Chi non conosce la Costituzione è meglio che non faccia il ministro soprattutto dell’economia e finanze.
Data: Sabato, 02 luglio 2011 ore 07:11:31 CEST
Argomento: Redazione


Leggo le notizie di agenzia sulla manovra varata ieri. Per la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale  bisogna aspettare probabilmente lunedì prossimo. Conosciamo solo le oltre cento pagine della bozza che è entrata al Consiglio dei ministri. Nessuno ha letto ancora il testo approvato dal governo. Neppure il Sole24ore. Gli analisti economici passeranno al setaccio il testo del decreto legge. Per me che non sono un economista e vale la saggezza del proverbio antico: “Sutor, ne ultra crepidam” (Ciabattino, non oltre le scarpe!).  So però da fonte sicura che la difesa dei conti di uno  Stato non può essere l’unico elemento per valutare l’opera di un ministro  dell’economia e finanze. Anche se a scuola dedico molto tempo all’ educazione civica,  non voglio andare fuori dal mio seminato. 
In conferenza stampa,a proposito dell’Election  day, il MEF Giulio Tremonti ha dichiarato che è previsto l'accorpamento tra le elezioni politiche o amministrative in un'unica giornata, “tranne i referendum che per Costituzione vanno fatti in modo separato”. Ma quale Costituzione cita? Non certo quella italiana. E non è la prima volta che lo dice. Intervenendo alla trasmissione di Lucia Annunciata "In mezz'ora" su Rai Tre. il ministro (avvocato e docente universitario)  aveva già esposto la sua tremontiade : «Accorpare la data delle elezioni col referendum è contro lo spirito e la logica della Costituzione: lo vieta la legge. Se c'è un meccanismo per risparmiare sul referendum non è certo violando la legge. I costi, andrebbero messi a carico di chi ha inventato il referendum: i referendari sembrano sempre più una setta che fa delle cose che agli italiani interessano sempre meno».
     Secondo Giovanni Guzzetta, Tremonti dice assurdità. «Quando afferma che l'election day abbinato al referendum andrebbe contro lo spirito della Costituzione, probabilmente è condizionato dalle frequentazioni leghiste. Sorprende che dopo Maroni persino il ministro dell'Economia faccia adesso simili dichiarazioni da ignorante, ovvero da persona che ignora non soltanto i fondamentali del diritto costituzionale, ma anche ciò che le leggi vigenti dicono.  Da quando si sono sparse certe menzogne sulla presunta illegittimità dell’election day non manca giorno in cui un presidente emerito della Corte costituzionale non ci spieghi che sono soltanto sciocchezze”. Per nostra fortuna Tremonti fa il ministro dell'Economia. Però, se conosce così male la Costituzione come può pensare di fare una manovra che rispetti la Carta fondamentale dello Stato? Come può fare l’interesse della nazione?
     In commissione Bilancio della Camera Tremonti ha detto che bisogna inserire nella Costituzione Italiana il divieto di contrarre debito pubblico. Dal 2015 l’Italia, il governo, il Parlamento, le maggioranze, le Regioni, i Comuni non devono più fabbricare debito pubblico. E quindi i sindacati, gli industriali, i dipendenti pubblici, i commercianti, i comitati, i cittadini, i movimenti, la società civile e l’arcipelago delle corporazioni devono smettere di chiedere di crearlo quel debito. Chissà se i parlamentari in quella Commissione ascoltando si sono resi conto che con quel divieto dovrebbe cambiare i suoi connotati tutta la politica, tutto il modo di raccogliere consenso e voti, tutto l’essenza della politica attuale che è solo e soltanto distribuzione di pubblico denaro...
     Il ministro usa un tono di comunicazione rassicurante, apparentemente competente, ma il contenuto delle sue affermazioni è di fatto ansiogeno e terrorizzante. Ad essere ottimisti la ricchezza dell’Italia tenderà a ridursi, perché non corrisponde a investimenti e non è vissuta come tale dagli italiani. Nei paesi che circondano il sud dell’Italia ci si batte per la libertà e per non morire di fame. Nei paesi a nord ci sono politiche per sconfiggere l’obesità e le malattie da essa derivate. Noi stiamo in mezzo. Tremonti fa sempre più il cattedratico e sempre meno il ministro. E mentre propone una manovra di tagli che - secondo lui - permetterebbe all’Italia di rispettare gli impegni assunti con l’Europa (“pareggio del bilancio entro il 2014”) e pensa di ritoccare le pensioni, di inasprire il prelievo fiscale e di potare il bilancio di molti ministeri, il governo (compresa la Lega) vuol continuare la guerra in Libia nonostante che il costo della missione internazionale è destinato a salire vertiginosamente. Tremonti continua da anni a tagliare, non sulle spese che vanno in direzione opposta all’art. 11 della Costituzione, quanto piuttosto sull’occupazione degli insegnanti e del personale amministrativo a tutti i livelli (in barba all’art. 1), bloccando contratti, scatti, aumenti stipendiali fino al 31 dicembre 2014.
     Aspettiamo “comunque” la Gazzetta Ufficiale.

  Giovanni Sicali
  giovannisicali@gmail.com






Questo Articolo proviene da AetnaNet
http://www.aetnanet.org

L'URL per questa storia è:
http://www.aetnanet.org/scuola-news-242892.html