Scuola e disabilità a Catania e provincia, i tagli che fanno male all’integrazione
Data: Martedì, 05 luglio 2011 ore 20:16:28 CEST Argomento: Rassegna stampa
La bozza
della Manovra Tremonti, di cui si è parlato tanto in queste settimane,
ha inflitto la sua scure anche alla scuola, imponendo il tetto massimo
di un insegnante di sostegno ogni due studenti disabili.
A questo punto, una riflessione sul sistema scolastico siciliano, alla
luce delle imminenti riforme e della “fotografia” scattata dall’Istat,
è d’obbligo.
I dati elaborati al 19 gennaio 2011 ci dicono che nella scuola
dell’obbligo, negli ultimi 20 anni, si è assistito a una crescita
progressiva della presenza nelle scuole di alunni con disabilità ed in
particolare, nell’ultimo decennio, il numero degli alunni diversamente
abili è cresciuto del 45%, superando la soglia dei 200.000 alunni
nell’anno scolastico 2009/2010.
Conferma queste stime il convegno romano del 13 giugno 2011 organizzato
per illustrare il rapporto”Alunni con disabilità nelle scuole italiane:
bilancio e proposte” elaborato dalla Fondazione Giovanni Agnelli, la
Caritas Italiana e Fondazione
Treelle.
Ed è guardando a questa crescita che le tre associazioni hanno
promosso una riflessione e nuove proposte per rilanciare l’attuale
rapporto tra scuola e disabilità in Italia. Lo studio, in realtà, non
propone di tagliare i fondi ma di cambiare le regole. Si tratta di
progetto molto ambizioso, con diverse proposte di indubbio interesse ma
anche di notevole criticità. La Sicilia presenta un volto non
particolarmente positivo in merito all’argomento.
La Regione destina alle esigenze della categoria 6,5% dei propri
investimenti economici ma non brilla ,ad esempio, per il rispetto delle
caratteristiche architettoniche quale la presenza di percorsi idonei
interni ed esterni fruibili dagli studenti disabili.
Rilevante il passivo nella fascia d’istruzione primaria, minore il gap
nella scuola secondaria di primo grado.
Buono invece il rapporto tra alunni con disabilità ed il numero di
insegnanti di sostegno che utilizzano la tecnologia per la didattica
speciale.
La recente riforma voluta dal ministro Mariastella Gelmini rende queste
percentuali oscillanti.
I tagli voluti dal MIUR non hanno risparmiato questo delicato ambito
dell’istruzione pubblica italiana, destando l’allarme di tutte le
organizzazioni che si battono per la causa della piena integrazione.
Un campanello d’allarme è stato suonato anche dai sindacati scolastici,
come mostra la lucida analisi fatta dalla Cisl Sicilia sezione Scuola
di Catania, dove si denuncia chiaramente la controtendenza scaturita
dopo la riforma ministeriale.
Nella provincia catanese la popolazione scolastica disabile ricopre il
2,3 % per un totale di 20.000 giovani diversamente abili.
In cinque anni, nella scuola primaria sono state cancellate 281 classi
e tagliati 380 insegnati di sostegno, nonostante oggi vi sia un aumento
degli alunni diversamente abili di 43 unità.
Secondo le stime prospettate per l’anno scolastico 2011/2012
nell’organico delle scuole catanesi ci saranno circa 2.025 studenti
disabili su un totale di posti per insegnanti di sostegno di 780 unità.
In media, continua l’analisi della Cisl Scuola Catania, nascerà almeno
una classe con 27 alunni e 3 disabili con immaginabili disagi di
gestione da parte degli insegnanti e l’aumento dei costi indiretti.
Non mancano le isole felici come il Centro Universitario della
disabilità di Palermo.
Qui i fondi provengono direttamente dal Miur, il ministero
dell’Università e della Ricerca, e vengono gestiti da una Commissione
di Ateneo Interfacoltà. Il rapporto stilato Ateneonline afferma che nel
centro palermitano sono garantite attrezzature tecniche specifiche e
sussidi didattici come i computer poratatili, i voltapagina, caschetti
con la penna, oltre a delle borse di studio per loro.
Il centro è dotato inoltre di un’aula multimediale con 11 postazioni
per studenti con qualsiasi tipo di disabilità, da quella visiva a
quella motoria, passando per quella uditiva, e di una
biblioteca-emeroteca che raccoglie molte pubblicazioni sulla disabilità
e non solo.
Il Cud di Palermo rappresenta dunque un vanto per l’intera regione ma
l’integrazione degli alunni e gli studenti disabili d’Italia e Sicilia
non può essere una garanzia presente nel territorio a macchia di
leopardo.
________________________________________
Mobilità insegnanti. Continuità didattica compromessa
Il rapporto “Alunni con disabilità nelle scuole italiane: bilancio e
proposte”, calcola anche la spesa annuale totale che è stimata intorno
a 4 miliardi di euro, all’interno della quale le voci più significative
sono le retribuzioni dei 95.000 insegnanti di sostegno e i compensi
erogati dagli enti locali agli operatori e a figure esterne alla
scuola.
Secondo lo stesso rapporto il numero di alunni con disabilità per
docente di sostegno è rimasto nel tempo sostanzialmente stabile,
oscillando fra 1,9 e 2 a livello nazionale, con differenze
territoriali.
è motivo di preoccupazione, invece, l’elevata mobilità degli insegnanti
di sostegno, superiore a quella dei curricolari: oltre il 40% degli
allievi con disabilità cambia insegnante di sostegno una o anche più
volte all’anno, con conseguenze negative per la continuità didattica e
l’efficacia del processo d’integrazione che dunque presenta degli
andamenti discontinui regione per regione.
Occorre garantire ai giovani disabili l’intergrazione ed alla nostra
società la massima espressione della sua diversità, che qualora si
manifestasse, porterebbe ad una crescita civile collettiva e non
particolare.
(di Chiara Borzì da http://www.qds.it)
redazione@aetnanet.org
|
|