I sindacati gialli contrattano la norma blocca-processi. Graduatorie: per il giudice amministrativo esiste il solo pettine dal 2008
Data: Sabato, 07 maggio 2011 ore 15:25:43 CEST Argomento: Sindacati
Per cercare di arrestare
i risarcimenti danni a favore dei precari. Rivendicano il merito
nell’azione di Governo, attaccano l’opposizione e sono lodati dal
Ministro del lavoro e del Miur per aver sostenuto una politica
incentrata sui tagli al settore dell’istruzione, sul blocco degli
stipendi e delle elezioni
RSU.
Bella coerenza: da una parte, certi sindacati la cui rappresentatività
negli ultimi due anni è stata garantita dal ministro della Funzione
pubblica (datore di lavoro) hanno invitato i precari a ricorrere nei
tribunali del lavoro per non perdere preziose tessere al fine di
chiederne la stabilizzazione, seguendo l’iniziativa dell’Anief;
dall’altra, danno il loro placet alla norma del Decreto di sviluppo
economico che vorrebbe disapplicare la normativa comunitaria in tema di
stabilizzazione del personale a tempo determinato in cambio della
copertura di neanche la metà dei posti vacanti e disponibili.
Vergogna: qui risiedono le motivazione della crisi del sindacato.
Già, perché i precari inseriti nelle graduatorie sono più di 250.000 di
cui almeno 108.000 di essi, oggi, potrebbero essere stabilizzati sui
posti vacanti e disponibili, altro che 67.000 immissioni.
Vadano tutti a rivedersi i conti.
Il Governo, di contro, in cambio del nuovo piano di assunzioni che
dovrebbe completare, in ritardo di due anni, quanto già previsto da una
legge del 2006, ottiene il via libera da parte degli stessi sindacati
alla norma che, nel Decreto sullo sviluppo economico, dovrebbe bloccare
nelle sue intenzioni i risarcimenti danni e le conversioni dei
contratti disposti dai giudici a favore dei precari della scuola con
tre anni di contratto.
Strano che questi sindacati in dieci anni si siano ricordati soltanto
nel gennaio scorso che esisteva una norma comunitaria che prevedeva la
stabilizzazione dei precari e, sempre strano, che oggi si dimentichino
di denunciare l’illegittimità della norma blocca-processi introdotta
nel decreto di cui rivendicano la primogenitura, che sarà facilmente
stralciata dalla Consulta o dalla Corte di giustizia europea, già
pronunciatesi in casi analoghi (sentenza n. 168/01 della Corte
costituzionale, sentenza della Grande Sezione del 4.7.2006, causa
C-212/04 Adelener).
Anief continua per la sua strada, con coerenza e giustizia, dalla parte
dei lavoratori della scuola e cercherà di garantire a tutti quei
precari utilizzati ogni anno in maniera sistematica dallo Stato per il
funzionamento della Scuola il diritto all’immissione in ruolo, al di là
dei proclami o delle finzioni del drammaturgo di turno.
Nel frattempo, chiederemo ai parlamentari di modificare un testo che
viola palesemente la nostra costituzione e la direttiva comunitaria
nella speranza di ritardare l’esito scontato del contenzioso: già,
perché i giudici potranno sempre disapplicare la nuova normativa se
ritenuta illegittima. (da Anief)
Graduatorie: per il giudice
amministrativo esiste il solo pettine dal 2008
Anief chiarisce gli interrogativi posti da un segretario generale di un
sindacato giallo della Scuola in merito all’udienza del 3 marzo scorso
sulla questione coda-pettine.
E’ incredibile come alcuni sindacalisti che contrattano la vita dei
lavoratori grazie al beneplacito del datore di lavoro, arrivando,
persino a rinunciare alla potestà di contrattare per loro conto,
vogliano dare lezioni di diritto in piazza nel celebrare i processi non
già, come sarebbe doveroso, nelle aule giudiziarie, ma con comunicati
stampa trasudanti rancore. L'avvilente prassi di attaccare o intimidire
gli organi giudiziari a mezzo stampa, invero, è ben nota nella cronaca
politica del nostro Paese. Occorre, purtroppo, farsene una ragione.
E tuttavia, se qualcuno di essi lo ritenesse opportuno, gli avvocati
dell'ANIEF sarebbero ben lieti di svelare l'arcano processuale oggetto
dei loro interrogativi. In privato, s’intende, sempre che le decine di
avvocati degli stessi sindacati, dei contro-interessati e dello Stato
non gli diano prima la risposta. Sarebbe questa una gradita occasione
per commentare insieme il testo della sentenza definitiva del Consiglio
di Stato n. 2486 del 27 aprile 2011 sul tema decidendum. Una sentenza
che, evidentemente, sarà sfuggita agli interroganti.
Durante l’incontro, infine, questi sindacalisti potrebbero rispondere
ad una domanda che da tempo circola nel mondo della scuola: chi ha
avuto la brillante idea di suggerire al MIUR "l'eccentrica" soluzione
delle tre code per evitare una sentenza degli stessi giudici del Tar
Lazio già pronunciata nel lontano 2008? Ma forse si tratterebbe di una
domanda troppo imbarazzante.
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