Quando i sindacalisti dovrebbero dimettersi
Data: Mercoledì, 29 giugno 2011 ore 21:16:52 CEST Argomento: Sindacati
Per evitare di
compromettere il prestigio delle istituzioni che rappresentano, prima
che il delirio ne offuschi le capacità di tutelare gli interessi dei
lavoratori. La questione pettine-coda è chiusa. Anief ora tiene banco
nei tribunali sulla stabilizzazione dei precari e contro il blocco del
contratto.
E’ capitato anche noi di scrivere, spesso, al Presidente della
Repubblica, anche recentemente, per chiedere che non fosse firmato il
decreto legge (sullo sviluppo economico) del Governo che vorrebbe
inutilmente arrestare l’effetto delle numerose sentenze dei tribunali
italiani in merito alla stabilizzazione dei docenti e Ata italiani, da
anni impegnati con contratti irregolari a tempo determinato.
Eppure, in due anni di contenzioso con l’Amministrazione avverso
il decreto di aggiornamento delle graduatorie, pur in presenza di
sentenze di primo e secondo grado, ordinanze cautelari e commissariali,
pronunce della Consulta, mai ci siamo sognati di chiedere al presidente
Napolitano di intervenire per rimuovere un ministro della Repubblica o
i Segretari dei Sindacati che istigavano il MIUR alla violazione della
giurisprudenza. Men che mai ci sogniamo di chiedere allo stesso
Presidente di intervenire - non si sa a che titolo e in quale sede -
per annullare le immissioni fatte fino ad oggi da graduatorie
illegittime, essendo la questione pettine-coda pacificamente chiusa:
ciò non fosse altro perché siamo coscienti che non sarebbe stato
possibile nel nostro ordinamento richiedere un suo intervento, né
auspicabile essendo l’aula del tribunale il luogo in cui si celebra un
processo.
Consigliamo a questi sindacalisti, evidentemente, ormai cotti dal sole
estivo di prendersi una vacanza o di dare spazio ai giovani; in caso
contrario, se volessero rimanere a rappresentare gli interessi dei
lavoratori, almeno si ravvedessero così potremmo scrivere insieme una
nuova lettera al Presidente della Repubblica per esortarlo a non
firmare il prossimo decreto legge (finanza economica) del Governo che
potrebbe prorogare il blocco degli scatti da uno ad altri tre anni, e a
disconoscere la firma apposta all’ipotesi di un nuovo accordo quadro
(intesa del 4 febbraio 2011) che vorrebbe nelle intenzioni di qualche
ministro eliminare definitivamente gli automatismi di carriera per un
milione di dipendenti pubblici.
Anief già sta ricorrendo in tribunale per la stabilizzazione dei
precari e contro l’attuale blocco dei contratti e degli stipendi;
sarebbe ridicolo leggere fra qualche anno un articolo di giornale in
cui un sindacalista esorti il Presidente della Repubblica a intervenire
nei processi in corso contro i diritti rivendicati dai lavoratori. Ma
questa, forse, è una storia già vista …
(da Anief)
Sarebbe tuttavia il caso che Anief
facesse nome e cognome di chi dovrebbe dimettersi, anche per evitare
confusioni tra le varie sigle sindacali e anche per capire meglio e se
possibile fare chiarezza senza fraintendimenti.
redazione@aetnanet.org
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