Funzioni strumentali e processi di innovazione. Aprire una riflessione
Data: Giovedì, 28 aprile 2011 ore 07:47:55 CEST
Argomento: Sindacati


La decisione di incontrare referenti territoriali per le funzioni strumentali, segnalati dai segretari regionali, parte dalla esigenza  di avviare una prima riflessione sulla opportunità / necessità di attualizzare  il ruolo e le attività delle funzioni nel quadro delineato dagli interventi normativi sul primo e sul secondo ciclo. La presenza trasversale delle funzioni strumentali  in tutte le scuole, la complessità organizzativa in continuo aumento a fronte di una riduzione complessiva di risorse professionali che riversa sulle scuole e sui docenti problemi  di organizzazione delle diverse attività, ed il dibattito sempre attuale sulla differenziazione  in cui potrebbe articolarsi il profilo professionale dei docenti  costituiscono uno spazio di confronto ricco di spunti di riflessione. Il confronto è realizzato per procedere alla messa a punto di una più ampia iniziativa di coinvolgimento da realizzarsi nel mese di  ottobre 2011 quando le scuole affrontano concretamente la procedura di individuazione degli incarichi e dei compiti ad essi connessi nei collegi dei docenti.
Le regioni rappresentate nel primo incontro sono: Lazio, Puglia, Marche, Veneto, Calabria, Sicilia. Francesca Severa ha partecipato ai lavori in rappresentanza dell’Irase Nazionale.
LE PROPOSTE
Valutazione generale
L’introduzione delle funzioni strumentali  dall’anno scolastico 1999/2000 ha positivamente colto l’obiettivo di favorire la gestione della complessità organizzativa determinata dall’autonomia scolastica; a questa sono collegate infatti  diverse attività organizzative scaturite dai piani dell’offerta formativa orientati al rafforzamento della identità di ciascuna istituzione scolastica rispetto alla pluralità delle istituzioni culturali più o meno formalizzate del territorio. Valore aggiunto a sostegno della operatività del collegio dei docenti ed espressione della sua peculiarità tecnico pedagogica, le funzioni strumentali hanno ricevuto nella fase di avvio una  utile proposta di articolazione in  aree di intervento  capace di lasciare alle scuole spazi di interpretazione  quanto più possibile coerenti con il profilo formativo prescelto. Tali spazi si sono ulteriormente arricchiti  a seguito della liberalizzazione avviata dal CCNL del 2007 che ha accentuato la responsabilità diretta della scuola sia per definire obiettivi, livelli di impegno, criteri di attribuzione ed ha affidato  alle RSU  una  maggiore responsabilizzazione nel valutare le condizioni operative e poter definire retribuzioni proporzionate alle aspettative, alla disponibilità delle risorse,  ai carichi di lavoro.
Aree e macroaree
L’individuazione di macroaree può ridurre la frammentazione cui le Funzioni sono sottoposte a seguito della liberalizzazione. Pur lasciando alle scuole le necessarie valutazioni anche in relazione  alle dimensioni strutturali (numero allievi, numero docenti, numero e tipologia degli indirizzi e dei settori,  struttura amministrativa del territorio,  numero delle sezioni staccate ecc.ecc.) potrebbero essere prefigurati tre ambiti:
• cura delle attività progettuale didattica interna, di raccordo con le attività di autovalutazione di istituto e di valutazione di sistema, ( rilevazione degli apprendimenti, indagini nazionali e internazionali), a tale ambito potrebbe far capo anche il docente incaricato dell’ interfaccia con l’INVALSI;
• cura delle attività di sviluppo professionale dei docenti, formazione, aggiornamento, tutoraggio ecc.;
• area delle attività di collegamento con il territorio, per il coordinamento della progettualità didattica integrata.
• L’individuazione  delle macroaree non esclude che ad una stessa area siano assegnate più di una figura con una differenziazione dell’incarico articolato in base alle esigenze.
