''Genitori non scoraggiate i figli, provate a rafforzare il loro Io''
Data: Lunedì, 25 aprile 2011 ore 11:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
La psicologa: «Le
punizioni servono con i bambini piccoli, ma non con gli adolescenti»
Professoressa Silvia Vegetti Finzi, lei insegna psicologia dinamica
all'Università di Pavia ed è una delle più importanti psicologhe
italiane: facciamo un elenco dei comportamenti dei genitori per
ottenere buoni risultati scolastici dai figli. Prima leva: la
punizione. Serve?
«Soltanto quando i bambini sono piccoli, vanno alle elementari o nella
scuola media inferiori. Quando crescono, il ricatto (punizione o
premio) funziona poco o niente».
E il metodo sergente dei marines? «Sei un buono a nulla, mi devi
dimostrare che vali»?
«Dire a un ragazzo che è un incapace non lo stimola a far meglio, lo
deprime e basta. Dirgli: “La concorrenza è spietata, ci sarà posto
soltanto per pochi, perciò studia e dai il massimo” non ha senso per un
adolescente, troppo occupato nella costruzione di sé».
Poi ci sono quelli che elogiano sempre i figli, a dispetto dei
risultati.
«Le lodi fanno bene, ma non devono essere esagerate, specialmente se
non sono realistiche. Creano illusioni. E i ragazzi lo capiscono
benissimo».
C'è un problema di autostima?
«I ragazzi sono più fragili e soli. L'autostima dipende dal padre e si
consolida nel tempo. I genitori devono allearsi con la parte positiva
dell'io dei figli: questo li rafforzerà».
Ma c'è un sistema per far venire voglia di studiare a chi non ce l'ha?
«I risultati migliori li hanno i figli degli insegnanti. Significa che
molto dipende dal clima familiare. Se un ragazzo capisce che studiare è
utile per costruire la sua autonomia, passare due ore al giorno sui
libri non gli sembrerà così terribile».
Da non dire
Minacciare
«Se non studi, niente uscite il sabato sera e niente paghetta per due
mesi»
Promettere
«Se studi ti compro la moto e ti pago il viaggio con gli amici»
Lodare eccessivamente
«Sei così brillante, intelligente, non ha quasi bisogno di studiare!»
Svalutare
«Sei un incapace, resterai per sempre un fallito»
Caricare di responsabilità
«Mi aspetto il massimo. Non mi devi deludere»
Da dire
Parlare
«Ho visto che la scuola non va bene. C'è qualcosa che non va?»
Incoraggiare l'impegno
«Apprezzo i tuoi sforzi. Mi fido che farai del tuo meglio»
Aiutare l'autostima
«Questa materia è difficile, ma perché pensi di non farcela? Datti una
possibilità»
Far leva sul talento
«Sei bravissimo a giocare a scacchi (alla playstation, o altro...):
puoi usare le stesse capacità a scuola»
Fare da specchio
«Hai molte buone qualità, sei creativo, hai intuizione, hai più
possibilità di quelle che credi» (da La Stampa)
redazione@aetnanet.org
|
|