Un anno di lotte contro la Gelmini raccolte in un volume
Data: Lunedì, 30 maggio 2011 ore 21:00:00 CEST
Argomento: Recensioni


''Senti che bel rumore. Un anno di lotte per l'università pubblica'' è il titolo di un libro, presentato oggi a Torino, che non vuol essere solo un "amarcord" di quanto accaduto quest'anno, ma continuare il dibattito per migliorare l'Università
Un anno dopo l’inizio delle proteste contro la riforma Gelmini, ricercatori e studenti hanno raccolto mesi di lotta nelle strade, nella aule e sui tetti in un volume: “Senti che bel rumore. Un anno di lotta per l’università pubblica” verrà presentato questo pomeriggio alle 17 nell’aula 38 di Palazzo Nuovo a Torino. Alla presentazione del volume, edito dalla neonata casa editrice Accademia University Press,  parteciperanno anche lo storico dell’università di Torino Giovanni De Luna e Alessandro Ferretti della Rete29aprile, che ha promosso l’iniziativa.                   
 «Il libro ha due funzioni, due obiettivi – spiega Bruno Maida, curatore del volume - uno è quello di essere una testimonianza di un anno in cui ricercatori, studenti e precari si sono opposti alla riforma Gelmini perché la ritengono dannosa al sistema dell’università e dell’istruzione pubblica. Ma non è soltanto “amarcord”, un modo per segnare la memoria di ciò che è accaduto, ma anche il tentativo di riflettere su quello che ci aspetta».Che non sia una nostalgica fotografia di quello che è avvenuto è chiaro anche dai titoli dei singoli saggi che compongono il volume. Si alternano i racconti dei mesi di protesta e le riflessioni sul futuro e sulla possibilità di continuare ad alimentare un dibattito sull’Università pubblica per intervenire anche dopo che la riforma Gelmini è diventata legge.

«Questo – continua Maida - sta avvenendo in parte attraverso la revisione degli statuti che le università stanno facendo e c’è il tentativo di limitare i danni di questa riforma. Credo che, al di là di aspettarsi un cambiamento politico che forse è l’unico che in una dimensione di tempo medio possa mettere da parte queste riforme e fare una vera riforma, i margini siano nelle stesse modalità con cui quest’anno ci si è mossi, ovvero la partecipazione pubblica, politica nel senso più alto del termine: quello che può veramente cambiare le cose è la capacità che hanno le persone che lavorano nell’università e i cittadini tutti di immaginare e di agire per un’università pubblica».     (da http://www.ustation.it)

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