Insegnamento di una materia in una lingua straniera-Tanta richiesta e poca offerta di formazione.
Data: Giovedì, 28 aprile 2011 ore 07:52:21 CEST
Argomento: Sindacati


Ammontano a circa 12.000 le domande presentate, circa  8.000 da docenti di ruolo e 4.000 dai non di ruolo, per la frequenza di  corsi di diverso livello in cui acquisire l’idoneità ad insegnare la propria disciplina in una lingua straniera secondo la metodologia CLIL
Introdotta dal riordino per tutte le quinte classi dell’istruzione liceale che seguiranno tra qualche anno il nuovo ordinamento, e già diffuso in numerose scuole di secondo grado, anche tecnici e professionali,  in forma di arricchimento dell’offerta formativa, la metodologia molto complessa prevede che i contenuti disciplinari ed i diversi temi ad essi afferenti siano padroneggiati dagli studenti in una lingua straniera in cui necessariamente le lezioni dovranno essere svolte.           Dopo l’acquisizione delle domande, il Miur ha avviato la procedura  organizzativa per attivare le circa 80 classi di 25 /30 corsisti ciascuna, di cui trentasette  d’inglese, nove  di francese due di spagnolo  e due di tedesco e le restanti trenta per la sola metodologia. Per  poco più di 2.000 corsisti in tutto. Il problema che si pone è quello della loro selezione.
Per la Uil è condivisibile il criterio fondato sulla competenza certificata dai certificatori accreditati,  a partire dal livello “metodologico” per chi si colloca sul C1  e sul C2, quindi per il passaggio dal livello  B2 e B1 al C1. Ulteriori criteri da adottare riguardano l’anzianità di servizio dei docenti escludendo la prossimità al fine carriera, per il breve lasso di spendibilità del titolo, ma occorre considerare situazioni specifiche quali quella dei conversatori di  lingua,  la collocazione in una classe di concorso in soprannumero, il possesso di una sola abilitazione per chi intende riconvertirsi, prima di chi ne possiede più di  una ed ha quindi altre possibilità di ricollocazione.
Il sindacato chiede l’applicazione delle misure di accompagnamento esistenti, orari di insegnamento flessibili, permessi per le 150 ore, rimborsi spese viaggio.
Da valutare positivamente l’alto numero delle adesioni dei docenti nonostante il notevole impegno che l’idoneità richiede oltre al rimettersi in gioco per un obiettivo di  modernizzazione del sistema, a fronte di reiterati indirizzi dell’Unione Europea. Meno positivo, ancora una volta, il riparto di risorse a favore della formazione in servizio del personale scolastico che richiederebbe, nella fase di trasformazione avviata dal riordino dei cicli,  investimenti  più consistenti e migliore utilizzo di quelli già stanziati.
Va affrontata infine la questione delle speculazioni a danno del personale, soprattutto precario, costretto ancora una volta a rincorrere miraggi di mantenimento delle  posizioni acquisite, a proprie spese, e spesso con pochissime prospettive di stabilizzazione.
   (da UilScuola)

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