Legge Gelmini bocciata dal 75% degli insegnanti Cisl
Data: Mercoledì, 11 maggio 2011 ore 09:14:16 CEST
Argomento: Comunicati


Lamentano paghe troppo basse, uno scarso riconoscimento sociale e la difficoltà di lavorare con strutture e mezzi inadeguati. Eppure, la maggioranza dei docenti si dice soddisfatta del proprio lavoro e dell'opportunità di rapportarsi ai giovani. Infatti, ben l'85% è "orgoglioso" di stare in cattedra, sicuro delle proprie capacità e pronto ad essere ''messa sotto esame''. Sono solo alcuni dati che emergono dalla ricerca ''Energie per il domani. La scuola italiana: valori e consapevolezza a servizio dei giovani e del Paese'' realizzato dall'Istituto di ricerche Swg per conto della Cisl Scuola e presentato a Roma in un incontro a cui hanno partecipato Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, Giuseppe De Rita del Censis, Pier Luigi Celli,il direttore generale della Luiss, Guido Carli e Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl.
L'indagine racconta chi sono gli insegnanti oggi, cosa pensano della politica e del sindacato, della riforma della scuola e della loro professione, cosa si aspettano dal futuro e quale contributo possono dare al sistema paese. Ne emerge un quadro di valori e di prospettive che, nonostante la crisi e le difficoltà, sfata tanti luoghi comuni che hanno finora viziato il dibattito sulla scuola italiana. Forte il senso di precarietà e il tema delle scarse retribuzioni sul livello di soddisfazione personale. Eppure, i docenti non mollano, anzi, testimoniano un forte senso di appartenenza, una fiducia di fondo che, nonostante tutto, non se ne va. Un altro dato significativo riguarda il giudizio (negativo) sulla riforma Gelmini. L'attesa riforma non ha trovato molti consensi tra gli insegnanti. Gli intervistati dichiarano un diffuso dissenso attribuendo un giudizio nettamente insufficiente. In particolare, a giudicare negativamente la riforma è il 75% degli intervistati. Il voto medio assegnato dagli insegnanti è un pesante 3,6 soprattutto se si pensa alle classi sempre più numerose (72%), ai tempi a dir poco stretti (59%) e alla reintroduzione del maestro unico nelle scuole primarie (54%). La riforma non convince perché riduce le spese senza porsi il problema di mantenere determinati standard di qualità formativa. (da http://www.corrierediaversaegiugliano.it)

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