Ammissione e risparmi: prendere come modello l'esame di qualifica professionale. Continua il dibattito aperto da Polibio sul nostro sito
Data: Martedì, 21 giugno 2011 ore 06:34:07 CEST Argomento: Redazione
Due opinionisti
super e due interventi basilari: lo pseudo Polibio e Vincenzo Pascuzzi.
Lo storico (redivivo) proietta l’esame conclusivo dell’istruzione
superiore verso il modello della “difesa” di laurea secondo il sistema
universitario; il (collega?) Pascuzzi, attento al dibattito sul
valore - molto relativo - del rito della maturità, è indignato per lo
spreco del pubblico denaro. Sullo sfondo, tra la calura estiva, si
intravedono i palazzi del TAR e il via vai degli avvocati dei (molti?)
candidati ricorrenti perché bollati dall’Esito Negativo per il mancato
superamento dell’esame, nonostante il conseguimento sufficiente
(e più) su tutte le discipline, come documentato nel verbale di
ammissione da parte dei docenti-giudici dei CdC.
Nello sfascio e sfacelo della scuola italiana poco si salva. Ma
ad essere ottimisti ad oltranza l’unica cellula viva è il Consiglio di
Classe. Se in qualche modo funziona ancora questa micro istituzione,
allora l’utenza in qualche modo ne beneficia. Finiti i colloqui di
esame, a metà luglio la Commissione è un vero e proprio CdC. Solo
che è dimezzato, un rump, un mozzicone. E’ formato da un
presidente, ago della bilancia, e sei docenti: tre sul piatto interno e
tre sull’esterno. Nello scrutinio di giugno il CdC è invece formato da
titolari di tutte le discipline, allargato a religione, sostegno e
docenti di laboratorio. Al liceo artistico in un CdC siamo stati anche
in 15 professori. Come scrive Polibio non è possibile bocciare chi
qualche settimana prima è stato ammesso agli esami con almeno sei
decimi (e anche di più) in tutte le materie. Un tribunale
scolastico mi assolve a giugno e dopo “un processo breve” - prima del
14 luglio - rischio la condanna alla … ghigliottina??? L’anno
scorso vigeva la sufficienza media tra le discipline e già si capiva
che qualcosa non quadrava. Da noi ormai si naviga a vista, la rotta la
cancella e la traccia il primo arrivato.
La legge 425/1997 prevedeva una commissione mista di 8 oppure 6 docenti
più un presidente. E così avvenne per i primi due anni della riforma.
Poi dal 2001 al 2006 (senza progetto culturale ma con decisione della
ditta aziendale Moratti-Tremonti, e per legge finanziaria) i
commissari divennero tutti interni, ridotti a 6 oppure 4 con un
presidente unico in ogni scuola, macro o maxi che fosse. C’è stato
sicuramente risparmio economico, solo quello. Dal 2007 ad oggi (col
governo di centro-sinistra) la commissione ha fatto marcia indietro:
mista e con un massimo di 6 docenti oltre un presidente di nuovo per
una o due classi. Non abbiamo né re né regno. Chi ha più consenso
indica la rotta. La politica contro l’istruzione pubblica e la cultura.
Cambiano continuamente i criteri di valutazione. Il valore dei
diplomi di maturità è registrato dall’ annata, come il vino!
I romani non applaudivano quando erano d’accordo. Andavano
“fisicamente” a fare quadrato col proponente (ire ad). Col la “mia”
proposta mi avvicino al greco-romano Polibio. Così come prima della
laurea i giochi sono quasi fatti, prima del diploma possiamo
avere il voto in centesimi moltiplicando il credito totale per 4. Senza
esame dei candidati. Il candidato più scadente d’Italia, ma ammesso
all’esame (sempre con la media di 6,0) raggiunge un credito triennale
di 12 punti su 25 che rapportato a cento fa 48 ben lontano dal 60 di
minimo, ma solo per colpa della geometria… variabile! Essere
stati ammessi non significa avere il “diploma in tasca”. Una volta
pubblicati i risultati degli scrutini gli alunni potrebbero decidere se
fare l’esame o meno per migliorare il punteggio già indicato all’albo
della scuola. Niente ripetizione di esami scritti. Fine del copia copia
e del plagio plagiato. Solo possibilità di un colloquio orale (come
all’art. 16 della 42/2011) in modo di aumentare la valutazione
per chi si è particolarmente distinto senza avere raggiunto il
punteggio massimo oppure per incrementare un punteggio appena
sufficiente. Questo colloquio non dovrebbe togliere punti
all’ammissione. Lo spirito dell’esame è di aumentare possibilmente il
punteggio di base e non di danneggiare gli studenti più deboli.
Riepilogando. Il CdC procede allo scrutinio di fine anno. Quindi, con
la presenza di un commissario governativo esterno, lo stesso CdC
esamina con un colloquio i candidati “volontari”. Segue un ultimo
scrutinio che può modificare o confermare la valutazione di fine anno.
Chiedo scusa. Confesso che la “mia” proposta non è né nuova né mia.
L’ho quasi copiata da quello che tutti chiamiamo: il diploma di
qualifica del terzo anno nelle scuole professionale. Già negli anni 90,
l’istruzione professionale andava oltre e aveva un respiro
europeistico. Senza offesa per i Licei, prima della Gelmini.
“Cu lassa a strada vecchia ppi la nova: sapi cchi lassa, non sapi
cchi trova!
Giovanni
Sicali
giovannisicali@gmail.com
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