I rapporti interni
- Rispetto al rapporto con lo staff dirigenziale  vanno superate le commistioni tra i  ruoli dei due diversi organismi; la situazione oscilla tra due estremi:  totale delega alle  funzioni strumentali della rappresentanza della scuola nelle interlocuzioni con l’amministrazione  e con le altre scuole, in un ruolo di supplenza su questioni strutturali come organici, handicap ecc. che crea confusione,  ovvero vaghezza  di impegni ed attività non ben delineata rispetto allo staffa. In altri casi invece le funzioni sono parte integrante dello staff della dirigenza e contribuiscono ad  orientare indirizzi e governo dell’istituzione.
- Naturalmente la differenza è generata da altri due fattori: lo stile della dirigenza scolastica ed il clima professionale interno al collegio dei docenti che deve, per alcuni versi, maturare pienamente in termini di consapevolezza ed identità autonome e poteri conferiti.
- I rapporti tra i diversi organi ed articolazioni del collegio  sono influenzati dallo stile di dirigenza, se invasivo infatti è in molti casi anch’esso motivo di fuga dall’incarico, di sminuizione della funzione, e, spesso, di confusione nella gestione.
- Nel caso del secondo grado, vista la prima fase di attuazione del riordino non è ancora possibile valutare l’impatto che l’introduzione di nuovi organismi, quali il Comitato tecnico scientifico per il rapporto tra offerta formativa e mondo del lavoro, e dei dipartimenti del collegio genera sulla articolazione delle funzioni e la loro attività in merito ad ambiti di azioni ed effetti che si prevedono come di forte intreccio.
Durata
- Una impostazione su mandato che oltrepassi la durata del singolo anno scolastico, una volta che siano definiti organici di scuola su base pluriennale,  darebbe  maggiore respiro al raggiungimento degli obiettivi ed eviterebbe la burocratizzazione delle procedure di reincarico;
-  Va evitata la rifondazione annuale radicale del POF; la sua attuazione necessita di tempi più lunghi di un solo anno scolastico: la durata del mandato delle funzioni potrebbe essere correlata  ai tempi di attuazione del POF rispetto a periodi di validità diversa da quella annuale.
Procedure
L’individuazione  dei docenti destinatari dell’incarico dovrebbe seguire in modo più coerente le diverse fasi di definizione del POF:
Gennaio - assi portanti dell’offerta (indirizzi  settori e tipologia di attività per il secondo grado), offerta oraria, aggregazioni operative ed altro per il primo.
Giugno - definizione opzioni formative/revisione validità macroaree di riferimento.  Settembre – a organico certo- livello di dettaglio. Primo collegio avvio macchina di individuazione, in modo da rendere immediatamente operativo ed efficace il lavoro delle funzioni rispetto allo start up didattico e pedagogico, particolarmente per le attività di accoglienza di nuovi alunni, di orientamento/ri-orientamento ecc.
-  tale passaggio può essere  semplificato nei casi di conferma dell’incarico ad uno stesso docente, mentre vanno tenuti sotto controllo i tempi per l’individuazione di un nuovo incaricato. Va evitato il periodo di vacanza dal primo collegio al momento della nuova assegnazione, fase dell’anno in cui anche per il collegio è importante avere funzioni attive.
 - L’assegnazione dell’incarico potrebbe avvenire anche sulla base della presentazione di un programma di azioni da parte del docente che  presenta la sua candidatura.
- Vanno snellite sia la rendicontazione collegiale, che la  conferma dell’incarico a chi lo ha già ricoperto  proficuamente (poco noto  risulta l’intervento di semplificazione realizzato con l’ultimo contratto.
- in merito alla informazione finale alla collegio si rileva la diffusione di due diverse opzioni, la prima affida direttamente al docente incaricato la presentazione dell’attività, la seconda  preferisce  lasciare al dirigente scolastico l’illustrazione di tale attività, previa predisposizione della relazione da parte del docente incaricato, all’interno delle più generali attività  del collegio finale. 
