Nuovo credito d'imposta al 90 per cento
Data: Giovedì, 21 aprile 2011 ore 01:00:00 CEST
Argomento: Rassegna stampa


Un nuovo bonus fiscale fino al 90% per sostenere i progetti di ricerca nelle università. Il ministro dell'Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, rilancia e studia una misura del tutto nuova per convincere i privati a investire nella ricerca: due voci di costo, uno totalmente deducibile e un altro, quasi fosse un premio per chi sostiene gli atenei che fanno innovazione, da utilizzare come credito d'imposta.
A confermare l'arrivo dello strumento agevolativo, ma senza scoprire ancora tutte le carte, è stato lo stesso Tremonti, rispondendo ieri sera in audizione a Palazzo Madama sul documento di economia e finanza 2011 (Def) alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato.
Il nuovo credito d'imposta arriverà con quella che Tremonti ha definito la settimana scorsa l'azione di sviluppo e che si tradurrà in un decreto legge nella prima decade di maggio. Quasi certamente il tetto dello sgravio sarà fissato al 90% e la durata spalmata su più anni. A differenza del voucher fiscale previsto dalla legge di stabilità e limitato al solo 2011. Uno strumento, quest'ultimo, che aspetta di essere attuato.                   
 La norma di fine anno prevedeva un decreto interministeriale (Economia, Sviluppo economico e Università) con cui si dovevano fissare le modalità di accesso al credito d'imposta, i requisiti dei soggetti ammessi e la misura del beneficio riconosciuto agli investitori privati.
Sul piatto ci sono oggi 100 milioni di euro che potranno essere spesi fino al 31 dicembre 2011. Dal confronto con gli altri ministeri si era arrivati a formulare più di un'ipotesi per rendere operativo il voucher: dalla divisione 40 e 60% tra piccole e grandi imprese poi sostituita con un credito d'imposta pari al 50% dell'investimento.
Alla voce agevolazioni per la ricerca il decreto sviluppo potrebbe non esaurirsi nel solo credito d'imposta. Del corposo pacchetto di proposte, che i tecnici di viale Trastevere hanno fatto pervenire nei giorni scorsi ai loro colleghi di via XX Settembre, fa parte anche la richiesta di istituire un «contratto di programma di ricerca strategico». Una versione riveduta e corretta dell'accordo di programma che consenta di dialogare, da un lato, con gli enti locali e gli altri ministeri e, dall'altro, con il mondo delle imprese.
Ma come auspicato dallo stesso ministro Mariastella Gelmini il sostegno allo sviluppo passerà anche dalle semplificazioni. Del gruppo fa parte innanzitutto la proposta di riportare a sette anni, almeno per le risorse in conto capitale in tema di ricerca, i termini per far scattare la perenzione. Rialzando così quell'asticella che la Finanziaria del 2008 ha abbassato invece a tre anni.
Tra le misure agognate dal Miur c'è poi la possibilità che, in presenza di progetti destinati a università ed enti di ricerca l'anticipo delle risorse possa arrivare al 100 per cento. Al tempo stesso viene espresso l'auspicio di rinviare a un momento successivo alcuni adempimenti oggi considerati propedeutici all'aggiudicazione (ad esempio i sopralluoghi nella sede operativa). Trasformando così la verifica dei requisiti da una condizione sospensiva del finanziamento a una risolutiva, tale cioè da far scattare la revoca dei fondi in caso di esito negativo degli accertamenti. Infine, della lista dei "desiderata" compilata dall'Istruzione fa parte anche la richiesta che, in casi di urgenza, la valutazione dei progetti di ricerca industriale sia affidata non a un apposito comitato tecnico-scientifico, bensì agli enti di ricerca. è chiaro, nel rispetto dei rispettivi ambiti di competenza. (da IlSole24Ore)

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