Prof supplenti, tutti contro tutti così si è arrivati al pasticcio precari
Data: Martedì, 03 maggio 2011 ore 09:50:45 CEST Argomento: Rassegna stampa
Dalle scelte dei governi
democristiani alla riorganizzazione che si credeva definitiva del
ministro Fioroni. Poi la Gelmini blocca tutto e i tagli della manovra
Tremonti fanno il resto. Così tutti i protagonisti in attesa di un
posto si sentono defraudati, partono i ricorsi e le sentenze di
annullamento dei provvedimenti. E ora il governo tenta di varare un
difficile
compromesso.
Il pasticcio del governo sulle graduatorie dei supplenti ha scatenato
la guerra di tutti contro tutti. Migliaia di ricorsi e intervento dei
giudici amministrativi, prima, e costituzionali, dopo. Sindacati contro
sindacati, supplenti contro supplenti e politici a difesa dei propri
elettorati, a prescindere dai partiti di appartenenza. E adesso si
spettano le ultime mosse del governo, che non mancheranno di suscitare
altre polemiche. Qualsiasi intervento scontenterà comunque una parte.
Ma come si è arrivati a questa guerra senza esclusione di colpi?
Il precariato della scuola "moderno" ha una quarantina d'anni. Fu il
democristiano Franco Maria Malfatti, nel 1974, a varare il decreto che
istituì il cosiddetto "doppio canale". A palazzo Chigi, per la quinta
volta, era salito Mariano Rumor. Il decreto 416 stabiliva che per
accedere al ruolo, oltre che attraverso il concorso a cattedre, si
poteva partecipare anche al concorso per soli titoli. Il requisito
essenziale, oltre al diploma o alla laurea e all'abilitazione
all'insegnamento, per accedere alla graduatoria provinciale era quello
di avere insegnato nella scuola statale per almeno due anni scolastici,
che successivamente diventarono 360 giorni.
Era dunque sufficiente avere prestato servizio un paio d'anni da
precario per accedere ad una graduatoria che garantiva il ruolo,
bastava sapere aspettare qualche anno. Ma le graduatorie del concorso
per soli titoli duravano fino all'indizione della selezione successiva.
E nel 1999, l'allora ministro della Pubblica istruzione, Luigi
Berlinguer, le trasformò in graduatorie "permanenti".
Così nel 2007, accompagnato da un piano di 150 mila immissioni in
ruolo, l'allora ministro Fioroni trasforma le graduatorie permanenti in
graduatorie ad esaurimento, consentendo per l'ultima volta -
nell'aggiornamento per gli anni il 2007/2009 - il trasferimento di
provincia. Fu allora che migliaia di precari meridionali, con punteggi
record, decisero di trasferirsi, dalle graduatorie delle regioni
settentrionali, nuovamente al Sud. Il piano di immissioni in ruolo
varato dal governo Prodi garantiva anche i precari delle affollate
liste del meridione. Ma una parte decise comunque di rimanere al Nord:
sarebbero entrati di ruolo prima con i punteggi accumulati in quegli
anni.
Quando a viale Trastevere si trasferì Mariastella Gelmini, nel 2008, il
mega-piano di assunzioni venne bloccato così come, nell'aggiornamento
delle graduatorie per gli anni 2009/2011, il trasferimento di
provincia. Di conseguenza, le graduatorie di merito del Sud rimasero
ingolfate e quelle del Nord semivuote. E per evitare che rimanessero
centinaia di cattedre vuote vennero inventate le graduatorie "di coda":
ogni precario poté scegliere altre tre province dove essere inserito in
coda.
Nel frattempo - nel triennio 2009/2011 - la scuola è stata oggetto
della cura Tremonti-Gelmini che ha fatto sparire 87 mila cattedre, il
53 per cento delle quali nelle 8 regioni meridionali, accentuando il
divario Nord-Sud in termini di possibilità di lavorare. E due mesi fa,
dopo migliaia di ricorsi al Tar Lazio, la Corte costituzionale ha
dichiarato illegittime le graduatorie di coda, un provvedimento che ha
scatenato la guerra tra precari. I supplenti meridionali rimasti al
Nord per "scelta di vita", con punteggi ormai adeguati all'immissione
in ruolo, in caso di riapertura delle graduatorie, temono di essere
scavalcati dai colleghi meridionali che decidessero di ritornare al
Nord. Mentre i colleghi settentrionali, con punteggi molto bassi, hanno
la certezza di non vedere un posto per i prossimi anni.
Anche il sindacato si è spaccato: l'Anief, la neonata organizzazione
che ha promosso i ricorsi al Tar Lazio e determinato il terremoto
causato dal pronunciamento dei giudici della Consulta, canta vittoria.
Mentre tutti gli altri sindacati, più cauti perché consapevoli della
complessità del fenomeno, per allentare la tensione chiedono immissioni
in ruolo su tutti i posti vacanti: 30 mila circa. Ma anche un tavolo di
confronto col governo per affrontare in maniera definitiva il problema
del precariato della scuola.
Intanto, per evitare di aggirare la sentenza della Corte, l'unica via
possibile per l'aggiornamento 2011/2013 sembra quella di consentire
nuovamente lo spostamento di provincia: una sola a scelta del
supplente. E a questo punto, entra in campo anche la politica, con
posizioni diverse e non sempre legate alle coalizioni del momento. Per
il Pd e l'Italia dei valori, anche con l'inserimento in graduatoria "a
pettine" prospettato dall'esecutivo, il problema del precariato "resta
irrisolto". Mentre un gruppo bipartisan di 61 deputati - quasi tutti
meridionali - decide di muoversi in maniera autonoma e intima al
ministro Gelmini di investire il Parlamento della vicenda. Così la
Lega, che caldeggia l'idea di un blocco delle graduatorie, rimane
isolata. Un vero pasticcio all'italiana.
(di Salvo Intravaia da Repubblica.it)
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