Gelmini ammazza le scuole serali
Data: Giovedì, 07 luglio 2011 ore 12:41:52 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il governo
continua a tagliare sull'istruzione e questa volta, sotto la scure del
ministro Gelmini finiscono i corsi serali delle scuole secondarie
superiori. Dall'anno scolastico 2011/2012 infatti le prime, le seconde,
le terze e alcune quarte verranno abolite lasciando così
progressivamente morire uno dei diritti sociali, quello allo studio,
garantito dall'articolo 34 della nostra Costituzione.
Un provvedimento lasciato ambiguamente alla discrezione dei singoli
uffici scolastici regionali, che possono, a seconda delle risorse,
decidere di chiedere o meno l'eliminazione delle classi.
Al momento, a farne le spese sono proprio
quelle regioni dove i corsi serali hanno svolto nel passato e tuttora
svolgono una funzione sociale significativa soprattutto per
l'integrazione degli stranieri extracomunitari. Puglia e Sardegna in
primis, ma anche Campania, Marche, Liguria, Emilia Romagna si sono
adeguate alle indicazioni ministeriali, ma la sensazione è che presto
molte altre regioni si aggiungeranno.
Nonostante le manifestazioni, i
cortei, le proteste e i gruppi su facebook il silenzio sulla vicenda è
assordante e al tempo stesso eloquente. E' trascorso, infatti, più di
un mese da quando la professoressa Maria Tattoli, docente da più di
venticinque anni nei corsi serali all'Istituto Righi di Cerignola in
provincia di Foggia, ha denunciato quanto si stava verificando nella
sua regione. Il 26 maggio il dirigente scolastico del Righi ha ricevuto
una mail dall'ufficio scolastico provinciale nella quale si invitava
l'istituto a verificare, sull'apposito sistema intranet denominato
Sidi, le classi autorizzate per l'anno scolastico 2011/2012. Da qui
l'amara scoperta. Niente più prime e seconde classi, che qui sono
accorpate, e neanche terze e quarte.
«Per l'anno prossimo avevamo già 28 iscritti al monoennio (biennio), mi
sono impegnata per tre mesi, con incontri, manifesti, passaparola,
cercando persone che avevano abbandonato gli studi e ora con questi
tagli tutto è svanito, ma non mi arrendo», dice Tattoli, che ha
iniziato la sua battaglia riuscendo a ottenere dal direttore regionale
dell'ufficio scolastico una classe, la quarta che quanto meno
consentirà a diversi studenti di chiudere il ciclo scolastico.
Nel frattempo, dal Csa (centro servizi amministrativi) di Foggia, si
giustificano così: «Si è deciso di adottare questo criterio per non
penalizzare i corsi antimeridiani, in vista della necessità di tagliare
159 classi».
Dalla Puglia alla Sardegna i problemi sono gli stessi. Tiziana Sanna,
segretario provinciale di Cagliari per la Flc-Cgil, da un mese sta
conducendo una campagna di sensibilizzazione sulla questione: «Io mi
sono diplomata grazie ai corsi serali statali, posso quindi
testimoniare quanto sia importante questo strumento nel nostro
territorio e vederlo andare in fumo è per me motivo di sconforto. Si
vuole delegare agli istituti privati le funzioni di questo tipo di
istruzione, il che significherebbe l'impossibilità di accesso per la
maggior parte delle persone. Sono più di tre anni che si cerca di
smembrare la scuola serale, le prime già non esistono più e già
dall'anno prossimo spariranno 47 classi, praticamente tutta l'offerta
formativa. Cagliari si è mobilitata ma devo dire con la totale assenza
del governo regionale e delle istituzioni. Ora abbiamo la
manifestazione del 12 luglio a Monte Claro. In quell'occasione è
previsto un incontro con la provincia, i sindacati, i sindaci e la
regione».
Anche il segretario provinciale dello Snals di Cagliari Angelo Concas
si è schierato contro i tagli: «La nostra posizione è molto critica, i
docenti dei corsi serali avevano già fatto affidamento sui corsi del
prossimo anno e ora con questi tagli si ritroveranno a spasso. Noi
abbiamo segnalato la cosa alla segreteria nazionale che dovrà insistere
con il ministero per risolvere la questione».
Sull'isola le esperienze positive di questi corsi sono moltissime. In
provincia di Olbia Tempio, a Oschiri, paese di quattromila abitanti,
l'istituto professionale Ipia(istituto professionale industria e
artigianato) ha portato al diploma numerosi studenti lavoratori.
Annarita Coccu, collaboratrice scolastica, 51 anni, ne è un esempio. La
signora ha conseguito quest'anno il diploma che le consentirà di poter
accedere a funzioni lavorative di fascia più alta. «Dividersi tra il
lavoro, la famiglia e lo studio è stato un grandissimo sacrificio;
però, la soddisfazione del diploma mi ha ripagato di tutte le fatiche.
Mi dispiace moltissimo per il futuro di questi corsi. All'Istituto c'è
preoccupazione per questi tagli. Molti dei docenti infatti rischiano il
posto l'anno prossimo. Sono tutti insegnanti che fanno i salti mortali
e macinano chilometri per venire a insegnare qui. Sarebbe davvero una
beffa per il nostro paese».
(di Davide Mosca da
http://espresso.repubblica.it/)
redazione@aetnanet.org
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