare i docenti forniti di laurea, che appartengono ai
ruoli del tipo e grado di scuola o di istituzione cui si riferisce il
posto direttivo e che abbiano maturato, dopo la nomina nei ruoli, un
servizio di almeno cinque anni effettivamente prestato.
Modestamente, anche se non ho mai
desiderato fare il preside - come migliaia e migliaia di tanti altri
docenti - mi sento in grado di poterlo fare e bene, al di là di una
“concorso” a premi e per diverse ragioni che esporrò in un altro post.
T.p.C. (Tanto
per capirci). In inglese "Earnest" (onesto) ed "Ernest" (Ernesto)
si pronunciano allo stesso modo. Oscar Wilde già nel titolo del suo
testo teatrale metteva alla berlina tutta quella cura dell'apparenza e
della forma che era il vanto dell’alta società nell’Inghilterra
vittoriana.
(Fine della prima parte).
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com
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