Finisce la scuola. E non riapre più per 20.000 prof e 15.000 ATA
Data: Venerdì, 10 giugno 2011 ore 08:47:49 CEST Argomento: Rassegna stampa
L’ultima tranche
del triennio orribile voluto da Tremonti-Gelmini si sta consumando.
Domani finisce la scuola, temporaneamente, per i ragazzi. Ma, al
contrario, non ci sono auguri da fare e ferie da organizzare per 20mila
insegnanti e circa 15mila addetti di segreteria o bidelli. La
contrazione di classi programmata in modo micidiale dal governo e dalle
sue riforme (le uniche realmente fatte, con l’accetta) non lascia
scampo agli incaricati annuali. Così come inizierà da lunedì
l’affannosa corsa dei perdenti posto o soprannumerari (professori di
ruolo a cui sparisce la cattedra nel loro istituto e che spesso, a
cinquant’anni, per poter lavorare completano l’orario su due o a volte
tre scuole non sempre vicine tra loro). È un fenomeno sociale grave,
che riguarda moltissime
famiglie.
Ma, stranamente, è silenziato dai media e vissuto con suprema
indifferenza dalla classe politica, con rarissime eccezioni. Certo, gli
insegnanti non scendono in piazza come gli operai, non fronteggiano la
polizia. Sarà anche colpa loro quindi se i poeti della retorica di
sinistra non si accorgono e, dunque, non si esercitano in filippiche
accorate. I numeri sono pesanti. Per l’anno scolastico 2011-12 il
Governo ha deciso di tagliare 20mila posti per il corpo docente e
15mila per l’organico Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). La
sforbiciata è prevista dal decreto 112 del 2008 - convertito dalla
legge 133/2008.Un«processo di razionalizzazione» del settore che in tre
anni ha già interessato 130mila posti di lavoro. Dall’anno scolastico
2008/09 gli insegnanti si sono visti tagliare 87.400 posti, pari
all’11,9 per cento del totale. Una quota rilevante della
riorganizzazione riguarda anche il personale Ata. Rispetto all’anno
scolastico in corso, in questo caso, ci saranno 14.166 posti in meno.
Circa 45mila in meno rispetto a tre anni fa. L’ultima riduzione degli
organici «inciderà con tagli assolutamente insostenibili - spiega la
parlamentare del Pd Manuela Ghizzoni, firmataria di un’interrogazione
in commissione Cultura alla Camera - che danneggeranno fortemente la
qualità della scuola». Da qui al prossimo autunno, solo nelle scuole
elementari, ci saranno 9.200 cattedre in meno. La prima conseguenza?
«Non sarà più possibile soddisfare le effettive richieste delle
famiglie di tempo pieno e tempo lungo», spiega Ghizzoni. Lezioni più
brevi e meno materie. Stando ai dati presentati dalla parlamentare, il
piano del Governo sancirà la scomparsa dello «specialista per
l’insegnamento della lingua», il maestro di inglese. I docenti della
scuola secondaria italiana avranno 1.300 posti in meno. Il taglio più
significativo riguarda però le secondarie di secondo grado: dove
mancheranno all’appello 9mila cattedre. Il5 maggio il Consiglio dei
ministri ha approvato alcune norme - contenute nel decreto Sviluppo -
tra cu iun piano triennale di immissioni in ruolo. Numeri molto più
bassi rispetto al fabbisogno. E non è affatto detto che Tremonti glielo
faccia fare
(da L'Unità di Fabio Luppino)
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