Criteri e griglie di correzione e valutazione disuguali generano un punteggio di esame relativo e soggettivo. Ci vorrebbe l’INVALSI.
Data: Mercoledì, 22 giugno 2011 ore 14:44:43 CEST
Argomento: Redazione


Il paradosso è questo. Le prove scritto-grafiche e il colloquio di un candidato all’esame di Stato possono  essere  degni di “lode” da parte di una commissione, oppure giudicati appena sufficienti da un’altra. Tutto dipende dai criteri e dalle griglie di correzione e valutazione stabiliti dalla commissione, nella riunione preliminare che ormai per consuetudine è l’art. 13 dell’OM 42/2011. Il comma 2 dell’art. 2 ci ricorda che la valutazione è espressione dell’autonomia professionale propria della funzione docente, nella sua dimensione sia individuale che collegiale  e che in sede di scrutinio finale è effettuata dal CdC.
     I dirigenti scolastici di un tempo presiedevano tutti gli scrutini di tutti i CdC per garantire uniformità di giudizio per tutti gli alunni della scuola.  L’ O.M. si pone questo problema di uguaglianza costituzionale ma ci mette una pezza, un pannicello caldo, tanto per salvare la faccia. Difatti, come ogni anno, l’art. 12, c. 5 recita: “Al fine di fornire opportune indicazioni, chiarimenti e orientamenti per la regolare funzionalità delle commissioni e, in particolare, per garantire uniformità di criteri operativi e di valutazione, il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale convoca in apposite riunioni i presidenti delle medesime commissioni unitamente agli ispettori incaricati della vigilanza sugli esami di Stato (…) prima dell'inizio della correzione degli elaborati”. Le disparità dei giudizi rimangono assai gravi. E lo sa bene anche il ministro avv. Gelmini, emigrato da Brescia in Calabria (con residenza anagrafica!) per sostenere gli esami di abilitazione in giurisprudenza dinanzi ad una commissione più “benevola”. Come tutti sanno, l’oggettività di giudizio rasenta l’utopia e abita l’isola che non c’è. Molti dicono che sia merito o colpa del presidente. No. Chi presiede ha un voto su sette e conta numericamente alla stessa stregua dei colleghi commissari. La collegialità nella valutazione  delle prove e del colloquio consentono, umanamente parlando, una certa serenità e la serietà nei giudizi del CdC. Secondo l’art.1 c. 2 del DPR  122/2009, “Ogni alunno ha diritto ad una valutazione trasparente e tempestiva”. Errare humanum est. Però ogni componente delle commissioni deve studiare per bene la normativa ed applicarla senza troppe libertà o interpretazioni soggettive. Non bisogna sapere a memoria le 45 pagine dell’ordinanza ministeriale. E’ sufficiente seguire passo passo i modelli dei verbali ministeriali (75 pagine) per le operazioni di esame, controllando - in the bottom - le ottime note, che rimandano puntualmente e dettagliatamente alla normativa vigente.
     Fino al nastro di partenza dell’esame di Stato, il legislatore fornisce Tabelle uguali per tutti e vincolati, con criteri di applicazioni dei punteggi. Infatti per tre anni consecutivi i docenti, in modo collegiale, attribuiscono i crediti scolastici secondo criteri nazionali rispettando le Tabelle ministeriali.  Durante le prove di maturità, invece,  le commissioni sono autonome, indipendenti e pressoché libere nello stabilire i famosi e importanti criteri di correzione e valutazione da cui scaturiscono le griglie con i punteggi, che concorrono a formare il voto finale. Perché in allegato all’O.M. 42/2011 non vengono allegate le Tabelle ministeriali con i criteri nazionali di correzione e valutazione? Eppure, da 12 anni, ogni commissione invia al MIUR le schede criteriali di cui si è servita. A che pro tutto questo spreco di fogli se non si appronta  una Tabella comune, magari elaborata dal milionario INVALSI ? Invece l’O.M. decine di volte “raccomanda”  (all’art. 11,6; 12,4.5.8; 13,10; 15,6-7…) che ogni commissione stabilisca  i criteri di correzione e valutazione: dei tre elaborati sceritto-grafici, del colloquio, dell’ integrazione-bonus e per l’assegnazione della lode.
     Per l’integrazione detta “bonus”, fino a 5 punti, del voto finale di maturità, i candidati devono avere almeno 15 punti di credito e conseguire almeno 70 punti nelle tre prove scritto-grafiche più il colloquio. L’assegnazione da 1 a 5 punti di incremento spetta in modo autonomo ad ogni commissione secondo dei criteri e griglie da stabilire possibilmente all’unanimità. Per quanto riguarda la Lode, i commissari durante lo scrutinio finale devono rispettare i “paletti” obbligatori (per tutta l’Italia) dell’art. 3 del DM. 99/2009. La lode può essere attribuita solo ai candidati che:  a) abbiano conseguito, all’unanimità del CdC, il credito scolastico massimo complessivo di 25/25 punti (con media annuale di voti uguale o superiore a otto decimi, anche nel comportamento e senza fruire di integrazioni;  b) abbiano raggiunto, all’unanimità della Commissione, il massimo punteggio in tutte le prove degli esami (75/75). E a questo punto per avere la Lode occorre anche l’unanimità sul criterio approvato dalla Commissione. La Lode porta in dote 650 €.
     Mi sono sempre piaciute le etimologie. Criterio, viene dal greco “kritèrion”  ed è un mezzo per giudicare, decidere, secernere, separare.  Griglia, è un francesismo da “grille” ed è la graticola per arrostire, ma è anche graticcio, grata, inferriata graticolare. Il santo dei candidati alla maturità potrebbe essere dunque San Lorenzo, che fu reso martire sulla graticola poggiata sul fuoco ardente. Il nome “lorenzo” deriva dell’alloro, che incoronava i vincitori di un tempo. In bocca al lupo e in **** alla balena, a tutti.


Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com







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