“Con trentadue ragazzi tra i banchi, interrogare è diventato impossibile”- “L’accusa del professore”
Data: Giovedì, 16 giugno 2011 ore 08:13:53 CEST Argomento: Rassegna stampa
Il professor Gianpietro
Rausa insegna Matematica all’Istituto Avogadro da 24 anni. E all’Itis
che ha dato generazioni di tecnici alla Fiat ha, come si dice, visto
tempi migliori. Altre classi, soprattutto più piccole delle attuali.
Professore, quando è iniziato il fenomeno delle «classi pollaio»?
«Tre anni fa, con i tagli. Parlo in particolare delle classi terze,
quelle dove da noi si concentra il problema: nelle prime c’è molta
selezione, nelle seconde la selezione continua. Al liceo Scientifico
tecnologico dove insegno io, l’attuale Scienze applicate, da tre
seconde si fanno sempre due terze. Ho appena finito di scrutinare
quella da 31 studenti, l’altra ne ha
32».
In spazi adeguati? L’assessore all’Istruzione della Provincia di Torino
ha detto che «il primo a lavorare contro la sicurezza nelle classi è il
governo con i tagli»...
«All’Avogadro da questo punto di vista siamo fortunati perché abbiamo
aule abbastanza grandi, mentre altre scuole sono costrette a violare le
norme. Ma questi locali hanno soffitti molto alti, i suoni rimbombano.
E i nostri allievi sono piuttosto vivaci».
Per i docenti è faticoso...
«Soprattutto è triste vedere che a rimetterci sono i più deboli:
matematica richiede attenzione, se l’ambiente distrae diventa difficile
capire».
Con 32 studenti le ore bastano per spiegare, interrogare e magari far
recuperare?
«Anche da questo punto di vista imporre classi troppo grandi è un
cattivo servizio ai ragazzi più fragili, quelli che andrebbero
sostenuti. Potrei dare poche spiegazioni, chiedendo ai ragazzi di
andare avanti da soli. Ma siamo a scuola, non all’università...».
Quindi? Non interroga?
«I compiti scritti, i test a risposta multipla, li facciamo. Ma è
all’orale, nei colloqui approfonditi, che si può capire se un errore è
banale oppure è qualcosa di serio. Ecco, per quelli non c’è tempo».
(da La Stampa di Maria Teresa Martinengo)
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