Azione legale contro il ministero. Messa in mora la Gelmini
Data: Domenica, 29 maggio 2011 ore 12:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Dal 2004, venticinque scuole della provincia di Imperia hanno accumulato dallo Stato un credito di oltre 4 milioni di euro, ed ora hanno deciso di presentare il conto. Diffidando direttamente i ministeri dell’Istruzione e dell’Economia, nelle persone dei loro “rappresentanti legali pro tempore”. Ossia i ministri Maria Stella Gelmini e Giulio Tremonti.                        
 L’azione collettiva di recupero del credito attraverso la messa in mora dei due ministeri è partita venerdì sera dallo studio dell’avvocato sanremese Roberto Carfagno, cui si è affidata l’associazione “Facciamo scuola insieme”, che riunisce quasi 700 tra genitori, docenti e studenti (maggiorenni) delle venticinque scuole dell’Imperiese che hanno aderito all’iniziativa, raccogliendo oltre 5 mila euro per la copertura delle spese processuali. Non la parcella dell’avvocato Carfagno, però, che si è messo a disposizione dell’associazione pro bono.
«Alla fine del 2010, con riferimento quindi alla contabilità del 2009 - spiega il legale - le scuole aderenti hanno accumulato 4 milioni 15 mila 944 euro di residui attivi, salvo errori o eventuali erogazioni disposte mentre era in corso la preparazione della diffida, a partire cioè dal mese di gennaio 2011. Si tratta di somme maturate dal 2004, rendendo necessario l’intervento delle famiglie per contribuire al funzionamento degli istituti scolastici interessati, con versamenti in denaro e con forniture di carta per fotocopiatrici, toner, materiale di cancelleria e perfino la carta igienica». Contributo chiesto dagli istituti all’inizio di ogni anno scolastico. «A causa del mancato versamento dei crediti, al quale si sono aggiunti i tagli imposti dalla Riforma Gelmini - dicono Gianni Cappelletti e Maria Paola Rottino, rispettivamente rappresentante dei genitori del II circolo di Ventimiglia e insegnante della scuola media Sauro di Imperia - in questa provincia le scuole hanno potuto offrire minori servizi agli alunni. In regime di autonomia, infatti, una scuola può avere deciso, costretta dalle difficoltà economiche, di tagliare alcune attività didattiche, un’altra di rinunciare al materiale di consumo, un’altra ancora di rimandare il pagamento di ore aggiuntive, pagando i docenti con compensi mortificanti, nell’ordine dei 4 euro l’ora, in cambio di varie attività da parte loro». Un quadro desolante, al quale la messa in mora dei ministeri di Istruzione e Finanze cerca ora di mettere fine.
 
Il plico spedito dall’ufficio dell’avvocato Carfagno conta 1.200 allegati e pesa quasi 5 chili. I due ministeri hanno 90 giorni di tempo per rispondere alla diffida, trascorsi i quali l’associazione può ricorrere al Tar per chiedere la condanna della controparte.
«Se si fosse trattato di un privato - conclude l’avvocato Carfagno - avremmo fatto ricorso ad un decreto ingiuntivo. Il ministero ha preso precisi impegni economici nei confronti delle scuole: si tratta di denaro che serve alle esigenze primarie dell’insegnamento, tra cui, non va dimenticata, la garanzia delle condizioni di sicurezza delle stesse scuole, spesso disattese proprio per mancanza di fondi, ma richieste dalle stesse leggi dello Stato». (da http://www.ilsecoloxix.it)

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