Istat: Europa 2020, l'Italia arranca. Gravi deficit ricerca e scuola  
Data: Martedě, 24 maggio 2011 ore 07:50:38 CEST
Argomento: Sondaggi


L'Italia arranca sugli obiettivi da raggiungere per la ''Strategia Europa 2020'' sulle grandi direttrici politiche per stimolare lo sviluppo e l'occupazione. In nessuno degli standard prefissati il Belpaese brilla per attuazione, ma su due in particolare risulta piuttosto indietro: spesa in ricerca e sviluppo e abbandoni scolastici. E' quanto emerge dal ''Rapporto annuale sulla situazione del Paese nel 2010'' diffuso oggi dall'Istat.
Gli ambiti sui quali la Strategia fissa gli obiettivi e svolge il monitoraggio sono cinque: ricerca e sviluppo, con obiettivo di spesa pari al 3 per cento del Pil; capitale umano, fissando la riduzione degli abbandoni scolastici sotto la soglia del 10 per cento e l'incremento al 40 per cento della quota di popolazione tra i 30 e i 34 anni con istruzione universitaria o equivalente.

E ancora: occupazione, stabilendo per il 2020 un tasso del 75 per cento per la popolazione tra i 20 e i 64 anni; poverta' o esclusione sociale, con obiettivo dell'uscita da questa condizione di 20 milioni di persone; energia e ambiente, scegliendo come target la riduzione del 20 per cento delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, l'incremento al 20 per cento della quota delle fonti rinnovabili sul consumo finale interno lordo di energia e un miglioramento del 20 per cento dell'efficienza energetica.

Per la spesa in R&S, la Ue fissa l'obiettivo al 3 per cento del Pil, l'Italia a poco piu' della meta' (1,53).

L'attuale livello, 1,23 per cento nel 2008, colloca il nostro Paese in una posizione di media classifica nel ranking comunitario (media Ue pari a 1,92), ma la crescita dell'indicatore negli ultimi tre anni segnala una tendenza positiva di poco inferiore a quella della Germania e superiore a quella di Francia e Regno Unito. Anche relativamente alla composizione, non e' lontano il traguardo dei due terzi della spesa in R&S a carico delle imprese mentre il distacco dai partner europei e' in progressiva riduzione, grazie a un tasso medio annuo di crescita (in termini nominali) del 7,9 per cento della spesa sostenuta dalle imprese italiane.

A livello regionale, Piemonte e Lazio si collocano gia' al di sopra dell'obiettivo del Pnr per la spesa in R&S, mentre tutte le regioni del Mezzogiorno (con la positiva eccezione della Campania) sono sotto di oltre mezzo punto percentuale.

La situazione al Sud mostra la divergenza tra regioni che vedono anche decrescere nel tempo le risorse dedicate (in particolare Basilicata e Sardegna) e le positive tendenze all'incremento della Calabria (tasso di crescita medio annuo del 10 per cento tra il 2000 e il 2008) e, in misura piu' contenuta, della Campania e della Puglia.

Sul fronte del capitale umano, nella Strategia Europa 2020 il 40 per cento dei 30-34enni deve avere un'istruzione universitaria o equivalente. La media Ue e' pari al 32,2 e dieci paesi (tra i quali Francia e Regno Unito) hanno gia' superato il livello atteso. Il Pnr (Programma nazionale di riforma) fissa l'obiettivo per l'Italia tra il 26 e il 27 per cento, con un incremento atteso di circa 7 punti percentuali rispetto al valore attuale (19,8 per cento), in linea con la tendenza media degli ultimi 6 anni. In questo campo le differenze di genere appaiono consistenti a favore delle donne (24,2 per cento di laureate a fronte del 15,5 per cento dei coetanei 30-34enni) e anche la tendenza premia la componente femminile, con incrementi medi di poco inferiori al punto percentuale annuo (piu' del doppio della corrispondente tendenza per gli uomini). I differenziali territoriali sono accentuati, con le regioni del Centro nelle migliori posizioni (in Umbria, Marche e Lazio piu' di un giovane su quattro e' laureato) e quelle del Mezzogiorno nelle peggiori (particolarmente Puglia, Campania e Sicilia).

Anche Veneto e Friuli-Venezia Giulia si collocano al di sotto della media nazionale.

Infine, gli abbandoni scolastici. Nella Strategia Europa 2020 gli abbandoni scolastici prematuri (Esl) devono essere contenuti al di sotto della soglia del 10 per cento. Il fenomeno dei giovani (20-24 anni) che hanno abbandonato gli studi senza conseguire un diploma di scuola media superiore interessa tutti i paesi dell'Unione (media 14,4 per cento).

Sono forti le disparita' tra gli Stati che gia' hanno raggiunto o sono prossimi all'obiettivo (paesi del Nord Europa e molti tra quelli di piu' recente accesso) e alcuni paesi del Mediterraneo (Spagna, Portogallo e Malta), dove le quote di abbandono superano il 30 per cento. Quasi ovunque l'incidenza e' superiore tra i ragazzi rispetto alle ragazze.

In Italia il fenomeno degli Esl rimane consistente (18,8 per cento nel 2010), particolarmente tra i ragazzi (22,0 per cento contro il 15,4 delle ragazze). L'obiettivo fissato dal Pnr (15-16 per cento) non appare particolarmente ambizioso e non consente un avvicinamento deciso rispetto agli obiettivi comunitari.

Le differenze territoriali sono marcate: particolarmente grave la situazione della Sicilia, dove piu' di un quarto dei giovani lascia la scuola con al piu' la licenza media.

Percentuali superiori al 23 per cento si registrano anche in Sardegna, Puglia e Campania. Piu' in linea con il traguardo europeo del 2020 appare il Nord-est, con un tasso di abbandono scolastico intorno al 12 per cento nella provincia autonoma di Trento e in Friuli-Venezia Giulia. La tendenza alla riduzione degli Esl, piu' incisiva fino al 2007, mostra negli anni recenti un andamento stagnante. Le regioni del Mezzogiorno, pur partendo dai livelli piu' elevati, sono quelle che mostrano la maggiore il contrazione del fenomeno.(ASCA)

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