Criteri retributivi
È vero che la retribuzione ha carattere forfettario e che l’introduzione del cedolino unico offre maggiori garanzie rispetto ai tempi di riscossione, ma restano alcuni  problemi:
- va evitato che la liberalizzazione  determini una frammentazione degli incarichi parcellizzando le risorse e disperdendo in una eccessiva pluralità di ambiti una gestione del POF che deve comunque mantenere caratteri di unitarietà e coerenza;
- la mancata indicizzazione delle quote aggiuntive al FIS finalizzate è una delle cause di fuga dalla funzione, anche in considerazione della maggiore complessità rispetto ai profili definiti nella prima ora; esiste poca corrispondenza tra impegno richiesto per svolgere  con serietà l’attività ed il beneficio economico correlato;
- si evidenzia la criticità derivante dall’assegnazione di una stessa funzione  a più di un docente; criticità da sconsigliare al momento  l’adozione di una tale soluzione da parte dei collegi.
Formazione
La formazione è ritenuta necessaria e da recuperare, come opportunità anche  all’interno dei piani di formazione di scuole singole o in rete.
Va affrontato il problema della trasmissione  delle competenze acquisite nel passaggio dell’incarico da un docente all’altro; come possibile soluzione potrebbe essere prevista una fase di primo affiancamento nei confronti del docente neo incaricato.
Sotto il profilo del trasferimento del patrimonio professionale va recuperato il ruolo del documentarista che raccoglie e rende disponibili, ad esempio,  le relazioni conclusive delle funzioni, archivia e riposiziona la documentazione  acquisita e prodotta  a vario titolo.    
La disponibilità di documentazione inerente le attività proprie delle F. S. costituisce un utile data base per la formazione dei docenti incaricati e di docenti che aspirino all’incarico.
Prospettive
I  regolamenti di riordino dell’istruzione, le modifiche ordinamentali  ed il  forte bisogno di potenziamento dell’autonomia orientano  verso un profilo consolidabile delle  funzioni per dare respiro ai problemi ed alle opportunità che questa ha aperto promuovendo la cultura dell’organizzazione, sviluppando abilità differenziate in risposta alla specificità del contesto scolastico, curvando su esigenze che  possano raccordare la singola scuola con le esigenze di modernizzazione complessiva.
Restano valide le premesse di contesto definite nella prima ora - articolazione della funzione docente in seno al collegio in attesa della definizione di figure di sistema e parallela alla individuazione di una differenziazione retributiva connessa al merito nella esplicazione della funzione didattica e metodologica di pregio riconosciuto.
Nel caso di recupero di quegli istituti contrattuali lo svolgimento dell’incarico potrebbe costituire titolo per l’accesso alla figure di sistema, in ottica di supporto all’innovazione.  In tal senso utili esperienze appaiono quelle di coordinamento tra funzioni strumentali di scuole consorziate o in  rete  che evidenziano  un ulteriore problema di gestione della  complessità con grandi carichi di lavoro che si aggiungono a quelli già grandi  della singola scuola. Nel caso di rete, con un organico fluido assegnato, sarebbe utile sperimentare una o più  F. S. di coordinamento con parziale esonero dall’insegnamento. 
Rispetto all’ innovazione  inoltre in una delle macroaree andrebbe ripensata la questione di un referente per le nuove tecnologie, per una connotazione sempre più marcatamente tecnico pratica del POF, accentuata dai regolamenti di riordino. L’utilizzo di nuove tecnologie  didattiche dovrebbe risultare funzionale al miglioramento della qualità dell’offerta con  una riduzione degli impegni dei docenti anche grazie al coordinamento della pluralità di figure afferenti all’area tecnica:  responsabile dell’ufficio tecnico, assistenti tecnici, insegnanti tecnico pratici ecc. per il secondo ciclo.
(da UilScuola)

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