La terza prova, questa sconosciuta. Torniamo al regolamento del 2000
Data: Sabato, 18 giugno 2011 ore 19:51:04 CEST Argomento: Redazione
Il 26
giugno 2010 ho firmato un pezzo dal titolo: “No! L’esame
non è tutto un Quiz!” Ieri ho letto ed ho condiviso - pur con
qualche distinguo - l’ultimo intervento di Polibio. Una commissione di
Esame, sulla base di tre prove scritto-grafiche e un Colloquio
pluridisciplinare, non può essere in grado di ribaltare e rivoluzionare
il punteggio (di almeno 6/10 su ciascuna materia) di candidati, passati
al vaglio severo della valutazione di vari Consigli di classe, in tre
anni di frequenza scolastica, con l’assegnazione del
Credito! Basterebbe moltiplicare per quattro il Credito
totale di ogni candidato ed avere il voto in centesimi, senza dover
fare un ennesimo esame. Statisticamente questo è il risultato annuale.
Chi aveva, per esempio, 20-25 di credito ottiene più o meno 80-100 di
voto di maturità.
Sul colloquio di esame di Stato mi sono già espresso qualche giorno fa
in maniera discorde dal Polibio. Adesso, ancora una volta, vorrei
difendere l’importanza della terza prova. Che non è assolutamente
riducibile a un “quizzone” affidato alla sorte delle tre-quattro carte,
al fato-destino crudele o alla dea bendata, dal pigìdio (=fondo
schiena) fortunato! Il riferimento va sempre alla normativa e cioè al
Decreto n. 429 del 20/11/2000, del Ministro De Mauro, che regolamenta
la terza prova negli esami di Stato. Ne riassumo il contenuto in una
mia sintesi essenziale e completa. L’art. 1, stabilisce obiettivi e
finalità: “La terza prova scritta, a carattere pluridisciplinare, è
intesa ad accertare le conoscenze, competenze e capacità del
Candidato”. Mentre l’ art. 2 indica le 7 tipologie
possibili: tre “comuni”, due per pensate per istituti tecnici e/o
professionali e due tipologie specifiche per l’istruzione artistica.
A): Trattazione sintetica di argomenti significativi anche a carattere
pluridisciplinare. B): Quesiti a risposta singola, su argomenti
riguardanti una o più materie. C): Quesiti a risposta multipla, anche
chiusa, in vere e proprie prove strutturate vertenti su argomenti di
tutte le materie dell'ultimo anno di corso; D): Problemi a soluzione
rapida. E): analisi di casi pratici e professionali e risposte in forma
sintetica. F): Sviluppo di un progetto che coinvolga diverse discipline
o la esposizione di una esperienza di laboratorio o anche la
descrizione di procedure di misura o di collaudo di apparati o
impianti. F 2): Sviluppo di un progetto anche attraverso la lettura,
l'analisi e la interpretazione grafica dei caratteri compositivi,
stilistici, costruttivi di un'opera o di un complesso monumentale. La
formulazione della proposta deve prevedere anche la trattazione, in
forma sintetica, del contesto culturale, storico e sociale entro cui
l'opera si pone. F 3): Produzione, a carattere scritto-grafico,
intesa ad accertare le capacità di argomentare e motivare il processo
progettuale seguito nella seconda prova scritta, anche sotto il profilo
storico, culturale, socio-economico, tecnologico e artistico.
Un paio d’anni dopo il DM del ministro di centrosinistra, una circolare
esplicativa regolava (a favore dei Candidati) il numero dei quesiti da
assegnare. E cioè: non più di 5 argomenti per la tipologia A; da 10 a
15 quesiti per la B; da 30 a 40 quesiti per la C; non più di 2 problemi
per la D; non più di 2 casi pratici e professionali per la E; un solo
progetto per la F. Nel caso poi che la Commissione decide di fondere la
tipologia B con la C, allora il minimo dei quesiti della B deve essere
8, più un minimo di 16 domande di tipologia C. In tutte le tipologie le
materie coinvolte non possono essere più di cinque. A dire il vero il
Regolamento 323/1998 non metteva alcun limite al numero delle
discipline richieste! Altri tempi, altri governi!
Se entriamo nel cuore e nello spirito di questo “nuovo” esame, ci
accorgiamo di trovarci dinanzi ad una vera prova interdisciplinare e
pluridisciplinare! E c’è anche una costante raccomandazione , ove
previsto, di inserire nella prova la conoscenza di una lingua
straniera. Altro che quiz!!! Proviamo noi insegnanti a prepararla e
somministrala come si deve questa “terza prova” e la smettano gli
organi di informazione di fare disinformazione minzoliniana,
banalizzandola. Ogni Commissione, applicando opportunamente le varie
tipologie per il tipo specifico di diploma di “maturità”, ha la
possibilità reale di valutare le tre C (conoscenza, competenza e
capacità), veri pilastri della preparazione
pre-universitaria. Altro che prove Invalsi pseudo-oggetive e
piovute dall’alto, con spreco inutile di pubblici denari!
Terza prova di esame non è sinonimo di tipologia C. Ma alla fin fine la
cruda e nuda verità è che i commissari sono pagati poco, male e con una
tabella che risale – immutata - al 2007. Con i quiz della tipologia C
in pochi minuti si controllano le risposte di ogni candidato. Le altre
tipologie allungano i tempi di correzione. Addirittura , da parte dei
candidati “artisti”, è previsto lo svolgimento della prova in otto ore
o in due giorni. Tutte le volte che sono stato di commissione ed ho
proposto la tipologia F (pensata appunto per l’istruzione artistica) mi
sono trovato solo contro tutti. Avete ragione, cari colleghi. Chi ce lo
fa fare? Il compenso è sempre quello. Siamo venali? No. E’ che quando i
docenti facciamo la spesa u putiaru voli i picciuli! Capito mia
hai, avvocato Gelmini? Siamo lavoratori della conoscenza e in fronte
non c’è scritto “fessi”.
Giovanni Sicali
giovannisicali@gmail.com
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