Il gioco delle tre carte. Che me ne faccio di 40 punti se avete eliminato la possibilità di lavorare?
Data: Domenica, 26 giugno 2011 ore 18:30:00 CEST
Argomento: Opinioni


Nel 2007 ho iniziato una partita a scopa. Le regole erano chiare. Vinceva chi prendeva più carte dell’avversario, più ori, più sette, il sette di denari e riusciva a fare qualche scopa.
Poi il mio compagno di gioco viene sostituito.
È la democrazia.
Io continuo a giocare, ma con un compagno diverso. Un compagno che, però, nel corso della partita, cambia le regole!
Mi ritrovo a giocare un gioco che non conosco, che va fuori da ogni gioco consentito dalla Costituzione. Sto ad un tavolo, ma sotto altri tre. Non potrò mai vincere perché viene annullata la possibilità di vittoria. Anzi, un giorno gioco e il giorno dopo vengo espulsa senza possibilità di appello.
Perché un arbitro non c’è, o meglio, l’arbitro è il mio compagno, che nel frattempo è diventato avversario, nemico, mio e di tutti gli altri giocatori, ma continua imperterrito a cambiare le regole di tutti i giochi già iniziati.
Se fosse al posto mio, senatore Pittoni, cosa farebbe? Si appellerebbe alla federazione nazionale degli arbitri e dei giocatori per ottenere il rispetto delle regole o si ritirerebbe dal gioco?
Io mi appello al Parlamento (se ancora ne esiste uno), al Presidente della Repubblica, ai cittadini italiani. Perché lei sta creando una situazione di sofferenza ed intolleranza nei confronti dei docenti che finora non si era mai vista.
Sta creando fazioni e tifoserie. Divisioni tra “nordisti” e “sudisti”. Tra chi ha fatto una scelta nel 2007 e chi la sta facendo nel 2011.
Io nel 2007 decisi di restare nella mia Palermo, dalla quale ero già dovuta andare via precedentemente per motivi di lavoro. Ma avevo chiare delle regole davanti a me: un tempo magari più lungo che se fossi andata al nord, ma alla fine avrei avuto il contratto a tempo indeterminato.
Quando voi, PDL e Lega, tornate al governo, ci cambiate le regole con uno schiocco di dita.
Tagli e basta.
Gli insegnanti non servono, ce ne sono troppi, sono poco qualificati (quelli del Sud che lavorano al Sud).
Il mio programma di vita viene sovvertito e io non ci posso fare nulla se non protestare.
Ed ho protestato con tutti i mezzi che mi offrono la Costituzione e la legge. Scioperi e cortei, assemblee e documenti, presidi permanenti, giornate a 40°, come solo a Palermo fa, e nottate umide davanti al provveditorato, in situazioni igieniche devastanti (ma qualcuno ci disse che facevamo “i capricci”).
E i pianti. E le umiliazioni. E il lavoro che non c’era più.
Lo scorso anno vengo chiamata da una delle tre province di coda. Partire da un giorno all’altro, cercare casa, abbandonare all’improvviso la famiglia, gli amici e gli affetti per andare a lavorare. Sono partita.
Finalmente le code vengono definitivamente cancellate dalla Corte Costituzionale, che afferma il principio sacrosanto di libertà di movimento in Italia.
Devo prendere un’altra decisione. Restare o andare via?
Il cuore dice “resta!”, ma la ragione dice il contrario. Se resto quali prospettive avrò? Il lavoro non c’è. Come si vive senza lavorare?
Vado via.
Spedisco la domanda al nord.
Ma le regole rischiano ancora di essere cambiate, da un giorno all’altro, perché arriva lei, senatore Pittoni, che propone il bonus di 40 punti a chi resta. E non si sa né se né quando se ne discuterà in Parlamento. Devo aspettare fine giugno, luglio o settembre per sapere qualcosa. Dov’è la tutela del cittadino? Mi sento in un limbo, in attesa perpetua.
Ma mi tolga una curiosità. Che me ne faccio di 40 punti se avete eliminato la possibilità di lavorare?
Anziché proporre ridicolaggini come questa, perché non reintegrate le cattedre tagliate senza alcun criterio? Le assicuro che se non ci aveste tagliato i viveri (sul vero senso della parola) il 99% di chi ha fatto domanda fuori non l’avrebbe mai fatto! Ora gridate all’invasione, ma ne siete VOI la causa e, come si suol dire, chi è causa del suo mal pianga se stesso, e la smetta di dare addosso alla gente per bene che si ritrova in condizioni intollerabili ed insostenibili a causa del suo governo e delle politiche assurde che porta avanti da 17 anni a questa parte.


Silvia Bisagna
silvia.bisagna@hotmail.it







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