Nucleare, ciò che poteva essere e non sarà
Data: Venerdì, 01 luglio 2011 ore 16:38:47 CEST Argomento: Rassegna stampa
Se il
quorum del referendum sul nucleare fosse fallito, sarebbe scattato,
dopo l’anno di pausa imposto dalla moratoria, formalizzata nel decreto
legge n. 34/2011, un piano di mini centrali nucleari su tutto il
territorio nazionale, ovvero un piano alternativo a quello basato su
centrali tradizionali di tipo EPR. Molti ambientalisti e addetti ai
lavori sostengono che l´asse con i francesi (Centrali elettronucleari
EPR) del gruppo Areva, sarebbe stato sostituito da quello con gli Usa
(centrali elettronucleari IRIS) del gruppo Westinghouse-Ansaldo.
Facciamo un passo indietro, un documento di scenario prodotto nel 2009
dal Politecnico di Milano e dall´Enea per conto del ministero per lo
Sviluppo economico, prendeva in considerazione due ipotesi di “nucleare
classico”, la prima centrata su centrali EPR dei francesi di Areva,
risultati poi vincitori, e la seconda su centrali Ap1000 degli
americani di Westinghouse. Nello stesso documento veniva
contestualmente presa in considerazione una terza possibilità di
nucleare sperimentale, quella di reattori modulari sviluppati da IRIS,
consorzio a guida ancora Westinghouse.
Dopo la tragedia di Fukushima, molti esperti si sono interrogati se il
modello delle centrali nucleari di grossa taglia, come lo sono oggi
tutte quelle funzionanti nel mondo, sia ancora da realizzare, oppure se
non è opportuno considerare l´adozione di reattori più piccoli e
modulari, in altre parole di progettare una rete di minireattori, per
studiarne a fondo le caratteristiche e le fattibilità costruttive.
IRIS è un reattore innovativo di piccola taglia (100-300MWe)
pressurizzato ad acqua leggera con la peculiare caratteristica di avere
un sistema primario completamente integrato. Tutti i principali
componenti del sistema di refrigerazione primaria, incluso generatori
di vapore, pompe di alimentazione e pressurizzatore, sono alloggiati
insieme al combustibile nucleare all’interno di un unico recipiente in
pressione di dimensioni tipiche di quello di un BWR. Il progetto
innovativo di IRIS avrebbe potuto offrire soprattutto un potenziale
miglioramento nella sicurezza, tentando di eliminare già in fase di
progetto la probabilità di un incidente da perdita di refrigerante
sulle tubazioni primarie (Large LOCA). Le sue dimensioni ridotte e il
suo progetto modulare avrebbero potuto, in teoria, semplificare le
operazioni di costruzione in sito, rendendo il reattore appetibile al
nostro Paese, che non dispone di idonei siti per la collocazione di un
impianto di grossa taglia come quelli di vecchia generazione.
Quanto detto sarebbe stato un addolcire la pillola del nucleare,
mantenendo però intatte le possibilità di rischio, sia in fase
costruttiva, che di gestione di esercizio, ma soprattutto in fase di
futuro stoccaggio delle scorie prodotte. Ma c’è di più, leggendo
attentamente la prefazione di un discutibile libro dal titolo
“Nucleare? Sì per favore”, si notano alcuni auspici sul rimettere in
moto alcune centrali elettronucleari già funzionanti in Italia prima
del 1987.
A questo proposito Paolo Fornaciari, Presidente del Comitato Italiano
per il Rilancio del Nucleare diceva: “Caorso e Trino potrebbero, e
dovrebbero, essere riavviate. Altrove è stato fatto: a Medzamor
(Armenia), in base ad un accordo che feci io stesso con il ministro
dell’Energia armeno, la centrale nucleare, fermata per un terremoto, è
stata riavviata dopo 15 anni; e una unità di Browns Ferry, Alabama
(USA), fermata per un incendio, è stata riavviata dopo 12 anni. E a
Caorso e a Trino non ci sono stati né terremoti né incendi”.
Quindi, in caso mancato quorum referendario, avremmo potuto assistere
al riciclo di due centrali elettronucleari, la prima quella di Caorso,
attiva dal 1° dicembre 1981, avente un unico reattore da 860 MW di
potenza elettrica netta, a uranio leggermente arricchito, moderato ad
acqua leggera e raffreddato secondo lo schema ad acqua bollente (BWR)
di generazione BWR4. L’ipotesi di questo riavvio è avvalorata da
Giuseppe Recchi, presidente e a.d. di General Electric per il sud
Europa, che in una intervista a la Repubblica affermò che l'impianto di
Caorso potrebbe essere rimesso in funzione in tempi abbastanza brevi,
entro il 2014. Lo stesso Recchi disse: “L’Italia potrebbe avere la sua
prima centrale nucleare in metà tempo e con la metà della spesa
rispetto ai programmi attuali, solamente interrompendo lo
smantellamento e ricostruendo dalle strutture esistenti. Sono stati
fatti degli studi preliminari sui lavori compiuti e questi non hanno
pregiudicato la possibilità di un ammodernamento della centrale, che
potrebbe garantire circa 900 MW in 2 anni di lavori e 2 miliardi di
euro di investimenti”. La seconda quella di Trino Vercellese, entrata
in servizio commerciale il 1 gennaio 1965, avente un unico reattore da
260 MW di potenza elettrica netta, a uranio a medio arricchimento
(circa il 4,5%), moderato ad acqua leggera e raffreddato secondo lo
schema ad acqua pressurizzata (PWR).
Concludendo, grazie a un forte impegno civico della maggioranza dei
cittadini italiani, contrario agli interessi economici sul nucleare
delle lobby di Areva, General Electric, ENEL, EDF, Westinghouse e
Ansaldo, ciò che poteva essere, nel prossimo futuro non sarà.
(di Aldo Domenico Ficara da Educazionepuntozero)
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