Prof verso il boicottaggio: ''Quei test un´inutile schedatura''
Data: Lunedì, 09 maggio 2011 ore 08:48:58 CEST Argomento: Rassegna stampa
Al via tra le
polemiche le prove Invalsi 2011. Da domani mattina, per tre giorni,
oltre due milioni di bambini e studenti italiani saranno chiamati a
cimentarsi con i questionari di Lettura e Matematica predisposti
dall´Invalsi: l´Istituto nazionale per la valutazione del sistema
educativo di istruzione e formazione. L´obiettivo è quello di saggiare
il livello di preparazione degli alunni italiani in due aree
scandagliate anche dai test Ocse-Pisa che ci vedono tristemente nelle
zone basse della classifica internazionale. Ma su questa tornata di
Rilevazione degli apprendimenti incombe la protesta degli insegnanti e
di interi collegi dei docenti. Quest´anno, anche presidi, genitori e
studenti mostrano di non gradire troppo il "censimento" che passerà in
rassegna le competenze in Lettura e Matematica dei bambini delle
seconde e quinte elementari, dei ragazzini delle prime medie e, per la
prima volta, degli studenti del secondo anno delle scuole superiori: in
totale 2 milioni di alunni.
E alla fine potrebbero mancare all´appello parecchie delle 100 mila
classi italiane previste dall´indagine. Uno scontro di quelli duri che
ha richiesto l´intervento della ministra dell´Istruzione, Mariastella
Gelmini, che qualche giorno fa, nel corso di una presentazione, ha
fatto capire che non intende fermarsi. «Dall´anno prossimo - rilancia -
potremo applicare il test Invalsi anche all´esame di maturità».
Per comprendere i motivi di questa levata di scudi, lanciata dai Cobas
un paio di mesi fa, basta leggere uno dei tanti volantini che si
passano i docenti italiani in questi giorni. In dodici punti i comitati
di base della scuola spiegano perché bisognerebbe dire No alle prove
Invalsi, di cui mettono in discussione perfino la «scientificità» e la
«validità statistica». «Sono la premessa - spiega Piero Bernocchi,
portavoce nazionale dei Cobas - alla valutazione e gerarchizzazione
retributiva dei docenti, esasperano la competizione e non servono
neppure a migliorare la qualità della scuola». Inoltre, «le prove non
sono affatto anonime e permetteranno una tracciabilità delle
performance dai 7 anni in su: di fatto una schedatura delle competenze
di massa e prolungata nel tempo». Tutte motivazioni che hanno convinto
migliaia di insegnanti, visto che i collegi dei docenti che hanno
deliberato di boicottare le prove sono parecchi.
Del resto, l´impresa non era difficile. Da mesi si discute sulla
obbligatorietà o meno per i docenti di partecipare alla
somministrazione e alla successiva correzione dei questionari: mansione
che non rientra negli obblighi contrattuali dei docenti. Anche un
gruppo di presidi - Giancarlo Della Corte e Gian Pietro Demurtas,
entrambi di Cagliari, Roberto Cogoni di Oristano e Renata Puleo di Roma
- hanno deciso di rompere il ghiaccio, inviando una lettera-appello ai
colleghi perché «si astengano da iniziative unilaterali che non tengano
in conto della complessità della "macchina scuola", a scapito di un
dibattito serio e condiviso». Insomma, evitino di imporre le prove ai
docenti. Anche gli studenti promettono battaglia. Nella Capitale, il
gruppo studentesco Senzatregua, cui aderiscono diversi licei della
città, boicotterà le prove «disertandole o consegnando in bianco».
(di Salvo Intravaia da La Repubblica)
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