Sviluppo, il governo cancella la norma aprigraduatorie
Data: Martedì, 21 giugno 2011 ore 08:01:29 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il governo cancella
l'emendamento di maggioranza Pdl-Lega (nella identica versione
presentato anche dal Pd) di riapertura delle graduatorie permanenti.
Nel maxiemendamento che riscrive gli interventi corretti al decreto
legge Sviluppo, su cui oggi si voterà la fiducia alla camera,
l'esecutivo è tornato alla versione precedente
dell'articolo.
Di fatto così rimettendo fuori dalle graduatorie permanenti, bloccate
per legge dal 2008, altri 20 mila docenti, tra quanti sono in possesso
della laurea abilitante in scienza della formazione, e non si sono
iscritti, e coloro che si sono abilitati o lo stanno facendo in
strumento musicale e didattica della musica. Nel novero dei nuovi
ingressi erano ricompresi, come ha evidenziato il senatore di Futuro e
libertà Giuseppe Valditara, anche coloro che hanno ottenuto
abilitazioni all'insegnamento presso università straniere. Il governo
sembra riuscito a superare le perplessità del presidente della camera,
Gianfranco Fini, che finora ha sempre richiesto il rispetto di una
prassi parlamentare secondo la quale gli emendamenti approvati nella
commissione di merito debbano essere recuperati in un eventuale
maxiemendamento governativo su cui venga posto il voto di fiducia. Una
prassi tesa a salvaguardare il lavoro del parlamento rispetto agli
interventi del governo, pur legittimi. Si tratta tra l'altro di un
modus operandi al quale ha mostrato di essere particolarmente attento
anche il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano.
Ma in questo caso, sia Fini che Napolitano hanno evidentemente accolto
le argomentazioni prospettate dal Tesoro. La norma in questione era
passata con largo consenso, sia di maggioranza che di opposizione, in
commissione Bilancio. E aveva avuto anche la benedizione della Flc-
Cgil, il sindacato guidato da Mimmo Pantaleo che ne aveva parlato come
di un «risultato storico». «La modifica fatta dal governo è grave»,
spiega Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione cultura, «perché
ci sono 20 mila giovani che hanno frequentato dal 2008 i corsi
abilitanti promossi in Scienze della Formazione primaria, in Strumento
musicale e in Didattica della musica, ai quali però non è concesso
l'inserimento nelle graduatorie dalle quali si attinge per assegnare le
supplenze annuali e, soprattutto, per entrare di ruolo. Un
atteggiamento irragionevole soprattutto alla luce del fatto che il
governo, in questi tre anni, si è prodigato nel tagliare ben 87mila
posti ma certo non ha impiegato la stessa determinazione», dice la
parlamentare, «nel definire le nuove modalità per il reclutamento».
Per il governo invece è proprio cancellando la norma che si
tutelerebbero i precari della scuola, quelli che già vi lavorano da
anni, evitando che le file si vadano a gonfiare di nuovi pretendenti,
«alimentando così un precariato senza fine, che la scuola non può
assorbire», dicono da viale Trastevere, «senza tenere conto poi del
caos burocratico che la riapertura delle graduatorie avrebbe
comportato. Così diventa la tela di Penelope». Nel novero dei caduti
del dl Sviluppo, vittima per altro del fuoco amico del Pdl, va
annoverato anche il superpunteggio del leghista Mario Pittoni: 40 punti
in graduatoria al docente che non si sposta. «La norma non è contro il
Sud, ci riproveremo nella manovra sui conti pubblici», dice
Pittoni. (da ItaliaOggi di Alessandra Ricciardi)
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