Se i candidati non sanno argomentare, i commissari agli esami di stato non sanno colloquiare
Data: Venerdì, 03 giugno 2011 ore 22:05:10 CEST
Argomento: Redazione


La finalità del Colloquio, che segna la conclusione delle prove dell’esame di Stato per ogni Candidato, secondo l’art. 4 del regolamento (323/1998), è di evidenziare le conoscenze, competenze e capacità acquisite dal candidato. Il Colloquio, deve svolgersi alla presenza dell’intera commissione e in tre tempi. Ha inizio con un argomento scelto dal candidato, anche in forma multimediale.  Prosegue con la proposta di argomenti di interesse multidisciplinare proposti dalla commissione al candidato, con riferimento costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico realizzato l'ultimo anno di corso. Si conclude obbligatoriamente con la discussione degli elaborati relativi alle tre prove scritto- grafiche  di esame. Quanta confusione e approssimazione c’è ancora dopo una dozzina d’anni di questo tipo di esame! I ragazzi non sanno cosa come e cosa preparare, ma i docenti non abbiamo ancora capito lo “spirito” del nuovo esame di Stato.
Ad primum. A proposito della prima parte del Colloquio, l’annuale O.M. parla sempre di un argomento scelto dal Candidato, mai viene usato il termine “tesina” come fa la vulgata scolastica. I mass media poi, con banale approssimazione, continuano a chiamare “tesina” il frutto commerciale di un mondo di sottocultura che mette in vendita lavori scritti, belli e fatti (da chissà chi?), oppure scaricati dalla rete, spesso poco affidabile! E poi tutti preoccupati a ficcare, tra le plagiate carte, lo scibile dell’ultimo anno: sperando di poter risolvere così l’avvio del colloquio. Negli anni l’argomento di cui parla l’O.M. (trattato anche in forma multimediale) è diventato erroneamente una “tesina multidisciplinare”. Ma c’è un’abissale differenza tra l’aggettivo “multimediale” e il multidisciplinare ottenuto con improbabili astrusi collegamenti.  La multimedialità permettere ai candidati di dimostrare la familiarità con i nuovi strumenti tecnologici che certamente sanno usare molto meglio degli stessi insegnanti. L’argomento ben elaborato e preparato durante un tempo lungo, con l’aiuto anche di un docente tutor, meriterebbe veramente dignità di “tesina” monografica e monotematica presentata anche in forma scintillante e fantasmagorica con effetti speciali audiovisivi. L’interdisciplinarietà lasciamola ai ragazzini di terza media …
Ad secundum.  Il secondo atto del colloquio mette in difficoltà la capacità di presidenti e commissari a gestirne la prosecuzione. “Preponderante rilievo deve essere riservato alla prosecuzione del colloquio, che, in conformità dell'art. 1, capoverso art. 3-comma 4, della legge 11 gennaio 2007,n. 1, deve vertere su argomenti di interesse multidisciplinare proposti al candidato e con riferimento costante e rigoroso ai programmi e al lavoro didattico realizzato nella classe durante l'ultimo anno di corso. Gli argomenti possono essere introdotti mediante la proposta di un testo, di un documento, di un progetto o di altra questione di cui il candidato individua le componenti culturali, discutendole” (Art. 16,2 dell’O.M 42/2011). Sono quindi i commissari che  propongono argomenti, questa volta di interesse multidisciplinare. All’esame orale deve succedere ciò che gli insegnanti del superiore non facciamo mai. Siamo bravi e preparati, ma purtroppo chiusi come monadi all’interno della nostra disciplina, non abituati a proporre domande interdisciplinari. Chi assiste ai colloqui (perché è il momento aperto al pubblico di tutto il rito dell’esame) sente spesso:  “Hai finito questa materia, ora parliamo di quest’altra”. E così si celebra, da parte della commissione stessa, il rito del tradimento sia dello spirito che della forma del colloquio. E’ dal 2003 che, con un intervento a gamba tesa, l’allora ministro del MIUR Moratti ha “arricchito” il solito testo dell’O.M. con un aggettivo imponente come un pesante macigno che ha stabilito il rilievo “preponderante” di questa seconda parte, citando male  l’art. 4, c.5 del Regolamento: “ Il colloquio tende ad accertare la padronanza della lingua, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle nell'argomentazione e di discutere ed approfondire sotto vari profili i diversi argomenti. Esso si svolge su argomenti di interesse pluridisciplinare attinenti ai programmi e al lavoro didattico dell'ultimo anno di corso”. La Moratti, con abuso di ufficio, ha dato una sua personale interpretazione del DPR 323 ed ha imposto (mi ricorda Qualcun altro!) la preponderanza della seconda parte del colloquio. Questo aggettivo preponderale non era previsto dalla legge che regola l’esame di Stato e da successive modifiche decretali. E perché allora la Moratti ha messo un carico da dieci? Forse perché nei primi anni le commissioni risolvevano tutto l’esame con la trattazione della “tesina” super copiata dai candidati e non si teneva conto della preparazione su tutte le discipline nel suo complesso, saltando completamente questa seconda parte del colloquio? L’aggettivo i “preponderante” viene utilizzato ormai illegalmente per rendere ostica e snervante in modo esagerato la prova orale che dovrebbe essere un colloquio e un dialogo cultuale. Difatti  l’avvio degli argomenti può essere introdotto mediante la proposta di un testo, di un documento, di un progetto o di altra questione di cui il candidato individua le componenti culturali, discutendole. Non deve svolgersi una interrogazione generale e dettagliata sui programmi di tutte le materie dell’ultimo anno. Per questo c’è l’anno scolastico fatto seriamente e concluso con lo scrutinio di ammissione e il voto di sufficienza in tutte le discipline…
Ad tertium. La conclusione del colloquio prevede l’obbligo della discussione sui tre elaborati scritto-grafici. Questa ultima parte spesso è svolta in modo frettoloso e poco significativa. Negli anni ha perso di valenza ed è un rito frustrante. Ammesso infatti che nella discussione emergano elementi a favore dei candidati, il voto degli scritti è comunque fissato, registrato e già agli atti. Quindi se il candidato “vincesse” in questa discussione un certo vantaggio potrebbe averlo solo nel punteggio complessivo del colloquio. Ma… a proposito dei 30 punti/30 di colloquio spesso c’è da parte della commissione un falso in atto pubblico. Quante volte, a porte chiuse e prima dell’entrata in scena di un candidato, i commissari si chiedono: “Di quanti punti ha bisogno questo/a per arrivare almeno al 60?”. E succede che alunni con preparazione scadente prendono di più rispetto a colleghi molto più bravi e di cui non ci preoccupiamo troppo, con buona pace della giustizia e della legalità! Non lo facciamo solo per le pressioni e raccomandazioni. E’ solo che noi insegnanti non vogliamo avere rotture: tutti promossi. Se no scattano i ricorsi e non abbiamo i soldi per pagarci gli avvocati per i tribunali più o meno competenti. E poi quando dopo uno scrutinio ti consegnano candidati già “promossi” in tutte le materie, come ti permetti di non farli uscire col diploma in mano?
Buon colloquio a tutti!!!







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