La scuola sulla strada. Il decreto mette una pietra tombale sul destino di 20 mila abilitati. A Montecitorio il presidio dei movimenti contro la precarietà
Data: Martedì, 21 giugno 2011 ore 18:05:54 CEST
Argomento: Rassegna stampa


INDIGNATI - Promettono di restare davanti alla sede del parlamento fino all'approvazione della legge. La protesta degli «indignati» italiani
Il voto dela Camera sul maxiemendamento al Decreto sviluppo metterà una pietra tombale sul destino di 20 mila abilitati, e abilitandi, all'insegnamento in Scienze della formazione primaria, in Strumento musicale e in Didattica della musica. Con l'approvazione di questo provvedimento il governo intende anche vanificare le numerose sentenze pronunciate dai tribunali italiani che hanno imposto al ministero dell'Istruzione (Miur) di pagare i danni ai precari della scuola che ogni anno vengono licenziati a giugno e riassunti a settembre. E non è finita qui:
 perché nel decreto legge c'è una norma che  aumenta l'aliquota contributiva sugli assegni di ricerca all'università al 33 per cento, una misura che renderà ancora più difficile bandire questi contratti precari che oggi al lordo costano 19 mila euro mentre domani saliranno ad oltre 23 mila.
Il combinato disposto di queste decisioni hanno sollevato ieri l'indignazione generale. Chi, come la sociologa torinese Laura Lento del coordinamento per l'inserimento nelle graduatorie ad esaurimento (Gae), insegna già da 5 anni e tra una settimana si laurea in Scienze della formazione dopo avere pagato il massimo delle tasse - cioè 2400 euro all'anno - rischia di non ottenere l'inserimento nelle graduatorie dalle quali si attinge per assegnare le supplenze annuali e molto probabilmente non riuscirà ad entrare in ruolo. «È una notizia terribile - commenta Laura - Fino a ieri mattina sapevamo che Pdl e Lega avevano promosso un emendamento in Commissione bilancio della Camera, poi hanno cambiato idea e adesso siamo fuori».
Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura alla Camera, denuncia la totale irresponsabilità del governo «che produce precariato invece di contrastarlo» e interviene sul testo della Commissione Bilancio che aveva trovato un sostegno trasversale da parte del Pdl e della Lega. «Cosa faranno adesso Pagano del Pdl e Goisis della Lega? Faranno mancare la fiducia dopo che l'esecutivo si è preso gioco delle decisioni parlamentari?».
L'ostilità del governo contro il mondo della scuola, e in particolare contro l'esistenza stessa dei precari, si è manifestata in un'altra decisione altrettanto grave. Il decreto sviluppo cancella la speranza che era balenata da mesi e per la quale centinaia di supplenti hanno speso fior di quattrini per arrivare alla stabilizzazione attraverso la decisione dei tribunali. Tra pochi giorni in Italia non sarà più possibile applicare la direttiva europea che impone la conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato dopo tre anni consecutivi di incarichi nella scuola. «È una decisione irricevibile - afferma Monia Marconi, docente precaria di storia e filosofia a Roma, in sciopero della fame da sabato - Non è possibile che le decisioni dell'Europa valgano solo per ridurre i bilanci e non per l'applicazione dei nostri diritti».
Monia partecipa al presidio che il Coordinamento dei Precari Scuola (Cps), insieme a molti altri movimenti contro la precarietà, ha indetto in piazza Montecitorio e domenica sera è intervenuta dal palco del teatro Valle occupato davanti ad oltre 600 persone. «Non è stato facile improvvisare dopo il monologo che Fabrizio Gifuni ha tratto da Pasolini - continua - Ma siamo davanti ad un'emergenza. Sono dodicesima in graduatoria e sono ad un passo da una stabilizzazione che a questo punto non so se ci sarà mai. Sa come ci sentiamo? Come ossimori permanenti, siamo stabilmente precari».
Sotto un sole cocente, ieri Monia ha trovato il tempo per partecipare ai lavori della commissione per gli esami di maturità in una scuola sulla Cassia, Roma Nord. «Bevo succhi di frutta, integratori minerali e acqua - afferma - Ho avuto giramento di testa, ma resterò al presidio. È importante che partecipi il più ampio numero di persone. Quando sarà approvato il decreto sviluppo non colpirà solo noi precari della scuola, ma sarà una deriva per il precariato in generale. Vogliono cancellare i beni comuni dalla nostra vita». Nella notte tra domenica e lunedì al presidio sono rimaste una dozzina di persone. Molti precari sono dovuti rientrare per gli esami di maturità, ma oggi si prevede un grosso afflusso per la discussione del decreto. Domenica pomeriggio si è svolta un'assemblea con 500 persone. Al presidio ieri erano in pochi a credere alla tesi sostenuta dal ministero secondo la quale nel prossimo triennio ci sarà l'immissione in ruolo di 60 mila docenti. «È pura propaganda - sostiene Monia - se Tremonti decide che non ci sono soldi, non ci saranno».
Nel frattempo anche l'Italia dei Valori esprime solidarietà al presidio dei precari: «Questo provvedimento produrrà una discriminazione tra i lavoratori - sostengono i responsabili scuola del partito di Di Pietro - e potrà essere esteso ad altri settori lavorativi».
 (da Il Manifesto di Roberto Ciccarelli)

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