Intervista A Jacopo da Lentini
Data: Domenica, 19 giugno 2011 ore 19:25:27 CEST Argomento: Rassegna stampa
Nella
seduta spiritica di questa settimana, mentre si discuteva della legge
regionale sul dialetto, è apparso Jacopo da Lentini, il rimatore più
autorevole della Scuola Siciliana fiorita nel XIII secolo presso la
corte di Federico II di Svevia. Nasce a Lentini intorno al 1210 e muore
verso il 1260, è conosciuto anche come Jacopo da Lentini. «Jacobus de
Lentino domini imperatoris notarius»: così si firma in un documento
messinese del 1240 il funzionario della corte di Federico II che Dante
poi chiamerà il “Notaro” per antonomasia. Al “Notaro” si attribuiscono
16 canzoni di vario schema, 22 sonetti (egli è considerato l'inventore
di questa forma strofica); 2 dei sonetti sono in “tenzone” con l'Abate
di Tivoli, uno risponde a Jacopo Mostacci. Si deve alla sua iniziativa
la rivisitazione in lingua volgare dei temi e delle forme della poesia
provenzale, dando così inizio alla lirica d'arte italiana. Gli abbiamo
rivolto alcune domande.
ASASi: Maestro, ma è vero che
la lingua italiana l’abbiamo creata e diffusa noi siciliani, alla corte
dello Stupor Mundi?
Jacopo da Lentini: Fui
considerato il “caposcuola” dei rimatori siciliani, ruolo che mi fu
assegnato da Dante (Purg.) e che trova riscontro nella collocazione
delle mie Canzoni in apertura del Canzoniere Vaticano latino 3793. Nel
De vulgari eloquentia fui citato per una mia canzone che é portata
quale esempio di uno stile limpido e quanto mai ornato. I miei
componimenti coprono un arco temporale che va dal 1233 al 1241. Nella
lingua in cui gli illustri della Scuola prestilnovistica scrivono, si
riscopre un siciliano colto depurato dagli elementi troppo
municipalizzanti e idiomatici, che rappresentarono, invece, per i poeti
siculo-toscani motivo d'esclusione da parte di Dante. Decantai l'amor
cortese, alla mia donna, con grande originalità e creatività,
utilizzando il sonetto con grande ingegno. Analizzai l'amore come
vicenda interiore, con grande acutezza psicologica, quasi come un
grande senso di prodigio.
ASASi: Maestro Notaro, quindi
lei è d’accordo sulla legge regionale sull’insegnamento della storia,
della letteratura e del patrimonio linguistico siciliano?
Jacopo da Lentini: Certamente.
L’attività svolta all'interno della Magna Corte, oltre quella
amministrativa, rappresentò per il Regno, un momento di rinascita
culturale della Sicilia, tanto che per le successive generazioni, erano
“degni” del magistero dell'arte poetica. Figuratevi che io fui nominato
in un passo del Purgatorio, dove Dante per bocca del rimatore lucchese
Bonagiunta Orbicciani, riflette sulla tradizione lirica
prestilnovistica, riconoscendo proprio in me il caposcuola della scuola
siciliana. Ho lasciato un discreto corpus formato da una quarantina di
componimenti, espressione di una straordinaria sperimentazione metrico-
formale. Tutti gli spunti tematici presenti nel mio repertorio vengono
ripresi e sviluppati dagli altri esponenti della scuola e, attraverso
la mediazione dei poeti siculo-toscani, entreranno nel repertorio dello
stilnovo e più avanti nella lirica petrarchesca.
ASASi: Maestro cosa pensa del
concorso a preside bandito nel 2004, impugnato da due ricorrenti
siciliane e che dovrebbe adesso concludersi nel mese di luglio.
Jacopo da Lentini: Ho saputo
che una componente della Commissione d’esame, la preside Traina,
universalmente stimata, dopo un colloquio col Direttore Vicario, si è
dimessa. È un fatto inquietante, perché la preside, professionalmente
ed eticamente ineccepibile, garantiva la correttezza dello svolgimento
e della correzione delle prove. Cosa si siano detti i due nel colloquio
non è dato sapere. Sono però preoccupato.
ASASi: Notaro, siamo
preoccupati da questo clima di decadenza che pervade la scuola: tagli
lineari senza criterio che penalizzano anche i giovani di ruolo, carica
del Direttore dell’USR che viene lasciata vuota da sette mesi, Bandi
per i concorsi promessi da due anni e che non vedono mai la luce,
stipendi che nell’ultimo anno sono diminuiti da 40 a 90 euro al mese,
sindacati che invece di occuparsi della questione salariale, si fanno
ricevere dall’Assessore Regionale per discutere di calendario
scolastico (ma che c’azzecca?), conti correnti delle scuole azzerati.
Sembra un contesto da fine dell’Impero Romano!
Jacopo da Lentini: La Sicilia
di Federico II di Svevia era il cuore del mondo. Dal punto di vista
economico e culturale.
L’Italia, negli ultimi tre anni, da quinto che era è diventato il
settimo produttore mondiale, passando da una quota del 4,5% al 3,4%,
superata da India e Corea e tallonata dal Brasile. Occorre proseguire
nella riforma del nostro sistema di istruzione, già in parte avviata,
con l’obiettivo di innalzare i livelli di apprendimento, che sono tra i
più bassi nel mondo occidentale anche a parità di spesa per studente.
Troppo ampi restano i divari interni al Paese: tra Sud e Nord, tra
scuole della stessa area, anche nella scuola dell’obbligo.
Roberto Tripodi dalla
letterina ASASI - Rete delle scuole autonome della Sicilia (
robertotripodi@virgilio.it )
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