In risposta all'appello sul non far copiare agli esami...
Data: Domenica, 05 giugno 2011 ore 18:11:43 CEST
Argomento: Opinioni


Dopo aver letto l’appello di un gruppo di insegnanti (Gruppo di Firenze) sul “non fare più copiare gli studenti agli esami” anch’io desidero fare un appello ad una parte della classe docente: «Non fate più i Presidenti e i Commissari esterni agli esami». Naturalmente non mi riferisco al “Gruppo di Firenze” né ai tanti firmatari di cui condivido la maggior parte delle cose che hanno scritto, ma a un gruppo diffuso ben più pericoloso di quelli che fanno copiare. Infatti esistono diverse categorie di commissari che andrebbero studiate da psicologi, sociologi e forse anche da Superquark! Naturalmente – visto il tono della mia riflessione - scriverò solo di coloro che ritengo negativi, sicuro che vi sono tanti colleghi straordinari, attenti, preparati, responsabili e corretti! Purtroppo nelle commissioni se ne trova almeno uno che odia a priori la scuola in cui viene mandato e vuole dimostrare che non si studia, cosa che capita spesso nelle scuole paritarie; nelle scuole cattoliche, poi, c’è quello che è un mangiapreti o mangiasuore e quindi si scarica sui ragazzi. In entrambi i casi questi personaggi, che non meritano di essere chiamati docenti, gettano apertamente veleno e spesso davanti agli studenti stessi. Poi ci sono i commissari che devono far valere nulla i colleghi interni e anche questi lo fanno troppe volte dinanzi agli alunni. Nella classifica aggiungerei i frustrati, cioè coloro che scaricano i problemi familiari e della propria scuola contro i maturandi, facendo pesare tutto “il potere” che in realtà non hanno. Che dire degli incompetenti? Sono pericolosissimi perché vogliono dimostrare di essere più bravi dei ragazzi e quindi fanno di tutto per metterli in difficoltà. E ancora coloro che si ergono a difensori delle leggi e del rigore, mentre tengono in tasca i nomi dei raccomandati. Qualcuno penserà che scrivo queste cose per una cattiva esperienza vissuta e in fondo non sbaglia, ma non sono io il problema bensì gli studenti che vengono a contatto con loro, che incontrano non educatori ma nemici, che vivono un importante momento della propria vita come un incubo. Sì, scrivo così perché ho visto piangere e tremare molti miei alunni e non per una giusta emozione o paura, ma per la gestione penosa che una parte della commissione esterna ha tenuto. Non giustifico gli errori degli studenti e sono convinto che avrebbero dovuto far meglio, studiare di più e questo l’ho ripetuto costantemente, così come il problema non è neanche il risultato finale, poiché chi è in gamba riuscirà lo stesso nella vita. Mi prendo chiaramente le mie responsabilità come loro docente, infatti avrei potuto fare di meglio per prepararli, ma ci sono delle cose che non dipendono né da loro né da me: sono i pregiudizi sopra citati, sono l’ottusità e la vanagloria, l’incompetenza e la brama di gestire il potere almeno per qualche giorno. Un Presidente di commissione si è permesso di giudicare non l’esame del ragazzo, ma la persona, il tono della voce, il fatto che avesse idee diverse dalla sue, usando parole forti ed etichettandolo come “saputello”; una ragazza con una difficoltà fisica, che ha studiato con grandissima fatica, è stata definita una “gallinella” per la sua voce, della quale non importava il modo in cui fosse arrivata agli esami. Ho visto piangere e tremare di terrore i miei alunni, non lo meritavano per la storia personale e di classe, per le sofferenze che hanno sostenuto con coraggio e dignità per molti motivi nei cinque anni, ma la vita vera viene tenuta troppe volte fuori dalla scuola e dagli esami, per questo la scuola italiana in buona parte è penosa. Esami di maturità o di Stato? Di maturità non penso proprio, poiché non è quella che viene valutata né interessa ai commissari esterni, i quali tante volte dimostrano essi stessi di non averne.

Marco Pappalardo (Liceo “Don Bosco” – Catania)







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