Insegnamento dell’inglese: un bluff per mascherare lo scempio nella primaria
Data: Giovedì, 21 aprile 2011 ore 19:00:00 CEST
Argomento: Sindacati


Il problema sta nel manico. E il manico è il taglio degli organici.
Solo nella primaria, 9.200  vogliono ancora tagliarne (ma forse il Ministro li chiamerebbe  “minori spese”, chissà).
Noi abbiamo ben presente che alla luce dei ricorsi che abbiamo vinto al Tar tutta la procedura  per la determinazione degli organici è nulla. Ma per il momento il MIUR  tira avanti per la sua strada, ovvero: via 4700 specialisti!, che rientrano  nel rango di insegnanti “ordinari”, specializzati.  Naturalmente d’ora in poi  le ore di inglese rientrano nell’orario settimanale assegnato: 27 o 40 o 30 ore, non una  di  più per gli alunni, e, soprattutto,  non sia mai che si mantenga qualche compresenza!
In questo modo, non si riesce a coprire il fabbisogno di ore di insegnamento dell’inglese. C’è quindi una contraddizione tra i tagli agli organici e il diritto ad usufruire dell’insegnamento della lingua straniera nella scuola primaria. Contraddizione che rende illegittima l’eliminazione della figura dell’insegnante specialista.      
 Il MIUR era consapevole delle conseguenze del taglio epocale e già l’anno scorso ha lanciato la “Prosecuzione del Piano di formazione” in modo da formare i maestri e le maestre ancora sprovvisti di titolo e farne degli specializzati. Si deve trattare davvero di un  “Piano miracoloso” visto che, dopo solo 50 ore di corso (di cui 20 on line), si può  insegnare inglese nelle classi prime e seconde già nel corrente anno scolastico. Abbiamo denunciato tutto ciò.
Specialisti clandestini?
Ma altri guasti si stanno producendo. A fronte dell’ulteriore taglio negli organici assegnati, spesso si cerca  di assicurare l’insegnamento dell’inglese spalmando l’orario settimanale dei docenti specializzati su più classi, magari facendogli insegnare solo inglese. Lo specialista, fatto uscire dalla porta, rientrerebbe così, clandestinamente, dalla finestra, ma solo dopo una riduzione complessiva del tempo scuola (in Veneto l’USR lo chiama “riequilibrio!”).   A sostegno di questa opzione, taluni USR hanno invocato lo schema di decreto interministeriale. Tale schema di decreto ha valore nullo non essendo ancora stato emanato.
Il fatto è che c’è una contraddizione insanabile tra la norma che impone l’insegnamento della lingua inglese e le necessità di bilancio. Chi ci perde sono i bambini e gli insegnanti. Anche sull’inglese che doveva essere uno degli elementi qualificanti della cosiddetta nuova scuola (vi ricordate le tre I?)  si smantella  la qualità e, sostanzialmente, non si assicura un importante insegnamento.
Nel frattempo, come procede il Piano miracoloso?
Le ultime informazioni fornite dal MIUR risalgono a novembre e ci dicono che: circa 500 docenti tra quelli che avevano iniziato i corsi hanno abbandonato e ben 3.699 si sono limitati a iscriversi alla piattaforma.
Le ragioni di questa situazione, che certo non si configura come un grande successo per l’Amministrazione, cominciano a delinearsi non appena si guardi alla cosa un po’ più da vicino.
Innanzitutto vi sono state diffuse forzature. L’ossessione dell’obbligatorietà ha fatto sì che maestre e maestri talvolta alle soglie del pensionamento sono stati forzati ad iscriversi ai corsi. Altri si sono ritrovati a dover frequentare corsi in sedi lontane dal proprio domicilio con relativi forti oneri dovuti ai  costi e ai tempi degli spostamenti. Altri ancora alla fine della prima tranche del corso non hanno raggiunto gli obiettivi previsti o hanno scoperto una idiosincrasia per l’inglese…
Vogliamo ribadire con forza che
1. La FLC ritiene l’obbligatorietà illegittima  poiché il CCNL all’art 64, comma 1 definisce  la partecipazione ad attività di formazione e di aggiornamento come un diritto e quindi non un obbligo. L’iscrizione ai corsi deve perciò avvenire su base volontaria. Restiamo peraltro convinti che basterebbe applicare i criteri enucleati dall’ANSAS per risolvere gran parte dei problemi collegati all’individuazione dei partecipanti ai corsi.
2. Quanto al rimborso delle spese di viaggio, ricordiamo che il comma 3 dell’art 64 del CCNL recita:  Il personale che partecipa ai corsi di formazione organizzati dall'amministrazione a livello centrale o periferico o dalle istituzioni scolastiche è considerato in servizio a tutti gli effetti. Qualora i corsi si svolgano fuori sede, la partecipazione ad essi comporta il rimborso delle spese di viaggio.
3. Utilizzo degli insegnanti:  Il docente specializzato non può venir trasformato suo malgrado in una sorta di “specialista clandestino” perciò l’obbligo di insegnare inglese vale  solo per le  classi assegnate, come afferma anche la circolare sugli organici.
Su questi aspetti, la FLC tutelerà da tutti i punti di vista  il personale anche attivando le procedure vertenziali del caso.  
Al MIUR rinnoviamo la richiesta di un incontro, a questo punto più che urgente, per affrontare le criticità relative all’insegnamento dell’inglese nella scuola primaria.     (da Flc-Cgil)

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