CIDI, Indagine sugli insegnanti italiani
Data: Sabato, 21 maggio 2011 ore 11:30:00 CEST Argomento: Sondaggi
Lunedì 23 maggio, alle ore 16, nella
libreria Amore e Psiche di Roma (via Santa Caterina da Siena, 61-
Piazza della Minerva, zona Pantheon) si svolgerà la presentazione del
dossier della rivista Insegnare "Indagine sugli insegnanti italiani-
valori costituzionali e comportamenti professionali".
Interverranno il giornalista Giuseppe Benedetti, responsabile rubrica
scuola di Left, e Carlo Palumbo, docente e coordinatore della ricerca;
le conclusioni saranno affidate al direttore di Insegnare, Mario Ambel,
mentre il dibattito sarà moderato da Irene Baratta, dell'associazione
culturale Amore e Psiche.
Il Dossier, in 112 pagine, raccoglie gli esiti di una ricerca
realizzata dal Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti che ha
coinvolto 53 scuole di tutta Italia (e di ogni ordine di scuola) e
circa 2400 insegnanti che hanno risposto ad un questionario di 40
domande; ha indagato le motivazioni e le disillusioni, le idee e i
comportamenti, i valori e le prospettive dei docenti in un momento
particolarmente delicato per la scuola e la società italiana.
Alcuni dati significativi
Perché si insegna. Il 53,1% insegna per realizzare una mia aspirazione
personale (53,1%) e il 41,1% per contribuire alla formazione dei
giovani (41,1%), ma più di un terzo esprime incertezza nel confermare
oggi la scelta di insegnare. I dubbi aumentano soprattutto con l’ordine
di istruzione: nella secondaria di II grado solo un insegnante su due
dichiara fermamente che rifarebbe la stessa scelta.
Insoddisfazione. La ricerca conferma i sintomi di una profonda
insoddisfazione per una professione che ha scarso riconoscimento
sociale (per il 69,4% del campione) e che è caratterizzata dalla
mancanza di una progressione economica (per il 52,7%). Gli insegnanti
puntano il dito anche su alcune trasformazioni della scuola: ben il 34%
del campione esprime ad esempio un giudizio negativo sull’autonomia
scolastica, ritenuta colpevole di aver trasformato la scuola in
un’azienda. Sempre rispetto all’autonomia scolastica, un numero analogo
di intervistati fa sentire la propria delusione, ritenendola
un’occasione perduta perché applicata male e senza risorse (per il
35,5%).
Funzioni della scuola pubblica. Per oltre l’82% degli intervistati, la
scuola ha tra le sue più importanti funzioni quella di educare ai
valori e alle regole della convivenza civile. Tale finalità ottiene un
ampio consenso e distacca nettamente altre importanti funzioni tra le
quali acquisire un metodo di apprendimento (54,1%) e acquisire
conoscenze e competenze disciplinari (51%). Poca rilevanza assumono,
invece, preparare e orientare a una professione (17,7%) e fornire
un’occasione di conoscere cose nuove (17%).
Ciò che si vorrebbe fare; ciò che si fa. Nel proprio lavoro di
insegnanti il campione afferma di privilegiare soprattutto un mix di
aspetti che comprendono potenziare le capacità individuali (58,8%),
realizzare l’integrazione di tutti gli alunni della classe (57,7%),
trasmettere conoscenze e competenze (56,2%). La maggioranza degli
intervistati afferma di riuscire soprattutto a trasmettere conoscenze e
competenze (64,6%); fornire una formazione culturale alta raccoglie, al
contrario, pochi consensi sia come aspetto da privilegiare (12%) sia
come ciò che si riesce effettivamente a realizzare in classe (4,5%).
Valori. Per la quasi totalità del campione, la scuola dovrebbe educare
soprattutto a rispettare le norme, all’importanza della cultura
(entrambi i valori per il 98.7% dei rispondenti dovrebbero essere
trasmessi “molto o abbastanza” dalla scuola) e alla libertà di pensiero
e di espressione (per il 98,5%), a insegnare il rispetto degli altri e
la loro integrazione (per il 98,5%). Seguono, di poco, l’uguaglianza
delle persone (98,0%), la solidarietà, l’impegno e il senso di
giustizia (per il 97,5%). Tra le mura scolastiche non si dovrebbero,
invece, insegnare il successo economico (per quasi due terzi degli
intervistati), e il rispetto e la difesa del nostro paese (la scuola
dovrebbe trasmetterlo “poco o per nulla” per circa il 12%
Valutazione. Serve poco a premiare chi studia e a punire chi non lo fa
(appena per il 5,8% del campione); la sua funzione è soprattutto quella
di verificare quali contenuti e quali competenze non sono adeguati e
vanno ripresi nella lezione (lo ritiene poco più del 60% degli
intervistati), ma anche a far comprendere agli allievi e alle famiglie
quali sono i miglioramenti e quali le carenze nello studio (60,9%) e a
individuare gli allievi più deboli sui quali intervenire con azioni di
recupero oppure quelli più meritevoli di approfondimento (58,5%).
Tra “essere” e “dover essere”. Per quanto concerne, invece, ciò che
effettivamente è trasmesso a scuola, i dati mostrano tutto sommato una
congruenza tra “dover essere” ed “essere”, anche se con percentuali che
denotano forse una efficacia inferiore alle attese: restano ai primi
posti la libertà di pensiero e di espressione (per il 77,7% degli
insegnanti intervistati la scuola la insegna “molto o abbastanza”),
l’uguaglianza delle persone (76,4%), il rispetto degli altri e la loro
integrazione (per il 73,5%), la solidarietà (68,4%), l’impegno (66,6%)
e il rispetto delle norme (66,7%) Sempre per oltre due terzi del
campione, la scuola oggi insegna il valore della pace (70,9%).
Le caratteristiche degli studenti. Il giudizio sugli studenti della
propria scuola appare piuttosto articolato. Per la maggioranza degli
insegnanti, l’arte di arrangiarsi è la caratteristica più diffusa tra
gli allievi (per il 73,9%). Seguono lo scarso senso civico (69%) e il
pressappochismo (68,5%). Si combinano con questi “difetti” valutazioni
più positive degli studenti: tra le principali qualità indicate si
segnalano la creatività (67,5%) e la solidarietà (65,9%). (da Pd)
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