Il bonus è un abuso, altro che un diritto.
Data: Venerdì, 03 giugno 2011 ore 06:28:03 CEST
Argomento: Opinioni


Lettere in redazione
Gentile redazione,
    tutte le polemiche sulla questione “pettine” e oggi sull’incredibile proposta del “bonus” mi sembrano frutto di una confusione su quello che è il concetto di diritto. Addirittura ho letto che il bonus deve essere un diritto di tutti per una sorta di par condicio rispetto a chi ha ottenuto il pettine.
    Bisogna fare un po’ di chiarezza. 
La nostra Costituzione dice che la Repubblica è fondata sul lavoro e non sui posti di lavoro. Cioè il lavoro inteso come ciò che dà dignità all’uomo, non lo stipendio e basta. Qui si fanno questioni di territorialità, in base a un diritto acquisito a seguito di una scelta di stabilità in un luogo. Il diritto, garantito dalla Costituzione, e per il quale i ricorsi pro pettine sono stati vinti, è quello che dà uguale dignità agli uomini, nella valutazione, nel merito e nella mobilità. E non va identificato con la mera opportunità di curare i propri interessi.

    Il pettine e l’annullamento delle code non nascono da un egoismo di presunti docenti di altre province (agli occhi leghisti: del Sud) che invadono altre province e “tolgono” posti di lavoro ad altri, già residenti. Il diritto sta nel lavoro come strumento di realizzazione. Certo, con questo non dico che il posto non sia importante per la propria stabilità economica e per la progettualità di vita, ma il lavoro e la mobilità garantiti dalla Costituzione sono diritti veri, il bonus non lo è, perché è principio di diseguaglianza. E se c’è chi rivendica la tutela di una scelta fatta nel 2007, avrebbe dovuto all’epoca, tanto per fare un esempio, rivendicare anche il diritto che si chiudessero le SSIS per evitare l'inserimento futuro di altri insegnanti in graduatoria con punteggi di servizio pregresso e titoli più alti? Si parla di diritto al bonus acquisito, perché iscritti ad una graduatoria in base alle regole vigenti nel 2007. Diritto acquisito? Di che si tratta? Di un usucapione delle cattedre? Non è un diritto, semmai è un interesse, legittimo e comprensibilissimo, ma pur sempre un interesse.
    Si potrebbe rispondere, allora, che proprio in virtù di un regolamento già vigente prima della Gelmini, le graduatorie erano state rinominate come “ad esaurimento” perché dovevano essere smaltite, ma il taglio epocale di questi anni bui (altro che “riforma” epocale!) ha annullato quel sistema già  problematico, trasformando le graduatorie provinciali in gabbie della disoccupazione, che furono malamente riparate col sistema delle code, cui poi ha fatto seguito il colpo di grazia del salvaprecari.
    Allora il bonus non è un diritto, è un abuso. E Pittoni è partito in quarta: 40 punti, ovvero tre anni di lavoro  o una decina di titoli (ammesso che possano essere valutati dieci titoli!). Si potrebbe invece congegnare una sorta di diritto di precedenza, a parità di punteggio, a chi ha maggiore anzianità in graduatoria, tanto per le immissioni in ruolo quanto per i contratti a tempo determinato. Altro non si può fare, perché partirebbe inizialmente come incostituzionale, già sconfitto.
    Il problema non è il pettine, ma il taglio operato dalla Gelmini, senza alcuno scrupolo né per i docenti che da anni lavorano nonostante tutte le difficoltà, né per gli alunni, dei quali si ritorna a parlare in maniera strumentale, abusando di espressioni come “continuità didattica”. Pare che questa sarà garantita dal bonus, come se non sapessero che il precario è un tappabuchi e che non ha neanche “diritto” a rivendicare la classe alla quale ha insegnato l’anno precedente!
    La lotta vera non è quella dei poveri che azzannano la preda, ma quella dei diritti veri, contro chi ci vuol mettere l’uno contro l’altro. Lottiamo per il lavoro, non per il posto.

Un docente di una graduatoria del Sud
che negli ultimi due anni ha lavorato "permanentemente" al Nord
galeon77@gmail.com 
Angelo Ciotola





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